Tema. Vivanti e poi Gozzano. Svolgo. - Le Cronache
Editoriale

Tema. Vivanti e poi Gozzano. Svolgo.

Tema. Vivanti e poi Gozzano. Svolgo.

Di Federico Sanguineti

Se si ha in mente una poesia dal titolo ‘Cocotte’, per una serie di riflessi scolasticamente condizionati, è presumibile che il pensiero non vada che a Guido Gozzano: a chiusura della sezione centrale (‘Alle soglie’), l’autore dei ‘Colloqui’ (1911) evoca infatti un incontro che sarebbe avvenuto vent’anni prima («dopo vent’anni», v. 44; «vent’anni or sono!», v. 72), fra un ‘io’ «quattrenne» (v. 62) e una «cattiva signorina» (v. 27). Ma, guarda caso, in una raccolta pubblicata vent’anni prima (1890), Annie Vivanti include tre quartine recanti precisamente quel titolo. Ed ecco che la ‘bocca’, ricordata con insistenza dal poeta torinese («fretta d’un bacio e fretta di ritrarre / la bocca…», vv. 10-11; «quella bocca tanto, tanto / diversa dalla bocca…», vv. 17-18; «sulla tua bocca l’ultima tua grazia», v. 78) è esibita fin dall’inizio dalla poetessa londinese: «Col viso inciprïato, ove la bocca / Tinta di rosso sembra una ferita, / Un nuvolo di ricci sulla fronte, / Mi passa accanto sorridente e ardita» (vv. 1-4). Qui non può sfuggire la ripresa lessicale da parte di Gozzano di ‘accanto’, ‘viso’ e ‘bocca’: «ed io stupivo di vedermi accanto / al viso, quella bocca…» (vv. 16-17). Il ‘sorriso’ accomuna l’una e l’altra ‘Cocotte’: se «sorridente» (v. 4) è la ‘Cocotte’ di Vivanti, in quella di Gozzano «si ravviva / il… sorriso» (vv. 44-45). Non si può pertanto fare a meno di notare che la chiusa del testo del 1890 («Morrò di fame», v. 12) si traduce in quello del 1911 nell’inciso di una esclamazione: «meglio per te non essere più viva!» (v. 47). Agli «incantati fior» (v. 12) di lei trova così riscontro l’«incanto» (v. 13) di lui. Estendendo infine il confronto al piano retorico-formale, la pur vistosa anafora della poetessa («Passa…»; «Passa…», v. 5 e v. 11) è amplificata in più ostentate e numerose anafore del poeta: «Vieni…»; «Vieni!…»; «Vieni!…»; «Vieni!…»  (v. 61, v. 75, v. 79, v. 83); «Piccolino…»; «Piccolino…» (v. 5 e v. 19); «un vano sogno…»; «un vano sogno…» (v. 23 e v. 24); «Co-co-tte…»; «Co-co-tte…» (v. 28 e v. 33); «Oggi…»; «Oggi…» (v. 62 e v. 63); «come…»; «come…» (v. 65 e v. 66); «Non amo che…»; «Non amo che…» (v. 68 e v. 69); «che…»; «che…» (v. 69 e v. 70); «Sarà come se a…»; «Sarà come se a…» (v. 79 e v. 83). Ma la ‘Cocotte’ di Vivanti, oltre ad anticipare quella di Gozzano, è ben presente a quest’ultimo anche altrove ne ‘I Colloqui’, per esempio nella ‘descriptio mulieris’ della «Signora» de ‘Le due strade’ (dove la ‘bocca tinta’ è riecheggiata nella «bocca vermiglia / troppo» e nelle «tinte ciglia: «Nulla fu più sinistro che la boccavermiglia / troppo, le tinte ciglia e l’opera del bistro / intorno all’occhio stanco, la piega di quei labri, / l’inganno dei cinabri sul volto troppo bianco» (vv. 43-46). Per non parlare dei «capelli tinti»: al v. 15 di una poesia (quella iniziale) che dà il titolo alla raccolta. E, ancora, ‘ardita’ in clausola («mi passa accanto sorridente e ardita», v. 4) ritorna puntualmente ne ‘Le due strade’: «E la Signora scaltra e la bambina ardita» (v. 19). E, sempre lì, «un fruscìo di raso e seta» (v. 5) diventa «il fruscìo… d’un piede scalzo» (v. 80). L’aggettivo ‘sottile’ («carica di profumi acri e sottili», v. 8) rimane fra i più cari a Gozzano, non solo ne ‘Le due strade’ («nastro / sottile», vv. 83-84) ma in ogni contesto: «sottile corpo» (‘Il gioco del silenzio’ v. 21); «sottile vestigio» (‘L’assenza’, v. 8); «sottilischermi» (‘La signorina Felicita ovvero la felicità’, v. 85 e v. 292). Finalmente ce n’è a sufficienza per sospettare che ‘in nuce’, nella lirica di Vivanti, sia contenuta la poesia crepuscolare del primo Novecento.