di Arturo Calabrese
“Io non ho mai visto una forza politica, e mi riferisco a quella di Calenda, che alle elezioni non dice “votate me perché voglio governare il Paese”, ma “votate me così non governa nessuno e riprendiamo un altro”. Noi, invece, diciamo votate il centrodestra e votate i moderati del centrodestra perché è solo questa la strada”. Parla così il capo politico della lista Noi Moderati, Maurizio Lupi, a margine di un’iniziativa elettorale a Salerno, sul rischio ingovernabilità dopo il voto. “Come, tra l’altro, ha detto Draghi al Meeting di Rimini – ha detto Lupi – qualunque scelta faranno gli italiani, quello sarà un governo autorevole che porterà l’Italia anche fuori da questa crisi. Quindi, votate il centrodestra e la lista Noi Moderati proprio per rimettere, per esempio, al centro la persona, il cittadino, la libertà d’impresa e lo Stato al servizio della persona”. Quanto al rischio astensionismo il 25 settembre, l’ex ministro sostiene che “se la sinistra continua a fare una campagna elettorale che dipinge l’altro come il mostro, il male assoluto, “se vince il centrodestra, ci sarà la catastrofe’, utilizziamo la campagna elettorale in Italia per parlare male dell’Italia e indebolirla all’estero, è evidente che poi i cittadini si allontanano”.
Onorevole Lupi, poco meno di due settimane al voto. Qual è la sua sensazione per la lista “Noi Moderati?
“Quella di un significativo risultato politico. Il centro moderato sarà determinante per il successo e per le politiche del centrodestra di governo. Nella terra del governatore De Luca, il centrodestra – stando ai sondaggi – potrebbe imporsi in tutti i collegi. Stesso scenario a livello nazionale”.
Crede nell’ipotesi Giorgia Meloni prima donna presidente del Consiglio?
“Se Fratelli d’Italia risulterà il primo partito della coalizione vincente la nostra indicazione sarà certamente il suo nome, coerentemente con il criterio che ci siamo dati e che abbiamo applicato in passato con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Poi ovviamente spetterà a lei accettare e al presidente della Repubblica la nomina”.
Da già ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, quali sono le sue priorità?
“Ne indico una su tutte: il completamento del sistema ferroviario di Alta velocità in Italia, il suo prolungamento sulla dorsale tirrenica fino a Reggio Calabria, la sua attuazione sulla dorsale adriatica dove c’è ancora incredibilmente un tratto a binario unico, il collegamento Est-Ovest al Nord con il completamento delle tratte venete e poi sino a Trieste, e al Sud con la Bari-Napoli. Il progetto sarà ultimato quando finalmente si farà anche il ponte sullo Stretto”.
Come valuta lo stato dei trasporti e della viabilità in Campania?
“Dei grandi collegamenti nazionali le ho già detto, a livello regionale e cittadino c’è un problema che riguarda il trasporto pubblico locale per le inefficienze delle società che lo gestiscono, parlo della Eav che fa riferimento alla Regione e dell’Anm per quanto riguarda i trasporti del comune di Napoli, dove c’è una delle più belle metropolitane d’Italia, ricordo quando venni a inaugurare la stazione di piazza Garibaldi a Napoli Centrale, ma che ormai afflitta da una cronica carenza di treni per cui, in una metropoli come il capoluogo campano, le corse hanno una frequenza, oggettivamente insopportabile, di quindici/venti minuti. C’è poi il problema del precariato di molti lavoratori assunti con contratto interinale, che inevitabilmente incide sulla qualità del servizio offerto alla popolazione”.
Quale dovrebbe essere il primo atto del nuovo governo, secondo lei?
“Un deciso investimento sulla scuola, il futuro è lì, non in una improbabile dote ai diciottenni. Investire sui giovani vuol dire dare loro scuole di qualità, collegate al mondo del lavoro, io dico sempre che più che alternanza scuola lavoro ci vuole un’alleanza scuola lavoro. Bisogna incrementare e rafforzare sugli Istituti Tecnici Professionali soprattutto al Sud. In Italia gli iscritti a questo tipo di scuola superiore sono 18.000, in Francia 400.000, in Germania un milione. Nei Pesi europei dove è più forte questo collegamento tra il sistema di istruzione e il mondo produttivo la disoccupazione giovanile è a livelli fisiologici (in Germania è al 6,6%), in Italia è al 30%, con punte drammatiche nelle regioni del Mezzogiorno. Investire nella scuola vuol dire anche adeguare lo stipendio dei professori alla media dei loro colleghi europei (il primo capitale di ogni impresa, anche quella educativa, è il capitale umano). E poi bisogna raggiungere una effettiva parità scolastica che sia anche economica e non discrimini più le scuole paritarie, che, per legge, fanno parte del sistema pubblico di istruzione esattamente come quelle statali. Parità e autonomia scolastica sono la condizione per un’istruzione di qualità per eliminare le disuguaglianze che esistono tra le varie zone del Paese e per combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico. Per perseguire veramente il bene comune bisogna puntare sulla libertà e sulla responsabilità delle persone”.