di Marco Alfano
Sarà presentato oggi alle ore 17, al Museo Diocesano di Amalfi, il Calendario 2022 di De Luca Industria Grafica e Cartaria, dedicato a Antonio Rocco (1880-1944), ora riemerso grazie a questa nuova iniziativa editoriale che merita d’essere annoverato a pieno titolo uno dei più rappresentativi artisti amalfitani della prima metà del XX secolo, accanto ai nomi di Pietro Scoppetta e Antonio Ferrigno. Alla presentazione prenderanno parte Giovanni Camelia Centro di Cultura e Storia Amalfitana, Ada Patrizia Fiorillo dell’Università degli Studi di Ferrara, Andrea De Luca e Mario Amodio Nato ad Amalfi il 23 luglio 1880, studia da autodidatta e riceve i primi insegnamenti artistici dal pittore maiorese Angelo Della Mura. In seguito s’iscrive all’Istituto di Belle Arti di Napoli, dove è allievo di Michele Cammarano. Nel 1905 al concorso per il pensionato riceve il primo premio per il dipinto Minatori. Nel 1905 espone alla Promotrice napoletana le opere Piccioni e Tramonto, mentre l’anno successivo presenta Sul fiume Canneto e Costume amalfitano. Partecipa alla LXXV Esposizione Internazionale di Roma del 1905, e alla Quadriennale di Torino del 1908, dove espone Tempesta vicina. È una pittura, quella di Rocco, che registra tonalità scure, nel tentativo di compendiare l’analisi palizziana con una pennellata più sintetica, propria del realismo di Cammarano, del quale condivide anche l’attenzione ai temi sociali, come in Minatori e Gli emigranti (entrambe oggi nelle collezioni della Pinacoteca di Stato di San Paolo in Brasile), quest’ultima esposta alla LXXX Esposizione Internazionale di Roma nel 1910. Nel 1913, alla vigilia della prima guerra mondiale, si stabilisce in Brasile su invito di alcuni parenti che risiedono a San Paolo. Alla XXIII Esposizione di Belle Arti di Rio de Janeiro del 1916 espone quattro tele: I minatori, Amalfi, Dopo il bagno e Passano i Bersaglieri, quest’ultima oggi nelle collezioni governative di San Paolo in Brasile. Nel 1918 tiene la sua prima mostra personale a San Paolo, dove espone numerosi acquerelli ed alcuni paesaggi e ritratti ad olio, tra cui il Ritratto di Altino Arantes, e la già ricordata tela Gli emigranti. L’anno seguente trascorre, con la moglie Ester, sei mesi nell’azienda agricola di Oscar Sousa Pinto, a São Carlos do Pinhal, per dipingere la grande tela Manhã no Mangueiro, una scena rurale poi acquisita dal Ministero dell’Agricoltura dello Stato di San Paolo. Nel 1921 rientra per due anni ad Amalfi; tornato in Brasile, allestisce una mostra personale dove presenta le opere dipinte in Italia, nelle quali l’artista rivela una rinnovata capacità pittorica, in particolare nelle vedute della Grotta dello Smeraldo, tutte giocate sulle variazioni dei toni freddi del blu cobalto, oppure nel bellissimo Panorama di Amalfi dove l’intera scena è come avvolta da una foschia bluastra. Nel 1929 presenta cinquantatré opere ad una vasta antologica allestita al Palazzo di Arcadas, dove ritorna ad esporre nel 1940 nell’ultima mostra con più di cento dipinti. Muore, a San Paolo del Brasile, l’11 novembre 1944.Il Calendario De Luca illustra nei 12 mesi i vari periodi della carriera di Antonio Rocco, centrando l’attenzione su dipinti conservati in collezioni pubbliche, oppure provenienti da prestigiose collezioni private; è una pubblicazione che consentirà agli appassionati una riscoperta articolata e approfondita del genio del Maestro ancora poco noto al grande pubblico; alcune opere infatti saranno una sorpresa per la loro modernità pittorica. Ad aprire la sequenza, delle opere, a gennaio, è una veduta degli anni giovanili, Pescatori, databile al 1903 (di cui si pubblica anche un bellissimo bozzetto preparatorio) dove l’autore delinea un’immagine “nobile” dei lavoratori del mare, comune ad altri artisti italiani ed europei, che quindi si dovrà leggere in parallelo con quelle dipinte da Hans von Marées nella decorazione, eseguita vent’anni prima, alla Stazione zoologica di Napoli; febbraio presenta uno dei suoi capolavori, Minatori, datato 1905, con l’evento tragico d’un incidente sul lavoro, il cui realismo dolente è in evidente riferimento a Teofilo Patini; marzo presenta un altro straordinario dipinto di grandi dimensioni dal titolo Gli emigranti, del 1910, che raffigura una famiglia in partenza dal Molo dell’Immacolatella, il principale porto napoletano da cui salpavano le navi per il Brasile; un dipinto caratterizzato da un’austerità immobile, da intendere ancora nell’ambito del realismo; aprile ha una veduta della terra brasiliana, dal titolo Antica Bixiga (1916-18); per i mesi di maggio, giugno e luglio troviamo tre opere che riportano ai paesaggi amalfitani, dove l’artista ritorna nella prima meta degli anni Venti: Duomo di Amalfi, oggi nella collezione De Luca, e Grotta dello smeraldo, una delle sue tele più cariche di misterioso silenzio, e Amalfi, del 1921-22; agosto, una luminosa veduta della terra brasiliana, raffigurante Ilha Porchat (S. Vicente), del 1930-32; settembre presenta un tema esotico, dal titolo Odalisca, datata 1927; ottobre presenta una veduta di Amalfi, databile al 1922-23; a novembre troviamo ancora un soggetto di genere: L’artista improvvisto; dicembre chiude la sequenza con La modella (1925-26), di certo un dipinto che attesta, nella pennellata fluida e il colore che si sfalda, definitivamente il superamento dei dettami della tradizione pittorica ottocentesca.