Dopo vent’anni per la prima volta la “Mensa dei poveri San Francesco” chiude una settimana durante il mese agosto. Non è una vacanza, ma una forma di protesta. Da lunedì scorso e fino al prossimo 18 agosto la mensa resterà chiusa per assenza di aiuti da parte dell’amministrazione. Esiguo il contributo annuo che il Comune di Salerno elargisce alla centralissima mensa per i meno fortunati: tremila euro. Certo, quello di agosto è un mese durante il quale in molti si allontanano per potersi godere le vacanze, fra questi anche i benefattori che contribuiscono alla riuscita della mensa e i fornitori dai quali si servono i dipendenti per poter portare avanti il progetto attivo da vent’anni. Ad oggi però i poveri sono aumentati, e non basta la buona volontà dei donatori a saziare la fame di chi si appresta quotidianamente a mangiare lì, alla mensa san Francesco. Tra i bisognosi che si rivolgono all’associazione si contano adesso le nuove vittime salernitane della crisi, coloro che non riescono più a rientrare nei conti del proprio bilancio familiare per colpa della bufera economica che ha messo in ginocchio diverse famiglie e purtroppo Salerno non si sottrae a questa ondata di malessere. Aumenta, quindi, a dismisura l’affluenza alla mensa tirata su e portata avanti con dedizione e caparbietà da Mario Conte. Lui, tra un tegame ed un altro, nel quale – insieme agli altri volontari cucina, quotidianamente, prepara pasti caldi per chi ne ha bisogno, ancora una volta lancia un appello all’amministrazione con la richiesta di essere ricordati, e soprattutto di mettere in atto quelle promesse fatte un tempo. È un progetto che funziona e che dovrebbe e potrebbe funzionare ancora meglio, ma adesso pare siano tutti con l’acqua alla gola ed anche un’associazione ventennale come quella della Mensa di san Francesco talvolta stenta a fare andare le cose nel modo giusto, nonostante l’impegno e gli sforzi profusi. «C’è un bilancio sempre passivo – spiega Mario Conte – Fortunatamente la Caritas ci fornisce acqua, gas, luce e vettovaglie. C’è un’estrema povertà e una donazione di tremila euro annui andava bene per l’affluenza di prima, oggi non basta più». Parole che sono il frutto di quanto vissuto nei primi otto mesi del 2014, su cui ha gravato anche un calo della generosità dovuto a situazioni economiche meno floride rispetto al passato. «Se prima c’era più generosità grazie ad un maggiore benessere dei cittadini, adesso, giustamente, si guarda prima ad arricchire le proprie tavole, ed è difficile riuscire donare qualcosa anche alla mensa dei poveri, perché soldi non ci sono per nessuno». Conte, inoltre, fa presente che il numero di pasti che vengono preparati quotidianamente sono spesso più di duecento: «Siamo in difficoltà, avremmo bisogno di un aiuto da parte dell’amministrazione per il mantenimento delle spese perché da soli non ce la facciamo e vorremmo dar la possibilità ai nostri sempre più numerosi ospiti di mangiare anche qualcosa di più salutare, come una fetta di carne. Per questo siamo costretti a chiudere una settimana ad agosto. Non di certo per le vacanze – che non ci siamo mai concessi – bensì per lanciare un messaggio, un grido di aiuto per poterci muovere nelle spese in modo più agevole e senza doverci sentire necessariamente con l’acqua alla gola e senza la sicurezza di riuscire ad andare avanti. Il nostro dispiacere però è sempre per coloro che dall’undici al diciotto recandosi qui troverà questa mensa chiusa». Francesca D’Elia
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