Dal teatro Verdi di Salerno che getterà sul piatto titoli quali Aida e Italiana in Algeri, a “Suor Angelica” realizzata dal Conservatorio “G.Martucci” con la bacchetta “pucciniana” di Jacopo Sipari di Pescasseroli alla festa della musica con Stefano Pagliani sul podio per la IV di Brahms e il violino di Gennaro Cardaropoli per Sibelius, sino all’auspicato ritorno dello Czar Gergiev e di Riccardo Muti sulla ribalta ravellese
Di Olga Chieffi
C’è sempre la musica nei grandi riti di passaggio. L’ultimo periodo dell’anno è paragonabile ad un “Time – Out”, tempo sospeso, vacatio, che sembra indicare come uscita di sicurezza per l’umanità la “cura” del proprio essere, in cui sono le arti ad illuminare la via, ri-generando la vita tutta, da semplice vita vivente in vita vissuta, come un oggetto d’arte, scaturente da un’idea originale, che sia un’indagine musicale, un’esplorazione, un’avventura sia per chi suona, sia per chi ascolterà, racchiusa in un discorso fecondo che non verrà vanificato nell’esperienza linguistica fine a se stessa. Tanti gli spunti nell’anno appena archiviato che è stato caratterizzato dalle celebrazioni del centocinquantenario del Teatro Verdi di Salerno, una stagione lirico-concertistica ricchissima ed eterogenea, per la quale non possiamo non dare la palma che all’Adriana Lecouvreur, andata in scena in ottobre un titolo che è stato un rigoroso esercizio di libertà tra Daniel Oren e la primadonna Ermonela Jaho di un’intensità sfolgorante, un vibrato avvolgente, il registro centrale, color del rame, così come è stato Daniele Gatti l’assoluto dominatore della stagione concertistica con la sua Orchestra Mozart e l’esecuzione di “Metamorphosen”, studio per 23 archi solisti di Richard Strauss musica misteriosa e spirituale. Ma in questi giorni si sta decidendo per la nuova stagione lirica e già si scommette su di un’ Aida di Giuseppe verdi, col suo fervore melodico, grandi numeri d’insieme, esotismo e colori timbrici, e un bel titolo rossiniano, l’Italiana in Algeri a 210 anni dalla sua prima esecuzione, opera che si potrebbe reputare emblematica di un modo di aggredire il “comico” che l’Europa non aveva mai conosciuto, in cui nulla avviene e tutto si muove follemente con un ritmo incredibile. Se il Verdi è teatro di dive, la divina è Maria Callas, della quale nel 2023 ricorre il centenario dalla nascita. Nel 2022 ha esordito anche il corpo di ballo del nostro teatro, con debutto fortemente voluto dalla direzione artistica del nostro massimo, su uno dei titoli più coinvolgenti del balletto russo, il Romeo e Giulietta di Sergej Prokofiev e si attende un secondo titolo che potrebbe stavolta davvero essere uno dei grandi ballet blanche. Entusiasmo e una ventata d’energia e freschezza con il progetto educational ha popolato il massimo di giovani, chiudendo con un Barbiere di Siviglia che ha salutato in buca gli allievi del conservatorio di Musica “G.Martucci” con sul podio il loro docente di esercitazioni orchestrali Jacopo Sipari di Pescasseroli, un excerpta arduo, superato attraverso un metodo altamente comunicativo, e apparentemente semplice, non inteso come blocchi marmorei sotto cui aggobbire, ma quel “play” dentro e fuori sala, in qualsiasi momento della giornata, in prima persona, d’ispirazione e immediato riferimento. Il 2023 dovrà condurci all’anno celebrativo del centenario della scomparsa di Giacomo Puccini e il conservatorio allestirà “Suor Angelica”, col suo acquerellismo, che si oppone all’enigmatico segnale armonico e gli urti bitonali all’arrivo della zia Principessa, possibilmente nell’atrio del duomo, compatibilmente con le richieste finanziarie della Curia. Si concretizza anche uno speciale asse Tirana-Salerno, sia con il Conservatorio di Musica “G.Martucci” e il Teatro dell’Opera e del Balletto di Tirana, attraverso Abigeila Voshtina e il nostro docente e prossimo direttore artistico del massimo albanese Jacopo Sipari di Pescasseroli, a cominciare da quindici strumentisti in stage nell’orchestra albanese, sia con il teatro Verdi, per il 2024 l’ Opera di Tirana potrà inaugurare il cartellone con due allestimenti del Verdi Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini e, a seguire la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, per la firma registica di Riccardo Canessa. Il conservatorio ha in serbo un altro coupe de foudre per una scoppiettante festa della musica che vedrà l’orchestra dell’istituzione impegnata nella IV sinfonia di Johannes Brahms e l’esecuzione del concerto per violino di Jean Sibelius affidato a Gennaro Cardaropoli, oggi docente nel conservatorio in cui si è diplomato mentre sul podio ci sarà Stefano Pagliani, due catalizzatori della rinascita della scuola violinistica salernitana. Grandi notizie anche dal Ravello Festival che, archiviata una intensa settantesima edizione, diretta da Alessio Vlad, che immaginiamo verrà riconfermato alla direzione del Festival, continuerà con i riflettori puntati sulle grandi bacchette e sugli eventi speciali, naturalmente non solo classici, mentre noi personalmente auspichiamo il beneaugurante ritorno di Valery lo “Czar” Gergiev, unitamente al nostro Riccardo Muti, simboli e speranze della fine di un conflitto che non avrebbe dovuto intaccare il mondo della cultura e che invece vi è entrato feralmente a gamba tesa. Desideriamo chiudere con l’immagine di Giuseppe Gibboni che insieme all’arpista benedetta de Simone, ha eseguito la Meditation da Thais di Jules Massenet su cui hanno danzato Roberto Bolle e Maria Eichwald, ancora severissimi esercizi di libertà, per mettere in scena ogni volta le proprie idee all’interno di una breve, fulminante, acrobazia, quale è la performance: il 2023 è iniziato dal violino di Giuseppe.