di Nello Di Mauro
Il pomeriggio di ieri, giornata solitamente dedicata al calcio giocato ed alle passioni che scatena la pelota che corre veloce sul terreno verde solo ritardate dall’invasione Var verificatasi nel principe degli stadi, mi riporta indietro nel tempo, precisamente ad un martedì 28.9.1976 allorquando io ed il mio fraterno amico Mario Valiante , al termine di una mattinata trascorsa a vendere libri usati dinanzi al Liceo Classico Torquato Tasso di P.zza S. Francesco, partimmo per raggiungere Torino e per assistere al primo turno di Coppa Uefa che il giorno dopo avrebbe visto in campo Juventus-Manchester City allo Stadio Comunale di Torino. L’assiduo ed attento lettore sportivo, anche non sostenitore granata, si chiederà il nesso tra le premesse del presente scritto e la narrazione che segue e che prende le mosse da un viaggio in autostop con partenza dall’attuale uscita di Salerno Centro e con destinazione il capoluogo piemontese. Ebbene, due giovanissimi ragazzi di comprovata fede granata, abituali frequentatori della curva sud del mitico Vestuti, ma anche sostenitori della Vecchia Signora, desiderosi di vivere beneauguranti emozioni proiettate verso palcoscenici europei, con pochi spiccioli in tasca frutto della vendita dei libri usati, senza saperlo daranno vita allo storico gruppo dei Panthers Granata che nascerà ufficialmente quasi un anno dopo, precisamente l’11.9.1977. Da pochi giorni è stata celebrata la ricorrenza, ma la recentissima tragedia che mi ha privato di continuare a ricordare – insieme al carissimo Mario – uno dei momenti più puri e di intensa amicizia che ho avuto modo di vivere in un percorso di vita che mi ha anche visto quale protagonista arbitrale nei campi di tutto il mondo, mi ha suggerito di lasciare ai posteri delle giovanissime generazioni di supporters granata, la testimonianza della nascita del gruppo che si affiancò a quello storico dei Fedelissimi che avevano la sede in uno dei locali del Centro storico della città nei pressi della Chiesa di Santa Lucia. Ebbene, tralasciando le vicissitudini e le peripezie vissute per giungere a destinazione, ricordo che entrammo nella Curva Filadelfia – casa del tifo bianconero- grazie ai biglietti omaggio che ci fece trovare nella sede della società in Galleria San Federico, il nostro Ciccio Della Monica da Marina di Vietri Sul Mare , al tempo nelle giovanili della Juventus, talento non ripagato abbastanza da una pur luminosa carriera calcistica che è legata – tra l’altro-alla Salernitana di Ansaloni ed alla promozione in B conseguita il 3.6.1990. In una giornata di fitta ed incessante pioggia, senza ombrelli e con un impermeabile di cellophane e di fortuna ben presto dissoltosi nel nulla, troviamo posto tra i Panthers Bianconeri dai quali prendemmo non solo l’idea del nome da trapiantare nel cuore della Curva Nuova del Vestuti, come poi avvenne – al fianco dei Fedelissimi- ma anche lo storico canto << il potere deve essere Granata>>. Al rientro, dopo una nuova interminabile avventura per il rientro notturno sempre in autostop, io e Mario coinvolgemmo i nostri carissimi amici di gioventù che frequentavano la piazzetta del Bar Nazionale sul Lungomare Trieste per dar vita ai Panthers Granata. Gli artefici della genesi ( fra gli altri, Adolfo Gravagnuolo, Enrico Fasano, Giovanni Esposito, Enzo Nocilla, Giovanni Virgili, Mario D’Ambrosio, Edoardo Vernieri ,Franco Ferrigno) che ricordo con immutata gioia e senza i quali non si sarebbe mai potuto realizzare il sogno , assicurano oggi testimonianza diretta delle collette per gli acquisti del primo storico striscione che venne confezionato dal passionale tappezziere Matteo Caravano di Via Zara, dove abitavo e dove vi era la nostra sede – nel mio garage- che ospitava anche tamburi e bandiere. Ricordo, come fosse ieri, che il simbolo della pantera venne realizzato dal Maestro e Prof. Gabriele D’Alma che è stato anche il padre del cavalluccio marino e simbolo della Salernitana, scelto osservando sulla spiaggia dell’Olivieri i pescatori che pulivano le proprie reti, venendone attratto dalla tenacia con la quale tentava di divincolarsi. Quello striscione che custodivamo come una reliquie – per la cronaca- venne incendiato a Benevento, allo Stadio Santa Colomba, al termine di un derby nell’inferno della Serie C.Tanto tempo è trascorso, tantissime emozioni abbiamo vissuto insieme come le evoluzioni artistiche – ormai conosciute in tutto il mondo- della nostra tifoseria organizzata ma forse anche ferito dalla sconfitta con il Pisa mi sono lasciato andare ad un dolce e profondo ricordo .