di Arturo Calabrese
Forte della sua esperienza politica a vari livelli, sia al Comune di Roccagloriosa che alla Provincia di Salerno, attualmente Attilio Pierro è consigliere regionale, eletto nel 2020 con una forte affermazione. Oggi, è in corsa per un seggio alla Camera dei Deputati in rappresentanza della Lega, partito che lo ha scelto come esponente del centrodestra per il collegio uninominale del Cilento.
Consigliere Pierro, sta toccando vari punti del collegio cilentano. Come sta andando questa campagna elettorale?
“Io da sempre giro la provincia e il Cilento, non soltanto adesso in campagna elettorale. L’ho fatto da assessore provinciale, quando la Provincia era un ente forte e con delle risorse, e l’ho fatto nei due anni di consiliatura regionale. Oggi continuo semplicemente a farlo e ringrazio Matteo Salvini per avermi dato la fiducia di poterlo fare in qualità di candidato alla Camera per Lega e per il centrodestra unito. Tocco tanti paesi, parlo con le persone, recepisco i problemi e mi accorgo che davvero c’è tanto da fare. Dobbiamo dare una svolta a questo territorio e all’Italia intera perché la situazione è drammatica. Il primo problema che ho sempre riscontrato è stata l’emergenza sanitaria. Ogni cittadino ha diritto di essere curato ma in Campania essa ha una gestione familiare. Il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha distrutto la sanità nel Cilento: da Scafati a Sapri ci sono solo macerie. Il governo centrale non ha le competenze territoriali sanitarie, ma qualora dovessimo governare noi come centrodestra daremo indicazioni in tal senso”.
Il centrodestra vorrebbe rivedere il Titolo Quinto e nello specifico il rapporto tra Stato e Regioni anche in materia sanitaria. Cosa ne pensa?
“Nel 2015 ho aderito alla Lega e se l’ho fatto è perché ho sempre ammirato la gestione della sanità in Lombardia e al Nord in generale ma anche perché c’è un’ottima sintonia tra amministratori locali, militanti, base, territorio e altri rappresentanti a tutti i livelli. Mi fa male vedere l’ottimo funzionamento della sanità nel Settentrione e vedere il fallimento nel Meridione. Vorrei portare dunque quel modello qui da noi. Non le eccellenze, non i nomi, non le strutture, ma il modello che possiamo replicare anche facilmente perché non ci manca nulla. Tanti medici o operatori sanitari che oggi lavorano in Lombardia e nelle altre regioni sono meridionali e ciò a dimostrazione che il modello è replicabile. Il metodo gestionale è trasferibile e dobbiamo semplicemente impegnarci per far sì che si ritorna ai fasti di un tempo. Voglio citare l’amico Antonio Valiante, politico col quale non condivido le idee ma al quale mi legava un grande ed enorme rispetto. Quando nel Cilento c’era l’Asl 3 tutto andava per il meglio, poi anche per attaccare quella parte politica si fece un’unica Asl e le cose sono andate sempre peggio fino ad arrivare ad oggi”.
Parliamo degli ospedali di Agropoli e di Vallo della Lucania?
“È stato inaugurato dieci volte da sindaci, assessori, presidenti, ma mai nulla è cambiato e non ne vedo la funzionalità. Almeno ha lavorato il reparto Covid. A Vallo della Lucania la situazione è ancor peggiore. Pensiamo ad esempio agli operai dipendente della mensa che devono andare a lavorare a Tito di Potenza solo perché mancano alcuni criteri sanitari nelle cucine. Dobbiamo dunque cucinare a Tito di Potenza, portare i pasti a Vallo e poi ritornare il materiale. Questo almeno due volte al giorno. È uno scandalo a cui si dovrà assolutamente mettere un freno quanto prima”.
Caro energia: le aziende soffrono sempre più e molte saranno costrette a chiudere. Cosa fare?
“Azioni politiche diverse. Si potrebbero ad esempio sbloccare i fondi sul fotovoltaico per le aziende agricole e addirittura aiutare le aziende abbattendo l’iva sui prodotti ortofrutticoli portandola a zero. Ci sono tante proposte, ma concrete. Non possiamo presentare agli elettori il libro dei sogni, ma azioni solide ed efficaci. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ad esempio, si potrebbero avere fondi da investire nelle infrastrutture in questa parte di provincia. Alcuni paesi sono isolati dal punto di vista tecnologico e quindi investendo sulle nuove tecnologie. Le aziende agricole devono essere aiutate anche in questo modo, sfruttando i tanti prodotti di eccellenza della terra e non solo. I fagioli di Controne, la Cipolla di Vatolla, i ceci di Cicerale, il fico bianco, ma anche il vino, i prodotti caseari, l’olio. Si potrebbe investire per dare la possibilità ai giovani di lavorare con la terra e sviluppare aziende, attività, realtà economiche. Così facendo potremmo anche avviare un vero ritorno dei tanti giovani che sono andati via”.
In ultimo, un Suo pensiero sulla viabilità provinciale…
“Quando ero assessore, feci arrivare ben 40 milioni di euro per la strade della provincia e non sono stati ancora spesi. Frane, avvallamenti, smottamenti e non si fa nulla se non inaugurazioni e tagli del nastro con i quali si prende in giro la popolazione”.