di Erika Noschese
Il fatto non sussiste: con queste parole il giudice Lucia Casale ha assolto tutti gli imputati coinvolti nell’inchiesta furbetti del cartellino presso l’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona, inchiesta nata a seguito di una denuncia sporta dall’allora rappresentante della Ugl, il sindacalista Giuseppe Cicalese. Si tratta di una sentenza importante in quanto traccia un primo orientamento. Ben 83 le persone coinvolte nella vicenda, con l’ipotesi d’accusa di concorso di persona, reato continuato e truffa. A finire sotto accusa, dunque: Antonio Aliberti di Salerno, Ciro Sorgente di Torre Del Greco, Vincenzo Siniscalco di Salerno, Biagio Gizzi di Colliano, Antonio Amoroso di Montecorvino Pugliano, Guillermo Vicente Venosa di Pontecagnano, Matteo Quaranta di Salerno, Salvatore Della Femmina di Salerno, Lucia Caserta a Salerno, Alfonso Apicella di Salerno, Francesco De Martino di Salerno, Roberto Tozzi, Raffaele Braca di Pellezzano, Giuseppe Calissi di Pontecagnano, Valentino Vigilante di Salerno, Eugenio D’Angelo di Giffoni Sei Casali, Giovanni Della Porta di Nocera, Cesare Rocco di Baronissi, Gennaro Salernitano di Scafati, Giovanni Attianese di Poggiomarino, Nicola Fattoruso di Scafati, Carmine Noviello di Cava de’ Tirreni, Alfredo D’Auria di Cava de’ Tirreni, Giovanni De Chiara di Fisciano, Monica Mondelli di Pontecagnano Faiano, Liberato Mirra di Campagna, Gargano Luisa di Pontecagnano, Assunta Ciorfito di Pontecagnano , Sabrina Genovese di Casalnuovo, Carmine Natella di San Cipriano Picentino, Fiorenzo Squame di San Giorgio a Cremano, Lucia Grillo di Salerno, Massimo Beatrice di Giffoni Sei Casali, Luigi Mauro di Salerno, Carlo Sabatino di Salerno, Renato Nicoletti di Eboli, Vito Esposito di Colliano, Alfonso Marramao di Salerno, Vincenzo Califano di San Valentino Torio, Guglielmo Tura De Marco di Salerno, Francesco Fasano di Salerno, Antonio Criscuolo di Salerno, Carmine Strollo di Colliano, Antonio Panariello di Torre Annunziata, Francesco Califano di Battipaglia, Saverio Cavallo di Eboli, Pasquale Dello Schiavo di Agropoli, Vincenzo Carratù di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Pagano di Roccapiemonte, Matteo Santoro di Salerno, Antonio Izzo di Portici, Matteo Giannettini di Castel San Giorgio, Giuseppina Casella di Pontecagnano, Carmela Finizio di Salerno, Annunziata Cirino di Salerno, Carmela Procida di Giffoni Sei Casali, Maria Rosaria Caserta di Salerno, Margherita Oliva di Pontecagnano, Rosa Aliberto di Baronissi, Guglielmo Crucito di Salerno, Mario Picariello di Pontecagnano,Mario Giuseppe Di Lieto di Tramonti, Raffaele Viceconti di Salerno, Ferdinanda De Rosa di Salerno, Ciro De Pasquale di Salerno, Luisa Ragone di Salerno, Carlo Pero di Salerno, Ernesto Spacagna di Salerno, Emiddio Falcone di Salerno, Francesco Di Palma di Capaccio, Giovanni Salsano di Salerno, Luigi Pandolfo di Sant’Arsenio, Luciano Perrotti di Avellino, Domenico Sofia di Salerno, Carmine Iannone di Salerno, Maria Fortunato di Salerno, Lucia Rallo di Pontecagnano, Carmela di Paolo di Salerno, Enrico Severino di Salero, Maria Rosaria Russo di Giffoni Sei Casali, Margherita Magliacano di Salerno, Gennaro Fierro di Nocera Inferiore. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Michele Tedesco e Simone Labonia. Gli episodi risalgono a un arco temporale che va dalla metà di dicembre 2015 agli inizi di marzo 2016, e per qualcuno la documentazione della Procura parla di periodi di assenza durati anche 34 giorni lavorativi di seguito, durante i quali il dipendente risultava però presente grazie alla timbratura effettuata da un collega. L’inchiesta vedeva coinvolte altre sei persone, licenziate dall’azienda Ruggi.