Di Olga Chieffi
Serata di gala stasera per la XXVII edizione de’ “ I Concerti d’Estate di Villa Guariglia”, organizzati dal Cta di Salerno, da un’idea di Antonia Willburger. Un appuntamento questo, che inizierà alle 18,30, con una paint performance e degustazione di vino sul belvedere della villa, romanticamente per fissare su tele e carte il tramonto, nello spirito del gran tour. Quindi alle 21, riflettori accesi sul duo composto dalla violinista Annastella Gibboni e dal pianista Fabio Silvestro, che riceveranno il prestigioso premio “Emidio Cecchini” istituito in memoria del compianto Presidente nazionale di Acli Arte e Spettacolo scomparso prematuramente nel giugno 2015, un tributo all’uomo, al dirigente ed all’artista, che ha saputo tramutare in impegno sociale, il suo talento artistico e professionale. Un premio, questo con il quale si vuole riconoscere l’impegno e la dedizione che giovani musicisti, profondono quotidianamente nella valorizzazione delle Arti, attraverso i propri talenti e capacità professionali. I musicisti hanno allestito, per l’esigente pubblico dei Concerti d’Estate, un programma molto particolare che rivelerà per intero il ventaglio timbrico e tecnico dei due strumenti. Il concerto principierà con la Sonata per violino e pianoforte in La Maggiore di César Franck. Finale con la Sonata per violino e pianoforte in la maggiore di Cèsar Frank, composta nell’estate del 1886 e dedicata al grande violinista belga Eugène Ysaÿe, senza dubbio uno dei capolavori della musica strumentale francese del secondo Ottocento. Opera emblematica questa, forse quant’altre mai, non soltanto dello stile del suo autore ma anche, in qualche modo, di un’intera epoca della musica francese, dove convivono e si intrecciano intensità lirica, elegante nitore della scrittura, culto e rigore della forma, pronunciato gusto neoclassico evidente tra l’altro nel ricorso alla tecnica contrappuntistica, linguaggio armonico raffinatissimo ispirato dal cromatismo wagneriano nonché da ripensamenti modali, anelito all’organicità compositiva. Quest’ultimo si riflette anzitutto nel principio costruttivo ciclico tanto caro a Franck e che qui si manifesta a vari livelli: se l’idea ciclica formulata nel primo movimento determina o perlomeno incide sulla conformazione melodica dei temi dei movimenti successivi, decisivo al riguardo è l’intervallo di terza, assumendo via via nuove e cangianti configurazioni, e in ogni caso ricompare ben riconoscibile sotto specie di ricordo o reminiscenza, la sostanza tematica principale e per così dire autonoma del terzo movimento viene a sua volta riutilizzata, in funzione complementare, nel finale. A denotare l’impegno costruttivo e l’ambizione della Sonata, che nella sua poderosità aspira a una dignità estetica paragonabile a quella della grande forma sinfonica, intervengono la ricercata varietà delle soluzioni formali e degli atteggiamenti espressivi dei quattro movimenti, ciascuno dei quali offre una propria definita individualità all’interno dell’insieme complessivo. “Dopo Paganini nessuno ha dato un contributo simile al repertorio del violino”, amava affermare David Ojstrach e non poteva mancare il Niccolò Paganini, di famiglia il cui cognome è assurto, con Giuseppe, all’albo d’oro del premio dedicato al genio genovese, con l’ultimo dei suoi 24 Capricci, costituenti il vertice di tutta la produzione musicale paganiniana, il lascito compositivo più geniale del violinista genovese, opere che si collocano in una dimensione particolarissima e affatto personale per la loro capacità di trasmutare significati, stilemi e tecniche tradizionali in fenomeni nuovi, inauditi, sorprendenti. Nell’ultimo, il XXIV in La minore il violino va davvero oltre e diventa una sorta di “metaviolino”, considerato anche il più complesso, composto nello stile del “tema con variazioni”, la cui melodia viene esposta riproponendo praticamente tutte le difficoltà tecniche presentate nei precedenti ventitré capricci. Quindi si passerà alla celeberrima Ronde des Lutins ,”La ridda dei folletti”, scherzo fantastico in mi minore-maggiore op. 25, di Antonio Bazzini breve pagina oggi confinata tra i pezzi da bis, che rappresenta un pezzo di bravura riservata ai violinisti più virtuosi. Si tratta di un lavoro dal contenuto musicale di semplice tessitura, ma che esprime un fascino originale per la grande bravura strumentale che richiede la parte riservata allo strumento ad arco. Il violinista può sfoggiare una vera e proprio vetrina di effetti virtuosistici. in particolar modo uno dei colpi d’arco più accattivanti, il jeté, mentre il pianista è relegato a un ruolo di mera sottolineatura ritmica. Dopo tanta tensione ecco l’Andante in si bemolle maggiore per violino e pianoforte, op. 75 composto da Gabriel Fauré il quale non si è mai tirato indietro nel riciclare del buon materiale musicale. Infatti, questa pagina doveva far parte originariamente del Concerto per violino e orchestra, scritto da Fauré nel 1879 e rimasto incompleto e circoscritto ad un solo tempo, l’Allegro. L’Andante venne eseguito il 20 dicembre 1878 alla Société Nationale de Musique a Parigi dal violinista Ovide Musin con André Messager al pianoforte e successivamente pubblicato come Andante in si bemolle maggiore op. 75. È una pagina di straordinaria eleganza formale che rispecchia quella linea di libertà, e quel flou tutto francese, aperto ad una sensibilità quanto mai nuova senza che la simmetria della composizione classica fosse obliterata od offuscata restituendo in chiave di purezza d’arte la melodia. Il programma ufficiale si concluderà con le Variations on an Original Theme op.15 di Henry Wieniawsky, composto nel 1854. Il soggetto con tre variazioni (in maggiore) è preceduto da un’introduzione in minore con qualche elemento di cadenza. Questo passaggio riappare dopo le variazioni ed è seguito da un finale in forma di valzer brillante che termina con una brillante coda. Le Variazioni – come altre composizioni di Wieniawski – richiedono grande libertà nell’esecuzione di accordi e ottave, che si può raggiungere unicamente con una tecnica solidissima, nell’esecuzione di vari tipi di staccato, purezza di intonazione negli armonici, e un ventaglio infinito di funambolismi tecnici.