di Clemente Ultimo
Due prestigiosi riconoscimenti conquistati con ampio consenso di critica – il 7° premio internazionale Giallo Garda con “Il segreto di Lazzaro”, di Garfagnana in giallo – sezione classico con “La ragazzina ragno” – ed il debutto nella collana Giungla Gialla curata da Fabrizio Carcano per l’editore Mursia: il 2021 per Letizia Vicidomini, apprezzata autrice di romanzi noir, si chiude con un bilancio senza dubbio positivo. E soprattutto con nuove idee da sviluppare nel prossimo futuro. Ma prima di allungare lo sguardo verso i prossimi mesi scopriamo come la passione per il testo scritto ha portato l’autrice nocerina dai primi esordi ai riconoscimenti degli ultimi anni. “All’origine di tutto c’è la passione per la lettura, ogni passo verso la scrittura nasce da lì. Il vero e proprio esordio risale al 2006, quando viene pubblicato il racconto “Nella memoria del cuore” per i tipi di Akkuaria. Una pubblicazione sul web che, però, ha fatto da apripista: dopo nove mesi è uscito “Angel”, anche se la vera svolta è arrivata con “Il segreto di Lazzaro”. Determinante è stato l’incoraggiamento di Maurizio De Giovanni, cui la bozza era particolarmente piaciuta: su suo suggerimento ho proposto il testo all’editore Cento Autori che ha deciso di pubblicarlo. Dal giallo dei primi racconti e romanzi ho poi iniziato a virare verso il noir ed è iniziata la collaborazione con Homo Scrivens. È nata così la trilogia dei colori, fino ad arrivare a “Lei era nessuno”. “La ragazzina ragno”, il romanzo pubblicato quest’anno, è uscito invece per Mursia”. Spesso classificare un romanzo in un genere piuttosto che in un altro è quasi una forzatura rispetto alla stessa volontà dell’autore, tu come interpreti il genere noir? “Come la possibilità di esplorare l’animo umano, di provare a dare una risposta al perché accadono cose apparentemente incomprensibili. In effetti ho sempre considerato un po’ riduttiva la definizione di noir, in questi romanzi ci sono tutti i colori della vita, c’è uno spaccato sociale del mondo in cui viviamo, i personaggi sono vivi, concreti. Del resto la mia più grande fonte di ispirazione resta la realtà che mi circonda”. Ecco, tu sei originaria di Nocera Inferiore ma lavori a Napoli, una città che ha un ruolo di primo piano nei tuoi romanzi. “Sì, è un elemento fortissimo. Frequento Napoli quotidianamente per lavoro e ogni giorno colgo spunti nuovi e numerosi e soprattutto variegati: in città c’è praticamente di tutto per chi ha voglia di osservare con un occhio attento la realtà. Ecco, Napoli è un insieme di storie, un palcoscenico perfetto”. C’è un’intera generazione di scrittori contemporanei che ha scelto il capoluogo campano come luogo in cui ambientare i propri romanzi e racconti, ognuno offre al lettore una personale prospettiva entro cui inquadrare la città. Qual è la tua? “Certamente non una prospettiva oleografica, anche se credo traspaia chiaramente il senso di amore che provo verso questa città. La Napoli che racconto nei miei romanzi viene descritta sempre con un profondo senso di realtà, con uno sguardo a 360 gradi”. Nei tuoi romanzi affronti tematiche dure, in particolare ne “La ragazzina ragno”, sempre però con una sorta di garbo, senza indulgere in toni pulp o morbosi. “Questa è la mia cifra stilistica. Ho piacere che la mia voce narrativa sia come quella vera, dolce anche quando affronta i temi duri della realtà. Ad esempio ne “La ragazzina ragno” si tocca il tema dello sfruttamento del corpo delle adolescenti: non credo ci sia bisogno di indulgere nella morbosità per mostrare la pochezza di chi pensa di poter comprare la purezza di un’adolescente. Ecco, credo che questo registro arrivi anche più in profondità; un amico ha paragonato questo stile ad una coltellata data attraverso un panno di velluto: il coltello raggiunge lo stesso il bersaglio pur se attutito. Non c’è nessun bisogno di essere estremi o pulp”. Nei tuoi romanzi c’è ormai un punto fermo: la figura di Andrea Martino, commissario di Polizia ormai in pensione che, tuttavia, non riesce a sottrarsi al richiamo della giustizia. “Potremmo dire che Andrea Martino è un personaggio che si è introdotto praticamente da solo nei miei romanzi: in “Nero” la sua figura appare solo nel finale, pur ricoprendo un ruolo chiave. Da quel momento in poi è stato un crescendo, penso per un motivo ben preciso: spesso nei miei romanzi emerge il dualismo tra legge e giustizia, che non sempre coincidono. In qualche caso, anzi, occorre pensare ad una giustizia diversa da quella offerta dalla legge, direi quasi maggiore. Ebbene, qui interviene Andrea Martino: lui rappresenta quello sforzo teso a comprendere le ragioni profonde di un gesto, di una scelta, anche di quelle apparentemente incomprensibili come quella di un assassino. Direi che rappresenta la mia parte buona, quella che cerco nelle persone”. Il 2021 è stato un anno di grandi soddisfazioni, progetti per il prossimo futuro? “Sto elaborando una nuova storia per Mursia. Al momento l’idea c’è, come sempre ora la lascio sedimentare prima di iniziare a scrivere. L’ambientazione sarà particolare: un conservatorio e, più in generale, il mondo della musica. A muovere le fila una figura femminile forte e determinata”.