di Andrea Pellegrino
Addio Nichi Vendola: Sel Salerno può dirsi disciolto, dopo aver perso anche il suo segretario provinciale. Gerardo Calabrese, infatti, insieme al deputato salernitano Michele Ragosta, hanno ufficializzato il loro passaggio al Pd. Nelle settimane scorse, il primo a cedere alla tentazione Renzi era stato il consigliere comunale del capoluogo Emiliano Torre che all’indomani dei risultati elettorali si era dimesso dal partito in favore dell’adesione al Pd provinciale ed al gruppo consiliare dei “Progressisti per Salerno”. Ed ora nel gruppo Pd arrivano anche i vertici provinciali di Sel. Come Michele Ragosta che rafforzerà il gruppo parlamentare democrat e Gerardo Calabrese che lascia la guida dei vendoliani, in attesa di conoscere ora il suo destino a Palazzo di Città, dove l’esecutivo di Vincenzo De Luca diviene quasi un monocolore Pd (eccezion fatta per il socialista Vincenzo Maraio). «Nelle prossime ore – annuncia Michele Ragosta – l’assessore Gerardo Calabrese metterà nelle mani del sindaco le proprie deleghe per valutare il suo assetto politico in virtù delle nuove adesioni. Poi si decideranno i nuovi equilibri e ciò che si dovrà fare. Tra l’altro siamo in attesa anche delle decisioni di altri amici e compagni che hanno espresso la volontà di seguire il nostro percorso». Una decisione giunta dopo ampia riflessione – spiega il deputato – «Alla luce dell’assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, che si è svolta sabato scorso a Roma, ho preso atto che la funzione essenziale del partito, quella di essere una sinistra di governo, è venuta meno. Sel ha ormai esaurito la sua funzione, ovvero quella di rientrare nel campo largo del centrosinistra e di rilanciare una politica progressista. Non è più, insomma, il partito nato dal congresso fondativo di Firenze nel 2009, che aveva come scopo principale quello di “riaprire la partita”. Il percorso della lista Tsipras, che pure ho sostenuto non condividendone appieno lo spirito, ha portato Sel ad imboccare una strada diversa, prendendo scelte che sono completamente in antitesi con quei principi. Lo straordinario successo del Pd e della politica di Matteo Renzi devono essere oggi il punto di partenza per chi vuole avviare un processo di unificazione della sinistra. Nel 2013 sono stato eletto nella coalizione di “Italia Bene Comune” ed è quello il percorso che intendo continuare a seguire e l’unica strada percorribile è quella tracciata dal Partito Democratico. Chi se la sente di cambiare l’Italia, oggi deve stare da questa parte, sostenendo il piano di riforme messo in campo dal Governo».