Il carisma dei Münchner Philarmoniker - Le Cronache
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Il carisma dei Münchner Philarmoniker

Il carisma dei Münchner Philarmoniker

Domani sera, alle ore 20, sul Belvedere di Villa Rufolo, l’evento sinfonico della LXXI edizione del Ravello Festival: la storica formazione diretta da Andrés Orozco-Estrada presenterà un programma romantico con solista il pianista Lukas Sternath

Di Olga Chieffi

7 settembre 1993, ore 12: Vittorio Ambrosio e Paolo Isotta fanno anticamera sullo scalone del Duomo di Salerno, in attesa di essere ricevuti dall’Arcivescovo Gerardo Pierro, il quale ha negato l’atrio del duomo all’organizzazione del Salerno Festival, in programma dal 7 al 17 settembre, edizione in cui sul podio avrebbe dovuto salire, alla direzione dei suoi Münchner Philarmoniker, Sergiu Celibidache, per l’esecuzione dell’incompiuta di Franz Schubert e della Pastorale di Ludwig Van Beethoven. Causa, di questo assassinio nella cattedrale, l’imminenza dei festeggiamenti per San Matteo. Il giorno successivo, dopo non essere stati ammesso a colloquio unitamente all’ideatore e direttore artistico del Festival, l’editoriale di Paolo Isotta sulla “prima” del Corriere della Sera: “Il maestro e il sagrato proibito”, che chiude con “Per Monsignor Pierro, fra Sergiu Celibidache e i Filarmonici di Monaco e la banda di Coperchia, suo paese natale, col suo maestro, non c’è differenza”. Eravamo lì, quella mattina caldissima di settembre, ad osservare il bagno di umiltà e pazienza dei nostri maestri, la loro impari sfida all’ignoranza, la loro sottomissione unicamente alla Musica e, a trent’anni da quel vergognoso rifiuto, domani, alle ore 20, saremo sul Belvedere di Villa Rufolo, che ospiterà  i Münchner Philarmoniker diretti da Andrés Orozco-Estrada. Wagner e dintorni per questa iconica formazione, che principierà il suo programma con l’ouverture del Tannhäuser, pagina che non si limita a introdurre nel clima drammatico e musicale dell’opera, ma ne descrive i conflitti fondamentali quali si manifesteranno poi, nella vicenda e, soprattutto nell’animo del protagonista, combattuto fra le tentazioni dei piaceri carnali rappresentati da Venere e il puro amore spirituale idealizzato nel personaggio di Elisabetta. I Filarmonici di Monaco avranno, quindi, quale ospite, il pianista Lukas Sternath, il quale interpreterà il Concerto per pianoforte in la minore, op.16 di Edvard Grieg, suo unico concerto per strumento solista e orchestra, una delle sue prime composizioni importanti; che propone temi cari al romanticismo, eleganti, nei quali il compositore norvegese evoca i toni delle ballate popolari da lui tanto amate. Il concerto viene composto nel 1868 durante un soggiorno a Søllerød in Danimarca; Grieg, da ottimo pianista, scrive facilmente e di getto la parte per il solista, mentre l’orchestrazione, non essendo ancora esperto, richiede numerose revisioni prima di giungere alla stesura definitiva, in ciò aiutato anche da Liszt. La partitura si distingue per la freschezza delle idee musicali e per l’eleganza della orchestrazione, articolata secondo il personalissimo stile di Grieg, ma in cui non si può fare a meno di pensare al grande pianismo di Chopin, Schumann e Liszt, che non toglie nulla alla personalità creatrice del compositore, che sa benissimo come esprimere il proprio mondo interiore. Una dolce serenità melodica caratterizza il primo movimento, ma è soprattutto il tema dell’Adagio, affidato all’orchestra e ripreso con sognante delicatezza chopiniana dal pianoforte, a coinvolgere emotivamente l’ascoltatore con quelle tenerezze timbriche tipiche del lirismo nordico. Il terzo movimento ha una dinamica particolarmente varia ed è concepito con spigliata brillantezza sonora e su ritmi di danza norvegese, di tipo binario e ternario. La seconda parte della serata saluterà l’esecuzione del Don Juan, op.20 di un cosiddetto post-wagneriano, Richard Strauss. Con Don Juan un appena ventiquattrenne Strauss arriva al punto di svolta della sua carriera. L’ispirazione per questo poema sinfonico giunge nel maggio del 1888 a Padova con alcuni temi ispirati dal poema di Nikolaus Lenau. La semantica fondante della pagina è ancor più che la sensualità  del personaggio, la sensualità che, come scrive Quirino Principe, “penetra attraverso l’orecchio di chi deve essere sedotto”, come suggerisce la scuola freudiana. Alla partitura ci sono in calce tre citazioni del testo di Lenau, una trentina di versi che corrispondono a vari aspetti del Burlador: l’ansia di piacere, il desiderio, la rassegnazione al proprio destino. Il poema di Lenau si snoda attraverso cinque conquiste licenziose dalle quali scaturiscono miseria e morte; Don Juan vuole provare tutte le gioie della gratificazione sessuale e, infine, spera di morire con un bacio della donna ideale. Le sue amanti e vittime sono: Maria, che segue Don Juan per fuggire da un matrimonio forzato e poi viene abbandonata; Clara; Isabella; Anna, una figura che appare solo da lontano; e infine una donna senza nome che muore di crepacuore. L’eroe viene poi abbattuto in duello dal figlio di una delle vittime. La narrazione musicale si basa su due temi principali in tempo Allegro molto con brio e Molto vivace. Il primo tema, proposto anche da una fanfara e con una melodia ascendente, identifica Don Juan alla ricerca di nuove conquiste; il secondo tema, molto energico, rappresenta la virilità del nostro eroe. A questi due vigorosi motivi si frappongono alcuni temi leggiadri, “amorosi”, affidati a gruppi diversi di strumenti; il più ampio di questi episodi “amorosi” è introdotto dall’oboe solista, seguito da clarinetto, fagotto e corno. Peraltro, tutte le idee tematiche si dissolvono via via in episodi beffardi, indicativi della sazietà che determinerà la fine di Don Juan. La musica, infatti, si interrompe all’improvviso e uno squillo di tromba indica la resa di Don Juan al suo avversario e la sua disperazione; archi in pizzicato e timpani in pianissimo chiudono la composizione. Gran finale con l’ouverture Fantasia Romeo e Giulietta di Petr Il’ic Cajkovskij, licenziata nella terza versione  il 1886. L’Ouverture si apre con un «Andante moderato» che descrive la figura di Fra’ Lorenzo, l’innocente tessitore della tragedia; i suoni si fanno oscuri e premonitori finché esplodono in un «Allegro» che ‘fotografa’ l’odio di Montecchi e Capuleti rivali e lo scontro fisico e ‘metallico’ della battaglia. Segue un tema d’amore dolcissimo che è ‘Giulietta’ e uno più appassionato, ‘Romeo’. Riprende un Allegro — ancora un conflitto delle fazioni — che tronca il motivo dei due amanti. Una breve apparizione del tema di Fra’ Lorenzo e di quello d’amore prima che la quiete significhi la morte.