Vincenzo Costanzo: lo yankee vagabondo - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Vincenzo Costanzo: lo yankee vagabondo

Vincenzo Costanzo: lo yankee vagabondo

Il tenore napoletano assoluto protagonista al LXX Festival Puccini di Torre del Lago. Dopo aver inaugurato il cartellone interpretando Roberto ne’ “Le Willis” sarà Pinkerton il 31 agosto e il 7 settembre, nella Madama Butterfly celebrativa dei 120 anni dalla prima. Lo abbiamo raggiunto durante le prove

Di Olga Chieffi

 Il cartellone del LXX festival Puccini, che ci ha accompagnato per l’intera estate, si avvia a vivere l’evento clou che segnerà anche la sua conclusione, ovvero la celebrazione dei centoventi anni della prima di Madama Butterfly: due le repliche nello scenario del Gran Teatro Puccini,  il 31 agosto la prima e il 7 settembre in replica con due Cio-Cio-San Valeria Sepe e Marina Medici di Madama Butterfly con le scene dello scultore giapponese Kan Yasuda per la regia di Vivien Hewitt e i costumi di Regina Schrecker e sul podio una bacchetta consacrata al compositore Jacopo Sipari di Pescasseroli. Abbiamo raggiunto il tenore Vincenzo Costanzo, che offrirà la sua voce a Pinkerton, nel bel mezzo delle prove, in vista dell’imminente debutto.

La didascalia è ‘asettica’ nei confronti di Pinkerton, un personaggio che, Puccini così descrive “non sapeva di aver ispirato una passione così tremenda”. Non un “negativo”, non un delinquente, forse un uomo non tale, capace solo di emozioni superficiali. Quanto sarà sgradevole e ingannatore il suo Pinkerton? Non è certo il tenore eroe come Cavaradossi o Calaf o amorevole quale Rodolfo, realmente innamorati.

 “Ho iniziato giovanissimo ad interpretare Pinkerton, pensi, avevo solo 21 anni quando debuttai questo ruolo, ormai più di trecento recite fa. Da allora, tanta strada è stata fatta nell’approfondimento di questo personaggio, sia da un punto di vista musicale, che, in particolare dal lato interpretativo ed emozionale. Il passare degli anni, che spesso non amiamo e osserviamo con nostalgia, in realtà porta con sé grandi regali: l’esperienza e la coscienza. Il mio Pinkerton di oggi non ha nulla a che vedere con il mio di dieci anni fa, è maturato e gli anni mi hanno permesso di perfezionarlo. Ad oggi, il mio unico desiderio, quando ho il privilegio di interpretare queste pagine sublimi, è quello di riportare fedelmente ciò che compositore e librettisti avevano creato. Certo, il personaggio è controverso, ad uno sguardo esterno per nulla simpatico, incarna quegli anti-valori che mai vorremmo facessero parte della nostra vita: falsità, inganno, furbizia, ma chi di noi può dirsi completamente coerente nella propria vita e nelle proprie scelte? Ecco il motivo per cui amo infinitamente la musica di Puccini: la capacità di esprimere, indagare e mostrare tutti i sentimenti e gli aspetti dell’animo umano, anche quelli che non ci piacciono, di cui ci vergogniamo, quelli che mai vorremmo venissero alla luce e che ci inducono a fare azioni malvagie; la grande forza poi, è che attraverso questo “mostrare”, vediamo anche le conseguenze di queste azioni e da questo possiamo imparare. Lasciamo che Pinkerton sia spregevole come è stato scritto, così forse non lo saremo noi nelle nostre vite”.

Quali sono le sue personali emozioni e reazioni in questa Madama Butterfly di Torre del lago?

Essere qui a Torre del Lago, per il più importante Festival dedicato a Giacomo Puccini, nell’anno in cui si celebrano i 100 anni della sua scomparsa ed essere protagonista della Madama Butterfly a 120 anni dal debutto dell’opera, mi fa sentire incredibilmente onorato e anche commosso. Calcare il palco del Gran Teatro Puccini mi emoziona incredibilmente, l’adrenalina è tanta e il desiderio di dare il meglio per il pubblico è sempre l’obiettivo che recita dopo recita desidero raggiungere.È molto arricchente vivere le dimensioni di un festival come questo, sembra di essere in una grande famiglia, c’è grande attenzione da parte di tutto lo staff organizzativo verso noi artisti e lavorare con tranquillità lo trovo sempre un grande privilegio.

Come si rapporta il suo personaggio con la regia di Vivien Hewitt e l’astrattismo delle scene di  Kan Yasuda e soprattutto con la lettura del Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli.

