A De Luca non dovevano commissariare il partito regionale - Le Cronache
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A De Luca non dovevano commissariare il partito regionale

A De Luca non dovevano commissariare il partito regionale

di Salvatore Memoli
A De Luca non dovevano commissariare il partito regionale. Chi lo conosce può dire che cura le sue cose con un attaccamento viscerale, le protegge e preferisce correggerle da solo. Perché ha le capacità di guardarle anche con l’occhio di chi sa valutarne le cose negative! Mettersi in guerra con De Luca, come già ebbi modo dire all’inizio della nuova segreteria PD, non era la chiave del successo della Shlein. Ora è passato qualche tempo e il divario tra i due si è acuito in modo sensibile. La segretaria porta avanti la sua impostazione movimentista del partito, vuole accreditarlo come un soggetto politico libero da tutto e in condizione di esprimere una linea politica di opposizione a prescindere, in grado di leggere il Paese come se il Pd sia stato sempre all’opposizione. Dimentica che il PD è un partito di vaste dimensioni elettorali con una storia di governo di grandi processi della vita del nostro Paese e con una vocazione al governo degli Enti locali che è diffusa e massiccia. Nelle Regioni il PD detta la linea di governo reale, guida la vita di grandi comunità italiane che rappresentano la maggioranza del Paese. La Shlein non ha vita facile quando si scontra con le sue realtà di riferimento delle Autonomie Locali anche perchè sono guidate da uomini di partito che hanno lunga militanza e riconosciuta esperienza di governo.
Le polemiche nella vita di qualsiasi partito non portano da nessuna parte, nel PD sono decisamente contrarie alla storia monolitica del partito dei lavoratori che ha sempre vissuto all’interno con assoluta discrezione le diversità. Tuttavia, nelle scelte della Shlein, decisamente contro De Luca, c’è un duplice rilievo negativo. De Luca non è un qualsiasi militante e uno dei Governatori regionali, Vincenzo De Luca è l’altra parte del partito, l’opposizione alla linea della segretaria. Le decisioni della Shlein devono essere misurate, pensate e rispettose della dialettica politica, altrimenti saranno autoritarie e antidemocratiche. De Luca non ha sostenuto la segreteria della Schlein tuttavia ne sopporta un provvedimento forte come il commissariamento del partito in Regione Campania. Provvedimento che vuole minare un avversario, ridurlo e vietargli la terza candidatura in Regione su un presupposto di scontro personale che ha tutta l’aria di fronteggiare tutti i mali di un partito che vuole essere popolare a metà e che quando gli conviene diventa elitario, snob e rincorre le farfalle.
De Luca è una realtà elettorale consistente che merita rispetto però non si capisce in questo momento la linea strategica delle scelte del Governatore della Campania. Girare l’Italia, avere passaggi televisivi in tutti i salotti e le trasmissione maggiormente seguiti dagli italiani con un libro anti segreteria PD, cioè anti Schlein, non si capisce a cosa serva. Se De Luca si candida ad azzerare la segreteria attuale deve farci capire se si candida alla guida del Partito o se sostiene un cartello che sostituirà tutto e tutti. Altrimenti quello che fa è privo di logica, oleografico, celebrativo e per niente fluido nella dialettica politica del partito.
Che farà De Luca da grande? Si sta autocelebrando per passare alla storia della comunicazione come un catalizzatore di simpatie e di consensi oppure sta suonando la carica di un nuovo ordine che guiderà il partito nel prossimo futuro?
In ogni caso De Luca deve ricordare che le corde non si tirano all’infinito e che la comunicazione ha tempi contingentati.
Quello che vale oggi potrà non essere attuale domani.
La Schlein non ha grandi risorse manageriali ma appartiene a quel non-sense che piace più di qualsiasi determinata volontà dei leader che a volte spaventa, mette paura e crea riserve in tanta gente.
È l’ora di De Luca se cerca la sua ora politica, altrimenti sarà il suo canto del cigno con tanto di controcanto della comicità crozziana.