Ricettazione continuata di assegni bancari e documento di riconoscimento falsificato: condanna definitiva per lo scafatese 70enne Pasquale Barba. Lo ha deciso la Corte di Cassazione rigettando il ricorso dell’imputato e confermando la sentenza della Corte d’Appello di Napoli la quale aveva già rideterminato la pena rispetto al giudizio di primo grado emesso dal Tribunale di Torre Annunziata. Assoluzione invece per falsità in scrittura privata e falso testamento oleografico per titoli di credito in quanto i reati non sono più previsti dalla legge. Diventano quindi definitivi i due anni e tre mesi di reclusione per il 70enne scafatese. Scrive la Corte di Cassazione. “I giudici d’appello hanno evidenziato la piena sussistenza del delitto di ricettazione, argomentando dalla concertata spendita dei titoli clonati da parte della coimputata Montemurro, la quale aveva la disponibilità del documento di identità contraffatto… Sotto il profilo della prova logica la spendita presuppone l’acquisto o, comunque, la ricezione degli assegni fraudolentemente incassati a fini di profitto. Alcun elemento depone per il concorso di Barba nel reato presupposto, ovvero nella formazione degli assegni solo apparentemente tratti sul conto del denunciante R.F.”. Ricorso rigettato dai giudici della Cassazione, quindi, e pena che diventa definitiva per il 70enne scafatese
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