Questa sera al Teatro dell’Opera di Belgrado,alle ore 19,30 Jacopo Sipari di Pescasseroli dirigerà un gran gala quale tributo all’indelebile segno dello stilista italiano, genio italiano nel mondo
Di Olga Chieffi
Principierà con passi scelti dal III e dal I atto del “Lebedinoe ozero” di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il gran gala in memoria di Renato Balestra, lo stilista italiano scomparso lo scorso novembre ospite del Teatro dell’Opera di Belgrado, ove firmò nel 2019 i costumi e la scenografia del più amato dei ballet blanc. L’omaggio, fortemente voluto dall’Ambasciata italiana in Serbia e da Fabrika, verrà diretto dal suo amico Jacopo Sipari di Pescasseroli, alla testa dell’ orchestra del teatro che ospiterà il soprano Ripalta Bufo e il mezzosoprano Jadranca Jovanovic, oltre ai ballerini Tatjana Tatic, Igor Pastor e Jovica Begojev, che indosseranno i costumi creati da Balestra. Pas de deux del primo atto, il pas de deux col solo del violino, del III atto l’ammaliante black swan, il maleficio di Rothbart con i legni ghignanti, mentre tra le danze caratteristiche è stata scelta la Danza Russa, con la grande cadenza e nell’andante il delicato e grazioso tema, prima del vorticoso finale. Si passerà, quindi, al Wolfgang Amadeus Mozart de’ “Le nozze di Figaro” con la sua celebrata ouverture. “Mai prima né dopo – scrive l’ Albert – è stato messo in musica con tanta immediatezza il naturale, sfrenato impulso vitale nel suo aspetto sereno, di gioia dell’esistenza. Tutto è movimento alla più alta potenza in questo pezzo…E’ un’apoteosi dello sfrenato, lieto Lebensdrang, quale non si può immaginare più trascinante”. La pagina è in forma d’allegro di sonata senza Durchfuhrung: l’esposizione e la ripresa si fronteggiano specularmente, come in una vecchia Sonata alla Scarlatti, ma le relazioni tonali fra i temi, e fra esposizione e ripresa, sono quelle della Sonata bitematica. Due sono i temi principali; il primo è quello, appunto, della corsa di quartine di crome con risposta di fanfara, ed è ripetuto, poi conchiuso da scale discendenti e da rimbalzanti affermazioni della tonica nei bassi e poi all’acuto, finchè il discorso si arresta all’unisono sulla dominante. Per l’aria di sortita, Ripalta Bufo si trasformerà in Violetta, con la sua cavatina “Sempre libera”, in cui la bellezza si fa culto di libertà, trionfo della belcantista in una festa attraversata da fulgida agilità e anche la sua eclissi, con quel duplice inarrivabile profilo di spensieratezza e sofferenza. Un passo indietro con Rossini per l’ouverture della Cenerentola, la quintessenza del realismo psicologico che scaturisce poi, nel corso dell’opera, con la funzione di elettrizzare l’ascolto, di predisporre alla gioia fisica del suono e di dichiarare, inoltre, le generalità inconfondibili del compositore. Aria da mezzosoprano cantata dalla stessa Bufo, che vestirà i panni di Rosina, per intonare la sua cavatina “Una voce poco fa,” da povera vittima degli usi e delle consuetudini, ma non poi così rassegnata, perché la docilità è femmina, quindi già preparata dalla nascita a graffiare gli avversari. Si passerà, quindi, alla sinfonia del Nabucco. E’ questa una sinfonia alla tedesca, enuclea, cioè, i temi dell’opera che il compositore ha ritenuto più efficaci nel tessuto del racconto: la maledizione a Ismaele, la melodia del “Va’ pensiero”, il finale del primo atto e una citazione scopertamente donizettiana. Gridolini e agilità per “Les oisaux dans la Charmille”, ovvero l’aria della bambola Olympia da “Les Contes d’Hoffmann”, di Jacques Offenbach, la cui teatrale interprete sarà ancora Ripalta Bufo, per elevare, quindi con Jadranca Jovanovic, la sognante “Barcarolle”, “Belle nuit, o nuit d’amour”, ove il soave e il patetico sono costantemente pedinati da ironia e senso del grottesco. L’ Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, poi, c’introdurrà nell’universo sonoro verista, con i suoi diversi movimenti dei temi contrastanti, i modi arcaici evocativi delle melodie, i temperamenti offerti dallo scivolìo cromatico, i colori chiari della natura, rispecchianti quelli della fatalità amorosa e gli oscuri pugni dei bassi che muovono il sangue, una pagina, questa, che si espande rinforzando, ondeggiando, come il vento e gli stessi sentimenti umani, che fluttuano per i loro ciechi labirinti. Ritorna in scena Ripalta Bufo nelle vesti di Cenerentola, per l’aria finale “Non più mesta”. Ci verrà incontro una Cenerentola trasformata: non è cambiata solo visivamente, ma fiorisce anche musicalmente. Gioachino Rossini le ha conservato i grandi fuochi d’artificio proprio per il finale. Ciò che Rossini ci presenta in termini di ornamentazione e virtuosismi tra note e salti in quest’aria è mozzafiato, un banco di prova severissimo per ogni gran soprano di coloratura. Avanzerà, quindi, Carmen, interpretata da Jadranka Jovanovic, per donarci “L’amour est un oiseau rebelle”, col suo tema obliquo d’habanera, individuato dal suo personale intervallo e con il tono scuro della tessitura vocale, è la zingara randagia, è l’eros inconfessabile delle taverne, l’eros che si esprime per vincere ogni degradazione, che è l’ultimo rifugio degli istinti, l’indizio d’una libertà illimitata, difesa fino alla morte, la libertà del corpo, dei sensi. Finale con il capolavoro di Leonard “Lenny” Bernstein, il suo Candide. Ripalta Bufo sarà Cunegonde, per eseguire l’aria più importante dell’intera opera, “Glitter and be gay”, che racconta del lusso e dei gioielli, ambientata a Parigi, perché è una palese parodia dell’ “Aria dei gioielli” del Faust di Gounod. Un’aria che racchiude anche l’essenza dello stesso Balestra, glamour, ampia tavolozza di colori per il soprano che deve “cantare” i tre Mi bemolle acuti e con grande facilità, eleganza e arguzia, poiché “These foolish things remind me of you”.