Lo spettacolo è a dir poco stupendo ed estremamente elegante, lo stile astratto conferito dalle scene di Kan Yasuda fanno sì che ogni spettatore attingendo al proprio immaginario possa interpretare a suo modo l’atmosfera messa in scena sul palcoscenico. Le scene diventano estremamente complici della regia pensata da Vivien Hewitt. Il mio compito sarà quello, come sempre per il mio lavoro e la mia etica, di lasciarmi guidare dalla musica e dal Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, con cui sono estremamente lieto di tornare a collaborare. Certo, potrebbe sembrare che l’astrattismo dell’allestimento non sia funzionale a fare da sfondo a situazioni che poi si riveleranno così concrete e pragmatiche nella risoluzione della tragedia, ma credo  che questa commistione sia la forza dell’allestimento: l’intrecciarsi dell’onirico al reale. Ma non voglio svelarvi di più, invito tutti a venire allo spettacolo.

E’ stato il Roberto delle Willis e ora Pinkerton, difficoltà nel passare da un ruolo all’altro in pochi giorni?

Sono onorato di aver inaugurato il Festival con Le Willis e ora di chiuderlo con questo evento speciale, due recite di Madama Butterfly. Sappiamo che Puccini scrisse le Willis nel 1884, aveva 26 anni e Madama Butterfly nel 1904 a 46 anni, vent’anni dopo. Potendo interpretare questi due personaggi sono riuscito a capire appieno la scrittura di questo grande compositore, percepirne l’incredibile talento degli esordi e la perfezione dell’età matura. Per quel che riguarda il segreto per superare le difficoltà che possono incontrarsi nel passare tra i due ruoli, posso dire che la risposta sta nel continuo e assiduo studio quotidiano. Sfide come queste, infatti, si vincono solo se si riesce a preservare nel tempo la propria voce e anche la propria salute. Si starà chiedendo come si fa in una professione così delicata come quella del cantante lirico: innanzitutto si fa cantando ciò che è giusto per il proprio strumento, la propria vocalità, quindi, supportandola con tanto studio tecnico. Ho avuto la fortuna di poter cantare le opere del genio di Puccini fin dagli esordi della mia carriera e sentirmi particolarmente a mio agio con questo repertorio fin da subito; la seconda opera che ho debuttato è stata proprio Madama Butterfly, trovandomi immediatamente “comodo” con la scrittura pucciniana, così come infatti poi è successo con altre opere e ruoli quali per esempio Cavaradossi, o proprio Roberto ne’ Le Willis e che sempre ho trovato adatti alla mia vocalità. Ormai, sono oltre undici anni che affronto queste pagine e questo repertorio e se riesco a sostenere questa continuità credo sia da un lato per le mie caratteristiche vocali e dall’altro la mia costanza nello studio: non esiste giorno in cui io non studi. Sono fermamente convinto di come lo studio sia un aspetto fondamentale del mio percorso artistico, aspetto che so mi accompagnerà lungo tutta la mia carriera.

Dopo l’estate trascorsa praticamente  nei luoghi pucciniani, cosa l’attenderà?

Subito dopo le recite qui a Torre del Lago inizierò a Firenze le prove di Madama Butterfly con Daniele Gatti al Maggio Musicale Fiorentino, e successivamente a fine novembre partirò per Pechino per Cavalleria Rusticana diretto da Riccardo Muti: un doppio debutto per me, sia nell’opera che con il Maestro, davvero un sogno che si realizza e un’emozione grande, un’altra opportunità che mi rende grato alla vita.  Subito dopo affronterò Tosca al Teatro dell’Opera di Roma una città che considero del cuore. Dopodiché ritornerò al San Carlo di Napoli, nella mia città, per Un Ballo in Maschera dove avrò l’opportunità di lavorare per la prima volta con altro grande direttore, Pinchas Steinberg. Si tratta di ruoli importanti in teatri prestigiosi, un calendario che mi riempie di orgoglio, che sto preparando al meglio delle mie forze.

Lei è un tenore giovane e in ascesa, quali i ruoli che aspira a debuttare?

È vero sono ancora giovane, ma ho già alle spalle quasi 15 anni di carriera, e in questi anni ho capito nel profondo e fatto mio un detto molto caro ai latini, ciò che definivano come l’hic et nunc, il qui e ora. Oggi mi esercito a vivere il presente e amo farlo. Se mi volto indietro e osservo ciò che mi é accaduto negli ultimi dieci anni, mai avrei pensato di essere qui. Mi ritengo un uomo fortunato, quindi assaporo il presente: studiando, lavorando sodo e proseguendo su questo percorso. Certo ci sono ruoli del cuore che vorrei debuttare e sono certo arriveranno perché ho imparato che è bene camminare sulla retta via, studiare, studiare, lavorare sodo e parlare poco e cantare tanto.