di Matteo Gallo
La scuola media Rita Levi Montalcini di Fuorni rischia di chiudere per mancanza di iscrizioni. Al momento è attiva solo una classe seconda e il numero di nuovi studenti per il prossimo anno sarebbe fin troppo esiguo per evitare l’accorpamento con uno dei due plessi di scuola superiore di primo grado -Mariconda e Mercatello- che fanno capo allo stesso istituto, nato nel 2012 dalla fusione del Nono Circolo Didattico di Salerno con la media Giovanni XXIII. Grande il dispiacere ma anche la mobilitazione tra i genitori dei suoi giovanissimi alunni. Nessuno è intenzionato a sventolare bandiera bianca al cospetto di una mera logica aritmetica che non tiene in considerazione l’esistente patrimonio di relazioni umane ed eccellenze professionali. Rosa Mandia e Maria Capozzoli, pedagogista la prima e già rappresentante dei genitori nel Consiglio scolastico la seconda, entrambe madri di bambini che frequentano la quarta elementare, hanno già annunciato l’avvio di una raccolta di firme per chiedere l’intervento delle istituzioni. “Purtroppo la nostra scuola media rischia di chiudere a causa dei pochi iscritti. Sarebbe una grande perdita per l’intera comunità che abita e vive questa parte di territorio. Di città. Ci stiamo battendo da tempo per il riconoscimento del suo valore in termini educativi e formativi, del suo valore sul piano sociale e culturale”. “Il corpo docente -sottolineano le due donne- è di primissimo livello. Gli insegnanti sono preparati non solo sulla didattica ma anche e soprattutto sull’integrazione. Hanno affrontato, spesso da soli, problemi enormi di ogni tipo. Questo istituto è un punto di riferimento e di incontro tra generazioni. Avremmo potuto scegliere per i nostri bambini un’altra scuola. Siamo felici di aver scelto proprio questa scuola. Ci auguriamo che possano continuare a frequentarla anche alle medie”. Secondo Mandia e Capozzoli la chiusura della scuola superiore di primo grado avrebbe “un effetto domino” sulla tenuta complessiva delle iscrizioni alla Montalcini di Fuorni. Questo perché “ci sono famiglie che hanno figli alle elementari e alle medie e non sarebbe assolutamente facile portarli in due scuole diverse tutte le mattine. Inoltre rischierebbe di incidere anche sulla dispersione scolastica”. Orgoglio e determinazione attraversano le loro parole unitamente alla volontà di impegnarsi, insieme a tutti gli altri genitori, per costruire un finale altro e di segno positivo per le sorti della scuola. Un finale aperto. In tutti i sensi. Al presente e al futuro. “Tra di noi genitori -sottolineano Mandia e Capozzoli- sono nate belle e preziose amicizie. Prima della pandemia le occasioni per stare insieme erano tante e sollecitate con piacere. Compleanni da festeggiare. Feste di fine anno da condividere. Naturalmente in questo periodo così difficile, complesso e complicato non è stato possibile viverle e viverci allo stesso modo. Si tratta però solo un problema di forma. Nella sostanza siamo una grande famiglia”. Per le due donne la Montalcini di Fuorni “sconta senza dubbio il fatto di essere una scuola di periferia. Evidentemente è meno attraente. Ma la sua importanza resta indiscutibile, specie perché agisce in un contesto sociale e culturale di particolare complessità e fragilità. Questo è il suo grandissimo merito. La sua opera meritoria e necessaria”. La collaborazione tra scuola e genitori era e resta una realtà. “Stiamo lavorando incessantemente -raccontano Mandia e Capozzoli- per aprire sempre di più la scuola, anche in orario extra-scolastico, al territorio e agli studenti, alle sfide del nostro tempo. I bandi regionali e nazionali offrono numerose opportunità per ampliare l’offerta formativa e allo stesso tempo per avere una ricaduta benefica sulla comunità scolastica e umana”. All’interno della scuola, come precisato dalle due donne, “è presente un atelier curato, colorato, personalizzato, che è anche stimolante e capace di ‘educare’ attraverso ciò che comunica: rispetto, ordine, positività, fiducia, accoglienza. L’ambiente coadiuva, supporta e stimola il rinnovamento. Tutto questo ha sicuramente determinato un aumento di progettualità attive, creando opportunità di contagio metodologico e un circolo virtuoso di idee e prassi a tutto vantaggio”. “In questa scuola -concludono Mandia e Capozzoli- differenti culture sociali cominciano a parlarsi e a comprendersi. Non è un fatto scontato. Né tanto meno automatico. È una ricchezza per i nostri figli e anche per noi. Un patrimonio di valore e valori che non solo non va disperso. Ma va preservato, sostenuto e potenziato”.