di Erika Noschese
Ricordare e rivendicare l’eccellenza dell’industria salernitana. La città di Salerno, a distanza di 64 anni, ricorda la Marzotto e lo fa con la nuova Piazza delle Manifatture tessili che riguarderà il nuovo complesso edilizio (l’area sita tra via Arturo Carucci e via Generale Clark). “Scusate, abitualmente vesto Marzotto”: siamo negli anni ‘70, e queste parole risuonano la sera nelle case degli Italiani. Sono le parole con cui si chiudono alcuni spot spiritosi della nota casa veneta, ad esempio quelle pronunciate da uno spadaccino dalla camicia oramai lacerata dopo un duello all’ultimo sangue. Nata come tessitura laniera nel 1836 a Valdagno, un piccolo borgo non distante da Vicenza, l’azienda costruisce negli anni il proprio successo, sino a sbarcare, negli anni ‘50 del ventesimo secolo, nel campo dell’abbigliamento: non più soltanto filati e tessuti ma anche abiti. La Marzotto si presenta quindi come una delle eccellenze dell’industria italiana quando arriva nel 1959 a Salerno, in una città da poco guidata dal sindaco Alfonso Menna: il suo sogno della “grande Salerno” è appena nato, e con esso le velleità di una forte industrializzazione. Lo stabilimento, per prestigio e dimensioni, rappresenta fin da subito un fiore all’occhiello della città, occupando migliaia di lavoratori, tra quelli direttamente alle proprie dipendenze e gli altri interessati dall’indotto. È una storia che finisce poco più di vent’anni dopo, quando alla metà degli anni ‘80 la Marzotto decide di chiudere lo stabilimento: per 30 anni circa, i suoi capannoni faranno parte del paesaggio ubano, in una zona che nel frattempo, tra alberghi, spiagge e nuove abitazioni, si è andata configurando sempre più come polo turistico della città di Salerno. Invece, la con ingresso da Via Generale Clark, fino al sottopasso dello svincolo della tangenziale Arbostella Mariconda sarà intitolata ad Arturo Carucci, sacerdote salernitano, durante lo Sbarco di Salerno del settembre 1943 fu coinvolto dall’emergenza bellica in qualità di giovane cappellano del Sanatorio Da Procida, per alcuni giorni al centro di violenti scontri tra truppe tedesche e anglo-americane. Dopo essersi prodigato per mettere in salvo i degenti, Carucci riportò la cronaca di quegli eventi in alcuni libri che costituiscono preziosa fonte per la loro ricostruzione. Nominato poi direttore del Museo diocesano di Salerno, incarico svolto per sessant’anni, è stato negli anni autore di numerosi libri sulle opere d’arte ivi custodite, soprattutto sugli avori medievali e sull’exultet, mosso da straordinaria passione e intenso desiderio di garantirne la conservazione e la valorizzazione. Tra questi, la “Storia di Salerno e gli “Avori salernitani”, con i quali Monsignor Carucci ha dato grande contributo alla conoscenza della storia della città e alla conservazione dei suoi beni culturali. Intanto, a Salerno presto ci sarà anche piazza XXV aprile, grazie alla battaglia portata avanti dalla vice sindaco Paky Memoli che ha fatto sue le richieste del presidente dell’Anpi provinciale di Salerno, Ubaldo Baldi. Piazza XXV aprile, dunque, grazie all’impegno dell’assessore Memoli che ha seguito personalmente l’iter sarà in piazza del Lungomare Trieste all’altezza di Via Velia, proprio come aveva richiesto l’Anpi. “Piazza 25 aprile è anche il simbolo contro l’indifferenza che porta alla violenza e noi non vogliamo la violenza ma la pace senza mai dimenticare ciò che ci ha insegnato Giovanni Paolo II: la pace richiede quattro condizioni essenziali, la verità, la giustizia, l’amore e la libertà”, ha detto Paky Memoli.