“Se mi trovo qui ad affrontare questo processo, a pagarne le conseguenze, è per colpa della politica, del partito che mi volle candidare contro la mia volontà. E quando è scoppiato il procedimento giudiziario a mio carico sono tutti scappati via, solo Enrico Letta (allora segretario Pd e prima presidente del consiglio dei ministri) mi è stato vicino”. Dichiarazioni spontanee ieri in Appello per Angelo Villani, ex presidente della Provincia di Salerno fino al 2009 e imputato nel processo bis sul crac Alvi per il quale ha incassato 12 anni di pena nel primo grado di giudizio. “Ma di quale bancarotta parliamo, ha asserito davanti al collegio dei giudici- se l’avessi fatto mi sarei messo in tasca i soldi, io non ho mai preso niente basti pensare che mi sono dovuto vendere anche le fedi nuziali per tirare avanti”, ha detto commosso il medico 68enne originario di Nocera Inferiore ed ex patron della catena di supermercati dagli inizi degli anni 2000 fino alla vicenda giudiziaria iniziata nel 2009 con arresto per l’imprenditore nel 2011. E in riferimento alla bancarotta e alle indagini, Villani non ha avuto parole di elogio per qualche magistrato salernitano “Un crac che per me non esiste come dimostrato dai miei legali durante il processo, la curatela poi ha svenduto beni per milioni di euro per pochi spiccioli nonostante il sottoscritto volesse venderli a cifre proporzionate al loro valore”. A novembre si torna in aula per le discussioni degli avvocati (collegio composto tra gli altri da Felice Lentini, Carlo Di Ruocco, Vincenzo Calabrese e Michele Tedesco. Per i 10 imputati la Procura Generale a giugno aveva chiesto 12 anni e mezzo per Villani, 6 mesi in meno per Antonia Villani, 8 e mezzo per Elisa Villani, quindi 6 anni e mezzo per Giuseppe ed Anna Villani, 5 e 9 mesi per Giovannina Villani, 5 per Sergio Gaudino, tre e mezzo per Luigi Stlle, quindi 6 anni e 6 mesi per Bartolomeo Pagano e Vittorio Aliberti. L’ipotesi di reato a carico degli imputati è di aver svuotato le casse del gruppo operante nel campo della distribuzione alimentare organizzata a danno dei creditori. Al centro dell’inchiesta finirono i fallimenti del Sannio Discount, (che gestiva l’area Alvi beneventana) i supermercati calabresi (i 17 punti vendita in Calabria), la Casertana Discount (i punti vendita gestiti in terra di Lavoro), la Ag Company srl (i 24 supermercati nell’area napoletana soltanto formalmente sganciati dal patrimonio Alvi), la IperAlvi, la SuperAlvi, Abellinium Market, i Supermercati Apololucani e la capogruppo Alvi Spa, L’inchiesta nasce a dicembre del 2009, quando fu dichiarato dal tribunale il fallimento dell’azienda della famiglia Villani. I finanzieri controllarono, a quell’epoca, i trasferimenti di denaro verso la società satellite effettuate negli ultimi tre anni. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori del nucleo di polizia tributaria finirono alcune operazioni. In particolare, l’attenzione dei baschi verdi si concentrò sulle operazioni commerciali verso la società Alpa srl, della quale risultò, all’esito delle indagini, amministratore Bartolomeo Pagano. I finanzieri controllarono, a quell’epoca, i trasferimenti di denaro verso la società satellite effettuate negli ultimi tre anni. Quelle operazioni finanziarie – secondo l’accusa – altro non erano che il sistema fraudolento per svuotare il colosso Alvi, salvando parte del patrimonio e lasciando l’elenco dei creditori, costituitisi parte civile, senza possibilità di appigliarsi a qualsiasi solidità per il recupero dei crediti.
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