L’odore, il tatto, la vista: il vinile eccita i sensi. Ieri si è tenuta la sesta edizione del Vinylfest presso il Grand Hotel Salerno. Tante le novità quest’anno, in primo luogo l’estensione delle sale per gli espositori è quasi raddoppiata rispetto alle precedenti edizioni, si contano infatti più di settanta espositori. In secondo luogo la partecipazione di alcuni tra i più famosi collezionisti che hanno messo in vendita parte di alcuni dei pezzi più pregiati e infine il respiro internazionale che sta caratterizzando quest’edizione con la partecipazione di espositori tedeschi e francesi. Dischi con copertine magiche, quasi opere d’arte quando il cartone veniva disegnato e colorato a mano. Il vinile è un oggetto che vive, e te ne accorgi subito negli occhi dei tanti amatori che prima dell’inaugurazione si sono riunititi attorno agli organizzatori per poi via alla ricerca dopo l’augurio “buona caccia al disco”. È un atmosfera calda, amichevole, tutti parlano con tutti, si scambiano opinioni si confrontano sull’edizione. E se i più grandi alla scoperta di un disco rivivono le trasgressioni di quand’erano giovani, i tanti ragazzi sono entusiasti perché scoprono un mondo dove il prezzo, il consumo, viene sempre messo in secondo piano, quello che conta è che in ogni graffio di un disco c’è dietro una serata di venti, trenta o anche quarant’anni fa ed è come se questi contenitori colorati dell’arte dei suoni, della musica vivessero solo la gioventù e solo di gioventù. Certo oggi capita spesso, la musica è parte dei giovani e che siano mp3 di ultima generazione o piccoli apparecchi quasi invisibili o che le cuffie siano piccole o grandi e vistose non importa, ma nella maggior parte delle volte sentire un vinile di un live dei Duran Duran o dei Pink Floyd durante una serata con gli amici, raccolti attorno al giradischi con la copertina in mano che odora di storia è tutt’un’altra cosa bisogna ammetterlo. Poi si va al Vinylfest per arricchire la propria collezione e si finisce per fare dei viaggi nella storia della musica. Ti capita di vedere il nonno sessantenne che regala alla nipotina quattordicenne un disco di Wendy Rene, mentre le racconta magari che sulla melodia di quel disco ha ballato la prima volta con la nonna. Oppure ti capita di incontrare gruppi di adolescenti che si accaniscono nella ricerca di una rara versione di “Another brick on the wall” dei Pink Floyd perché incensurata e ribelle versione che rispecchia la loro età, rigorosamente non scaricabile su internet. Vinylfest è tutto questo groviglio di sentimenti e quasi non te ne accorgi che gli espositori le vendono queste opere d’arte, sembra che le regalano o le scambiano.
Vinylfest non è soltanto una manifestazoine di nicchia, per lo meno non più, è uno spazio agregativo dove ci si incontra con la passione e il sorrisso sulle labbra prima che esploda la gioia perché la ricerca è stata ripagata con un disco raro pagato poche decine di euro.
Per la città di Salerno è un’ottima operazione a basso costo, e senza tanti dissagi. “Buona caccia al disco a tutti”.