La prestigiosa formazione chiuderà questa sera alle ore 20, nell’abituale cornice della chiesa di San Giorgio la prima edizione della rassegna “Benedetta….Prima Vera”. In programma l’opera n. 15 in sol maggiore di Franz Schubert e l’op.106 di Antonin Dvoràk
di Olga Chieffi
La prima edizione della brillante rassegna concertistica voluta dal teatro Verdi di Salerno, “Benedetta Prima…Vera”, ideata per scambiare un contatto ancor più ravvicinato, un abbraccio, dei cittadini, si concluderà questa sera, con un concerto del prestigioso Pavel Haas Quartet, nella ormai abituale cornice della Chiesa di San Giorgio, alle ore 20. Veronika Jarůšková e Marek Zwiebel, al violino, Luosha Fang alla viola e Peter Jarůšek al violoncello, principieranno il loro programma con il Quartetto per archi n. 15 in sol maggiore, D. 887 di Franz Schubert, composto nel giugno del 1826, un vero e proprio canto del cigno. Tipica opera dell’estrema stagione creativa del genio viennese, questo quartetto ne mostra alcuni dei tratti formali ed estetici più caratteristici: in primis l’estrema dilatazione della forma, la conquista di una sorta di seconda semplicità, infine, la continua alternanza, nelle sue varie parti, tra modo maggiore e modo minore. L’opera rappresenta l’approdo ad un territorio espressivo in cui inquietudini e sofferenze, pur presenti, non sono la condizione stessa dell’essere dell’opera, ma momenti necessari di varietà espressiva. L’atteggiamento si è fatto ora più calmo, più contemplativo e la scrittura strumentale, caratterizzata da un larghissimo uso di tremoli e note ribattute, ha una pienezza quasi orchestrale. Il primo movimento, un Allegro molto moderato È caratterizzata da una cellula ritmica di base all’introduzione che è segnata dall’aspro passaggio dall’accordo di sol maggiore a quello di sol minore in fortissimo; il tema principale che ne deriva, dopo l’esposizione del violino, è subito ripreso dal violoncello che lo espande sullo sfondo di vivaci increspature in pianissimo. Dopo un accordo in fortissimo, appare una seconda idea tematica, molto cantabile. Segue un serrato dialogo tra gli strumenti, poi il movimento volge alla fine con presentando ancora la scabra opposizione maggiore-minore dell’accordo iniziale. L’iniziale frase cantabile del violoncello, nell’ Andante un poco mosso prefigura un’atmosfera pacata, di quiete che ben presto, però, è contrastata dagli interventi conflittuali della viola e dei violini. Alla semplice melodia del violoncello, scambiata in forma di canone con il primo violino, si oppone un secondo tema dai movimenti veloci e scattanti, di forte intensità drammatica. Lo scherzo si sviluppa dalla stessa cellula ritmica di apertura. Tremoli, note ribattute, ripetizioni, creano un’atmosfera angosciata poi stemperata nel Trio, la cui ampia melodia si svolge con l’andamento ondeggiante e festoso di una danza popolare. Non mancano nell’ Allegro assai gli elementi dinamici e le alternanze conflittuali precedenti. Il tema si sviluppa a ritmo di tarantella con variazioni continue nel ritmo e nella melodia finché non sopraggiunge il finale in una vorticosa progressione dinamica. La seconda parte della serata sarà dedicata all’ esecuzione del Quartetto in sol maggiore, op. 106 di Antonin Dvoràk, datato 1895 e si propone come omaggio festoso alla patria boema, ai suoi paesaggi ed alla sua natura.Il primo movimento, in forma sonata, gioca con ritmi spigliati che innervano un dialogo costante e variegato fra i due temi che si intrecciano in modo serrato. Ma è nell’Adagio che la vena melodica assume un aspetto preponderante: in forma di variazioni, il decorso musicale si intensifica progressivamente sino ad un crescendo armonico che poi si estenua in un fraseggio meditativo e delicato che spegne questo movimento su un triplice pianissimo. Uno dei suoi primi biografi, Otakar Sourek, descrisse questo movimento come una delle più amabili e profonde meditazioni musicali del maestro boemo. Ogni variazione cresce d’intensità, ampliando i due temi sulle quali sono costruite ben oltre la struttura iniziale. Il primo tema è appassionato ed espressivo mentre il secondo, per contrasto, è affettuoso e delicato. Nella parte centrale del movimento il primo tema viene sviluppato con una progressiva ferocia d’intenti finché il secondo motivo irrompe facendo suonare i quattro strumenti quasi fossero un’orchestra, con una densità espressiva trascinante. Lo Scherzo che costituisce il terzo movimento è una pagina ritmicamente brillante che nella parte centrale, nei due trii, non rinuncia ad una caratteristica ed accattivante espressione melodica che, nel suo cedere progressivamente al ritmo evoca certi procedimenti compositivi residuali della Sinfonia n.9, la celeberrima “Dal Nuovo Mondo”. L’Andante sostenuto finale, coronato da un risolutivo Allegro con fuoco si basa su un tema in forma di furiant, festosamente danzante, che sembra far confluire in sé tutti gli elementi tematici che questo finale porta gioiosamente a conclusione.