Trentuno anni dopo, Agostino Di Bartolomei (nella foto), continua a rappresentare una guida per la tifoseria gra- nata, un punto di riferimento a cui guardare nei momenti diffi- cili. Oggi non solo Salerno ri- corda la tragedia del 30 maggio 1994 quando decise di togliersi la vita sparandosi un colpo al petto con la sua Smith & Wesson cali- bro 38. Erano passati esatta- mente dieci anni dalla finale di Coppa Campioni persa col Liver- pool ma i motivi del gesto sono da ricondurre ad altri eventi.
CENTROCAMPISTA E DIFEN- SORE Chi era Agostino Di Barto- lomei, calcisticamente parlando? Soprannominato “Ago” o “Diba”, si espresse al me- glio come centrocampista nella Roma e nel Milan, posizionato dal tecnico Nils Liedholm da- vanti alla difesa, mettendo in mostra carisma, continuità di rendimento e, soprattutto, intel- ligenza tattica: sopperì infatti alla maggiore pecca che gli veniva
imputata, la scarsa propensione allo scatto e alla corsa, con una perfetta lettura in anticipo delle fasi di gioco – come a pensare “più veloce” dei suoi avversari. Nel corso della carriera, venne impiegato con ottimi risultati anche come centrale di difesa; in questo senso, Gianni Mura scrisse: «da centrocampista ebbe una seconda carriera come li- bero, o centrale difensivo. Un de- stino che tocca solo a giocatori di costruzione, con un grande senso del gioco collettivo. Come Beckenbauer, come Scirea che mi viene automatico accostare ad Agostino per i silenzi e per la stessa visione di un calcio sem- plice, pulito». Capace di lanci e servizi impeccabili verso i com- pagni di squadra, era inoltre do- tato di grande potenza nelle conclusioni a rete, arma con cui trovò svariate volte la via del gol sia da fuori area sia su calcio di punizione; la stessa la impiegò come rigorista, spesso con tiri calciati praticamente da fermo.
LA CARRIERA Indimentica- bile capitano della Roma, in giallorosso Agostino Di Bar- tolomei vinse tre edizioni della Coppa Italia ed uno scu- detto nel 1983. Poi la conclu- sione di carriera a Salerno riportando la Salernitana in B nel 1990 dopo una perma- nenza in terza serie durata 24 anni. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo Di Bartolo- mei si dedicò alla creazione di una scuola calcio a Santa Maria di Castellabate, nel Ci- lento, luogo di cui era origi- naria la moglie. Il calcio però gli chiuse la porta in faccia e così decise di togliersi la vita. Una perdita incredibile per il calcio italiano che disse addio ad un signore del pal- lone che in carriera aveva ve- stito anche le maglie di Milan, Cesena, Venezia e della Na- zionale. Il vuoto lasciato da Ago è enorme ed i tifosi gra- nata continuano a ricordarlo, in campo e fuori.





