Non consulenze ma incarichi professionali. La somma di 920 mila euro, debito accumulato nel corso degli anni dal Cstp e segnalato anche nel piano concordatario alla voce “professionisti”, non è ascrivibile alle consulenze di cui si è avvalsa la società ma agli incarichi affidati ai legali per sostenere azioni giudiziarie. Si tratta, insomma, di parcelle pagate ad avvocati per rappresentare il Cstp in varie aule di tribunale. A precisare che il Cstp non si avvale di consulenti esterni dagli onorari d’oro è il presidente del collegio dei liquidatori, Mario Santocchio, che all’indomani dell’incontro con i sindacati sul tema proprio delle consulenze afferma che «la nostra azienda non ha affidato alcuna consulenza d’oro. La nostra gestione è stata sempre ed è tuttora improntata sul principio della trasparenza e sui criteri del risparmio e del contenimento dei costi. E’ vero che le spese legali rappresentano una voce imponente del nostro bilancio, ma è un dato inevitabile per un’azienda costretta a costituirsi in giudizio per una serie di contenziosi, alcuni avviati dai nostri stessi dipendenti» – tiene a specificare il vertice Cstp. La spesa maggiore è stata quella sostenuta per il contenzioso con la Regione Campania (quello da cui poi la società di trasporto è riuscita ad ottenere 5 milioni di euro), durato diversi anni e che ha richiesto il coinvolgimento di professionisti specializzati, ricorda Santocchio, «la maggior parte dei quali nominati dal mio predecessore (l’ex presidente Franco D’Acunto, ndr)». Insomma, il Cstp, dice Santocchio, queste spese ha dovuto necessariamente sostenerle per cause di forza maggiore.
Fermo restando che si tratta di incarichi professionali, quasi un milione di euro resta una somma piuttosto importante, soprattutto per un’azienda che vive un momento di difficoltà come il Cstp. Un momento di difficoltà che, allo stato, sta riversando tutti i propri effetti su utenti e lavoratori. A proposito di questi ultimi, c’è da ricordare che alla fine di aprile scadrà il primo quadrimestre di decurtazione del 7% in busta paga, approvato con il referendum dello scorso 4 gennaio, come gesto di responsabilità da parte del personale per contribuire al salvataggio del Cstp. Alla decurtazione dello stipendio da parte dei dipendenti dell’azienda, sarebbe dovuta corrispondere una serie di razionalizzazioni e risparmi da parte della società di cui, allo stato, non si ha traccia. Le indiscrezioni riguardanti i dati negativi relativi al bilancio di esercizio dei primi tre mesi dell’anno (la perdita d’esercizio ammonterebbe per il primo trimestre a 700 mila euro e causata dalla mancata fatturazione di un milione e 300 mila km in virtù del vetusto parco macchine) indispettiscono e preoccupano i lavoratori che, al gioco al massacro che li sta interessando, non ci stanno più. Quando, alla fine del mese di aprile, si tireranno le somme e, probabilmente, sarà chiesto ai dipendenti di prorogare il proprio sacrificio economico, non è certo che accetteranno di continuare a pagare lo scotto di una situazione nata non per colpa loro.
6 aprile 2013