Borderline Danza: Skin e Thread - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Danza

Borderline Danza: Skin e Thread

Borderline Danza: Skin e Thread

di Luca Gaeta

Gran finale, questa sera, a partire dalle ore 19, alla Sala Pasolini, per “Quelli della Danza”, con due titoli presentati dalla Borderline Danza, Skin e Thread. il primo titolo, è un asssolo, ideato e interpretato da Adriana Cristiano con il sound design di Alessandro Capasso e le coreografie di Claudio Malangone, che si ispira ai quattro umori di Ippocrate. Pelle, sudore, azione, veicolo di conduzione reciproco tra interno e esterno, in grado di creare un flusso dinamico di energia e di emozioni. Come quelle identificate da medicina e filosofia ippocartica e scelte dal pubblico in un percorso interattivo, alla scoperta dell’umore prevalente che caratterizza in quel momento la performance. Con Skin attraverso un circuito analogico/digitale costruito ad hoc si intende esplorare, in condivisione con l’audience, le possibilità del corpo umano e del movimento di trasformarsi in suoni. Curiosità, gioco e opportunità creative in un dialogo reciproco tra suono e il semplice tocco umano. Seguirà Thread di Susan Kempster, un’idea coreografica interpretata da Luigi Aruta, Pietro Autiero, Adriana Cristiano, Antonio Formisano, Alessia Muscariello, Giada Ruoppo, su un medley della VI sinfonia, Pastorale di Ludwig Van Beethoven, “Thread” il risultato coreutico di una serie di riflessioni intorno al “filo”, inteso come metafora del modo in cui siamo tutti connessi e interdipendenti. Equilibrio nella musica fra pressione verticale – la pressione esercitata dalla padronanza della forma musicale da parte del compositore – e flusso orizzontale: combina costantemente fattori verticali come l’ armonia, la tonalità, gli accenti o il tempo (tutti elementi legati a un senso di rigore), con una grande percezione di libertà e fluidità, tutto legato dal filo di una ricerca, che è poi quella interiore. Attorcigliato, sottile tanto da potersi spezzare facilmente o resistente al punto da non rompersi mai, il filo è metafora della vita che scorre o si blocca. I danzatori sono collegati tra loro, creano flussi corali che non mascherano le individualità che lo compongono. I limiti della loro forma sono anche i loro punti di forza, esplorati e reiterati attraverso tempi antichi, rituali e pastorali. Con grazia e umorismo, Thread utilizza la restrizione per trovare la libertà.