Questa sera, alle ore 20, il sipario del teatro Verdi si leverà sulla banda della Polizia di Stato, diretta dal Maestro Maurizio Billi , che ospiterà il Premio Paganini
Di Olga Chieffi
A Salerno, finalmente dopo quattro anni, ritorna una banda militare nazionale in concerto, anzi due. Ricordiamo la performance che nel 2019 chiuse il raduno della Marina Militare in città a piazza della Concordia, mentre il teatro Verdi fu aperto per il concerto della banda dell’Arma dei Carabinieri nel 2011 e tempo prima la formazione musicale delle Fiamme Gialle, era sempre presente ai festeggiamenti del suo Patrono, San Matteo. Stasera, alle ore 20, il sipario del teatro Verdi si leverà sulla banda della Polizia di Stato, diretta dal Maestro Maurizio Billi, che avrà quale special guest il violinista Giuseppe Gibboni, benemerito del corpo, mentre preannunciamo che il 28 di ottobre, il teatro Augusteo ospiterà il concerto della Banda nazionale dell’Aeronautica Militare, a mia memoria un debutto in città, diretta da un cilentano, nonché gemma del nostro Conservatorio, il Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano. Qualcuno potrebbe chiedersi come sia possibile che i fiati possano incontrare il violino del premio Paganini. Se i fiati vengono intesi secondo i dettami della scuola salernitana di questi strumenti, in particolare clarinetti e sassofoni, è possibile, poiché il fiato diverrà arco e il violino di Giuseppe “respirerà” con loro, creando un climax sonoro d’inaudita magia. La leggendaria scuola di musica dell’Istituto Umberto I è sempre stata proficuo serbatoio di strumentisti per tutte le formazioni militari e sfornò anche uno dei direttori della Banda della Polizia Antonio Imparato, e uno dei clarinetti di questa formazione che ascolteremo, stasera è Calogero Gambardella, che “giocherà” in casa. Sarà il Questore di Salerno Giancarlo Conticchio a fare gli onori di casa, unitamente alla presidenza della Camera di Commercio e alla direzione del Teatro Verdi. Il concerto verrà inaugurato dalla Cuban Ouverture di George Gershwin, una pagina ricca di colori, raffinata e complessa, ispirata da una vacanza che Gershwin trascorse all’Avana nel febbraio del 1932; offerti dagli strumenti tipici cubani: claves, güiro, maracas, bongos, posizionati davanti all’orchestra, “proprio di fronte al direttore”, per essere protagonisti ed esprimere con le loro sonorità l’essenza della musica cubana. L’Ouverture incorpora il coro della canzone Échale Salsita, grande successo di Ignacio Piñeiro, brani tradizionali tra cui La Paloma. Quindi un quartetto di clarinetti con The Musketeers di Oscar Navarro, si eleverà sulla banda per questa pagina ispirata a I tre moschettieri di Alexandre Dumas.L’opera è divisa in 4 sezioni: la prima è “Tutti per uno uno per tutti” che presenta D’Artagnan e i tre moschettieri, con musica epica e grandiosa apre la partitura, presentandoci ciascuno dei moschettieri, rappresentando addirittura una dimostrazione delle abilità di D’Artagnan e dei suoi tre compagni.
Si continua con Luigi XIII, sezione molto più calma e solenne che evoca i suoni del palazzo e la maestosità del benevolo re, sezione è intrisa di toni signorili con l’utilizzo di motivi tratti dalla prima sezione dell’opera, ma questa volta con uno spirito più solenne e pacato, Si passerà quindi al mistero oscuro del cardinale Richelieu, un inno al male e agli aspetti negativi dei poteri ecclesiastici. L’ultima sezione del pezzo lascia una porta aperta alle avventure e all’immaginazione. Dopo questa sezione che descrive i personaggi principali, la musica prende una piega molto più vigorosa e avventurosa. Il brano di sortita di Giuseppe Gibboni, sarà la Méditation dalla Thais di Jules Massenet, quell’oasi di pace che fa da Intermezzo in un’opera dai forti contrasti. Giuseppe proseguirà con il leitmotive struggente, nostalgico, con cui John Williams lascia alla bellezza della musica, alla sua semplicità, il messaggio, affinchè nulla si ripeta, nulla si dimentichi e tutto si trasmetta. La banda donerà ancora due numeri con la danza e il Waltz di Dmitrij Shostakovich, dalla Jazz Suite n.2, che ci catapulterà nel mondo dell’orchestrina, con le ancheggianti armonie e l’insinuante tema carico d’ironia, nella sua visione disincantata e spietatamente critica. Giuseppe Gibboni saluterà, invece, il suo pubblico con il terzo movimento, Rondò “La Campanella” , Andantino dal Secondo Concerto in Si Minore op.7 di Niccolò Paganini che ha dato il nome al Concerto e che è stato rielaborato da Liszt, da Busoni e da tanti altri compositori, grandi e piccoli. È caratterizzato dalla presenza in orchestra d’un campanello, che suona durante i “tutti” e soprattutto dialoga col solista, in una sorta di botta e risposta, in cui gli armonici del violino gareggiano coi suoi argentei tintinnii. Quest’effetto originale ed incantevole viene proposto nei tre refrain, interrotti da due couplet, dando vita a una parata di spunti virtuosistici, non privi d’una loro eleganza. Il programma ufficiale si concluderà con il quadro del trionfo di Radamès dall’Aida di Verdi, tra trombe egizie e sbrillucichii di ottoni.