di Olga Chieffi
Termini quali Resistenza, Liberazione, Antifascismo, hanno unito tutta Italia, stamane. “Il 25 aprile – ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Civitella in Val di Chiana, a 80 anni dalla strage del 29 giugno 1944 avvenuta in provincia d’Arezzo – è per l’Italia una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà che, trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista, hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o totalitarismo. Aggiungo, utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975, che intorno all’antifascismo – ha concluso – è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”. Vasco Rossi ha elevato il canto simbolo della Resistenza, con gli amici, a Palermo, a Milano tra le tensioni della piazza, ma a Salerno, il protocollo ha ancora una volta impedito di eseguire la partitura, lasciando il canto dei Partigiani alla voce della gente comune. C’è un simbolo particolare, iridescente, che apre al dialogo e alla parità, il più democratico, che è alla base di un linguaggio a momenti indecidibile, a volte perentorio, per cui non vi è veramente nulla da contrapporgli, in altri modi disperato o umile o glorioso, universale e sognante, che è quello della musica. “Tra sensazioni contraddittorie, la musica non è tenuta ad optare” scrive Jankelevitch in “La musique et l’ineffable” e il suo simbolo che per natura genera e reca significati molteplici e nuove figure, che da un verso è qualcosa di dato all’uomo e dall’altro è qualcosa che l’uomo si foggia, inscenando magari un rito, ricorda quello di Platone offerto nel Symposio, ovvero che ciascuno di noi è il simbolo di un uomo, la metà che cerca l’altra metà simbolo corrispondente. Sul più forte simbolo di pace, quello della musica e dell’arte non bisogna transigere, altrimenti, viene a cadere tutto il palco di belle parole pronunciate tra Piazza Vittorio Veneto, dinanzi al monumento ai caduti del mare, in piazza 25 aprile sul lungomare e dinanzi alle lapidi di Palazzo Sant’Agostino, al cospetto al cospetto degli studenti degli Istituti Comprensivi “Gennaro Barra e Vicinanza” e dell’Istituto Alberghiero di Stato “Roberto Virtuoso”. “Oggi noi festeggiamo una data e una ricorrenza nella quale gli italiani ritornarono alla libertà, alla democrazia, soprattutto alla pace – ha dichiarato il Prefetto Francesco Esposito – ed è quindi questo il presupposto su cui poi è stata costruita la nostra Repubblica ed è stata rifondata la nostra storia, che ci ha garantito il pieno esercizio di tutti i diritti di libertà” ha aggiunto il prefetto, in una bella giornata di sole che ha smentito le cattive previsioni metereologiche che avevano fatto temere per le celebrazioni. Per i rappresentanti delle associazioni partigiane “Ricordo è una parola generica, preferiamo usare la parola memoria storica di quello che è stato movimento spontaneo e popolare di insurrezione contro i tedeschi e contro i fascisti che li appoggiavano. Il 25 aprile noi ricordiamo questo che è stato il fondamento della nostra Repubblica, la base necessaria a che l’Italia diventasse una Repubblica costituzionale e civile”. Bisogna dire che siamo antifascisti con semplicità ha continuato il Sindaco Vincenzo Napoli. Poi, sulle stesse tracce il Presidente della Provincia, Francesco Alfieri, è stato dato ampio spazio agli interventi del Segretario generale della CISL di Salerno, Maria Carmela Cortazzi, del Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra di Salerno, Antonio Landi, e del Vice Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Salerno, Michela Masullo. Quindi le marce scelte ed eseguite dalla Complesso Strumentale “Lorenzo Rinaldi” – Città di Giffoni Valle Piana, diretta dal maestro Francesco Guida hanno legato l’intero percorso: tanti i giovanissimi in organico, che hanno intonato oltre gli inni di prammatica, Parata d’eroi, il canto degli Italiani, l’ inno alla gioia e una melodia intonata proprio cercando un varco su questo disastrato lungomare per raggiungere il Palazzo della Provincia, che nelle armonie ci ha ricordato Bella Ciao. Un popolo alla macchia, un popolo in viaggio per scelta, vanta una propria colonna sonora, le cui gesta hanno da essere tramandate anche attraverso le note, per affermare valori eroici così alti e tradizionali, in questi tempi di grande obnubilazione, in cui potrebbero venir meno, insieme all’intera umanità.