di Erika Noschese
“Ripristinare lo stato dei luoghi ante operam, in via cautelare”: è la richiesta avanzata dal comitato No Crescent e Italia nostra Onlus sezione di Salerno dopo la sentenza della Cassazione sul caso Crescent che ha dichiarato inammissibili sia il ricorso presentato dalla Procura Generale di Salerno che i ricorsi presentati dalle parti civili, confermando così la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Salerno, che aveva riconosciuto la piena legittimità dell’operato dell’allora sindaco Vincenzo De Luca, oggi presidente della Giunta Regionale della Campania, e di tutti gli altri, politici e tecnici, a vario titolo coinvolti nella vicenda relativa al complesso immobiliare “Crescent” e alla riqualificazione dell’area urbanistica circostante. “Perplessi ma non meravigliati di fronte alle pronunce di inammissibilità della Cassazione, rinviamo alla conoscenza delle motivazioni ogni commento. Abbiamo appreso il comunicato dell’avvocato Castaldo, difensore dell’ex sindaco del Comune (di Salerno ndr) oggi presidente della Regione, Vincenzo De Luca – hanno dichiarato dal comitato No Crescent e Italia Nostra – Nel comunicato si afferma che i gradi di giudizio hanno scandagliato tutta la vicenda nell’arco di 10 anni e sostanzialmente legittimato l’intero operato dell’amministrazione comunale, dei politici e dei tecnici”. Per l’associazione e il comitato, dunque, “se questo fosse vero il comune dovrebbe completare il progetto oggetto del processo, edificando gli altri tre edifici e la stecca dei negozi che sono stati invece stralciati dal progetto di variante per rimediare al sequestro avvenuto nel dicembre 2013, pochi giorni prima che il Consiglio di Stato, con la sentenza del 23 dicembre 2013, annullasse tutta la procedura paesaggistica, ivi comprese le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dal Comune di Salerno – hanno aggiunto – Nel comprensibile entusiasmo del momento ci si dimentica delle prescrizioni per abuso d’ufficio e falso ma soprattutto della dichiarata falsità della nota della Soprintendenza, ora passata in giudicato, relativa alla procedura che quindi è stata censurata anche in sede penale dal tribunale di Salerno, sulle cui conseguenze sarebbe opportuno riflettere”. Italia Nostra e No Crescent chiedono dunque il ripristino cautelare dello stato dei luoghi ante operam anche per problemi connessi all’incolumità pubblica, come chiesto dal Ministero della Transizione ecologica nel 2021. “La vicenda Crescent non è ancora conclusa perché i reati sul demanio marittimo ed idrico non sono soggetti ad alcuna prescrizione”.