Tutto nel mondo è una burla - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Tutto nel mondo è una burla

Tutto nel mondo è una burla

di Marco De Chiara

Giovedì scorso è andato in scena, al Cinema Teatro San Demetrio, “The Merry Wives of Windsor” (“Le allegre comari di Windsor”), una commedia scritta da William Shakespeare tra il 1599 e il 1601, e rappresentata nel teatro salernitano dalla compagnia “La Mansarda-Teatro dell’Orco”. Allo spettacolo hanno assistito diverse classi di vari licei che hanno accettato l’invito degli insegnanti a partecipare a questo evento, anche perché dava l’opportunità di visionare ed udire, per tutta la durata dell’esibizione, battute e dialoghi in lingua anglosassone, cosa che non capita tutti i giorni. La storia racconta del signor Falstaff che, a corto di denaro, decide di corteggiare due ricche donne sposate, la signora Ford e la signora Page, inviando loro due identiche lettere d’amore. Lo scopo dell’uomo è quello di arrivare al denaro posseduto dalle due signore. Il signor Ford è geloso ed è impaurito dal fatto di poter essere tradito dalla consorte. Le due donne, dopo avere ricevuto le lettere, scoprono che sono identiche e si mettono d’accordo su come vendicarsi contro Falstaff. Decidono quindi di invitarlo a casa della signora Ford. Così mandano Madama Quickly, loro amica, che rassicura Falstaff dicendogli che le due donne avevano ricevuto le lettere e lo volevano invitare quando i loro mariti non erano presenti. Successivamente il signor Ford, travestito e col nome di Brook, si reca da Falstaff fingendo di essere innamorato della signora Ford ma di non riuscire a conquistarla. Dietro la promessa di una corposa somma di denaro, Falstaff promette a Brook di conquistare la signora per lui e poi lasciargliela. All’improvviso, durante l’incontro tra Falstaff e la signora Ford, sopraggiunge insieme ad alcuni amici il marito, che era a conoscenza dell’appuntamento fra i due. Subito Falstaff è fatto nascondere nella cesta dei panni sporchi che poi viene portata presso il Tamigi e gettata nel fiume con tutto il suo contenuto. Brook si reca nuovamente da Falstaff che gli narra l’accaduto e lo informa di un nuovo appuntamento con la signora Ford. Dopo questo episodio la signora Ford e la signora Page raccontano i fatti ai loro mariti e, insieme, decidono di umiliare Falstaff di fronte all’intera cittadina. Falstaff è invitato a vestirsi da cacciatore per un incontro nella foresta di Windsor. Page e la figlia Anne, insieme ad alcuni bambini, si vestono da folletti per tormentare Falstaff. Appena l’incontro ha luogo i folletti si scatenano contro Falstaff e infine i presenti gli rivelano le loro identità, facendo cadere quest’ultimo in un’amara consolazione. Nel suo complesso lo spettacolo non è stato molto coinvolgente poiché per prima cosa gli attori non disponevano di un impianto audio eccellente, infatti a volte, quando dialogavano, la loro voce si sentiva alquanto bassa, non disponendo di adeguati microfoni o impianti acustici e molti ragazzi in fondo alla sala non riuscivano a sentirli a causa di ciò. Poi, qualche volta, capitava che si creasse un’interferenza tra le casse audio della sala e il computer del regista, cosa che produceva dei forti rumori che interrompevano il regolare ascolto dello spettacolo. Tutto questo ha peggiorato la situazione poiché la commedia era recitata in lingua inglese e per comprendere le parole bisognava stare attenti senza distrarsi un attimo, altrimenti si sarebbe perso il filo della storia, e questa cosa è risultata poco possibile. Gli attori, però, nonostante questi problemi, hanno recitato davvero bene, si sono mossi perfettamente sul palco, dominandolo, cercando di attirare il più possibile l’attenzione del pubblico. La parte che mi ha coinvolto piaciuta maggiormente è stata quella in cui gli attori sono scesi dal palcoscenico per scegliere alcuni tra i tanti ragazzi presenti in sala e far loro recitare una breve scena della commedia. Lì si è vista, oltre la bravura dei ragazzi che in poco tempo hanno imparato la parte da mettere in scena, quella degli attori che, nonostante parlassero inglese, hanno spiegato bene ai giovani che cosa dovessero fare in quella breve scena che dovevano rappresentare. Perciò, posso affermare che, in tutto lo spettacolo, la scena che ha interessato e fatto ridere davvero tutti i presenti in sala è stata proprio questa, mentre la restante parte dello spettacolo, purtroppo, è stata soggetta a vari inconvenienti che non hanno reso possibile la corretta visione dell’opera. Ciò nonostante, questo tipo di spettacolo lo consiglio a molti ragazzi, poiché, audio permettendo, dà la possibilità di imparare a parlare inglese, cercando di assimilare qualche frase, qualche parola che li può aiutare in un futuro colloquio con una persona straniera.