di Antonio Manzo
Si chiama Ambongo Besung, è arcivescovo a Kinshasa in Congo. Cappuccino con la porpora cardinalizia. Classe 1960, è il terzo cardinale più giovane del Collegio Cardinalizio ed è anche un membro del G9, il ristretto gruppo di cardinali che aiuta e consiglia il Papa nel suo lavoro.
Si trova in Italia per partecipare al Concistoro del 30 settembre prossimo ed ha còlto al volo l’occasione di poter raggiungere Eboli per presiedere la celebrazione della Messa nel giorno di ricorrenza dei Santi Medici Cosma e Damiano. Per lui è stato un ritorno nella città della festa perché, da giovane frate cappuccino, studiò anche al convento di Eboli. E’ diventato uomo simbolo del processo di africanizzazione del Chiesa del Terzo Millennio., Con le nomina al cardinalato di Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, Eugenio Dal Corso, vescovo emerito di Benguela (Angola) e Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat (questi ultimi, unici due non originari del continente), sale a 29 il numero di vescovi africani nominati cardinali.
In poco più di sei anni, il Papa ha creato tredici cardinali africani: un numero molto vicino a quello raggiunto dai suoi due predecessori in 35 anni (16). Conferma così la visione di una Chiesa «in uscita» il cui asse centrale è sempre più spostato verso le aree periferiche verso il mondo “ospedale da campo” che intende curare papa Francesco con il suo messaggio di attenzione verso regioni del mondo ai margini che è tutto in queste nomine.
Eminenza Ambongo Besung lei parteciperà al prossimo, importante Sinodo dei vescovi. Con quale spirito e quali idee un cardinale africano partecipa a questi lavori?
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Ad Addis Abeba si è tenuta a marzo scorso l’assemblea continentale dei vescovi africani per un documento finale in vista del Sinodo. Perché avete scelto la definizione di voler creare una Chiesa- famiglia e non una Chiesa-tenda capace di accogliere?
Perché il popolo africano è una famiglia che è colpita dalle guerre, dalle lotte etniche, dall’intolleranza religiosa, dal terrorismo e da tutte le forme di conflitto. Con attenzione e angoscia questo dramma il popolo il popolo africano ha reagito a questi drammi con spirito comunitario per la famiglia, della solidarietà, della inclusione e della convivialità. La tenda è uno strumento che può accogliere ma può anche degenerare nella sua tenuta per la espansività del tessuto con un danno per l’accoglienza.>
Con quale spirito fronteggerete il dibattito dei lavori sinodali?
È un orientamento del Papa che va ben al di là del Continente africano. Francesco vuole che la composizione del Collegio cardinalizio che rifletta la realtà della Chiesa che sta cambiando rapidamente. Il centro non è più l’Europa o l’Occidente. In termini di praticanti e fedeli, di vitalità della vita di fede, l’asse si è ormai spostato decisamente verso il Sud del mondo e il Collegio è sempre più composto da rappresentanti di quelle aree. L’Africa, poi, è sempre nel cuore del Papa, specialmente il mio Paese, il Sud Sudan, il Centrafrica e tanti altri».
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I congolesi hanno sognato anche l’indipendenza?
Per i congolesi dell’epoca sognare l’indipendenza significava sognare di occupare i posti dei bianchi, sedersi sugli scranni dei bianchi, godere dei vantaggi riservati ai bianchi e non agli indigeni dell’epoca.. Si cerca di accedere al potere non per rendere servizio a coloro che si trovano sotto la propria responsabilità ma per avere i privilegi dei bianchi. Ma questi, mentre erano seduti sulle loro sedie, non se la spassavano e basta. Lavoravano anche. Comprendevano il senso del loro lavoro. Noi invece abbiamo messo da parte l’idea del servizio da rendere agli altri e abbiamo posto l’accento sul piacere>.
E’ d’accordo sul matrimonio ai preti?
Cosa consiste l’’accusa di clericalismo di Papa Francesco?
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Ordinerebbe la donna-prete?
Nel Sinodo compariranno anche posizioni sulla sessualità, sul gender…