di Olga Chieffi
Percussionisti collegati da tutt’ Italia, si sono ritrovati giovedì sera nel salotto virtuale di Le Cronache “In prima fila con…”, per accompagnare per mano i nostri follower, nel mondo sterminato del loro strumentario, della loro storia, che ricalca le orme di quella umana, nonché della didattica, semplicemente complessa, che sottende alla scelta di questo percorso. Postazione live con una “prima” assoluta concepita per il nostro contenitore, nella sala concerti del liceo musicale “Alfano I” con l’esecuzione di “Roses”, una pagina firmata da Gerardo Avossa Sapere, dedicata alla madre, il quale si è esibito al vibrafono, insieme ad Antonio Palmieri e Rosario Barbarulo alla marimba e Federico Voccia alla batteria, supportati dal double bass di Marco Cuciniello, brano di estrema eleganza e compostezza, specchio degli esecutori, nonché di una intera scuola e della sua dirigente Elisabetta Barone, che mai nega il confronto e la condivisione di questi intensi momenti. Abbiamo avuto in linea davvero l’intera filiera della musica, dalla scuola media con Ciro Coluccino, docente presso l’istituto Sinisgalli di Potenza, guidato da Giovanna Galli, che ha ritrovato il suo maestro Paolo Cimmino, così come i docenti dell’Alfano I hanno rincontrato Mariagrazia Pescetelli, cattedratica del Martucci, e si sono riuniti virtualmente anche il percussionista dell’Accademia di Santa Cecilia Andrea Santarsiere e Pasquale Bardaro in diretta dal Teatro San Carlo, mentre sull’asse Torino-Napoli, le bacchette jazz di Gaetano Fasano e Salvatore Tranchini. Se gli allievi di Ciro Coluccino, Matteo Corleto, Flavia Galotta, Daniel Morlino, Andrea Pergola, Michele Rosa, Adriano Telesca, Flavio Americano, Elena Lanorte, Alessia Rinaldi, Antonio Spinelli, Rocco Stella Brienza, hanno inseguito, col loro maestro, una sirenetta in fondo al mar, per poi saltare e suonare in classe, sprizzando energia da corpi e bacchette, al liceo Alfano I gli allievi si sono scatenati, insieme ai loro professori, in un infuocato medley, firmato da Gerardo Sapere, in cui si è spaziato dalla suite dello Schiaccianoci di Cajkovskij al Galop del Gran Ballo Excelsior, di Romualdo Marenco, intrecciato con “El Cumbanchero” di Rafael Hernandez. Tante le riflessioni sulla musica, sulla didattica, sull’organizzazione scolastica, impreziosite da vere chicche musicali, come il duo di batteristi Beppe Cacciola, del teatro alla Scala, e Andrea Santarsiere, un duel su “Minimal”, nato dalla penna di Cacciola, nel corso della seconda ondata di pandemia e incisa un paio di mesi fa, una vera scommessa eseguire lo stesso brano all’unisono, ma a distanza, basato su cellule ritmiche di reminiscenze stravinskiane, o uno dei più celebri “moonlight” il “Clair de lune” di Claude Debussy, nei suoni immaginifici del vibrafono di Pasquale Bardaro, o il dialogo, il “gioco” di Salvatore Tranchini con Bill Evans o l’omaggio a Tony Williams, tra i ritmi dell’anima di Gaetano Fasano. Se la batteria resta un mondo a parte ed è uno strumento, che fa bene anche al corpo, ai riflessi, afferma Salvatore Tranchini, poiché prevede l’indipendenza degli arti e una postura corretta, resta, però, un universo messo ai margini, da istituzioni quali il liceo o il conservatorio, considerato espressione del cosiddetto “extra-colto”. L’invito didattico da parte di Tranchini è di studiare la tecnica, ma di guardare anche dietro quando tutti “suonavano” sui dischi, (nell’immediato secondo dopo-guerra i V disk venivano anche “rallentati” per capire bene i passaggi dei grandissimi jazzisti d’oltreoceano, “sbarcati” con gli alleati (n.d.r.). Gaetano Fasano ha raccontato come abbia iniziato direttamente con la batteria, da piccolino, da subito accompagnando amici e familiari, poi, in trasferta in America, dall’ amico Tino D’agostino, per un’esibizione nel suo liceo, il cui corso musicale, la sua big band che abbiamo ospitato anche, al teatro Augusteo di Salerno, abbia potuto toccare con mano e visionare, come lì ci siano tutti i mezzi e strumenti a disposizione per puntare in alto. “In Italia – ha continuato Maria grazia Pescetelli, che ha donato un video dove suona con i suoi allievi Stinkin’ Garbage, un pezzo performativo, un cimento per insegnare proprio a tenere il palco -, le nostri classi hanno una frequentazione molto eterogenea, e la scuola è, e deve restare il luogo ove tutti possono avvicinare la musica e conoscerla. Conoscere e studiare uno strumento è il primo passo per formare una gioventù consapevole e impegnata, prima tappa per una ricaduta “buona” sulla società. La batteria resta uno splendido strumento che, però, paga un’emarginazione nel contesto delle istituzioni musicali italiane, esclusivamente per questioni di linguaggio. “Il mio Debussy ha “legato” col dialogo evansiano di Salvatore Tranchini – ha detto, quindi, Pasquale Bardaro – poiché Bill Evans ha guardato a Debussy e all’intero impressionismo francese. La musica deve essere una, senza barriere e senza discriminazioni di qualsivoglia strumento, basta che sia buona”. Finale affidato a Paolo Cimmino. Lui, da sempre, ci ha abituato alla costruzione di paesaggi acustici fluidi ed evocativi, in un magico incrocio tra tutte le culture del mondo, perché dalle percussioni trapelano storie, con la loro densità affettiva e la loro costitutiva eccedenza, rispetto al tempo e ai luoghi. Col tamburello ha regalato uno studio sul Viennese Musical Clock dalla Hary Janos Suites di Kodaly. Suo il messaggio di pace per questa insulsa guerra tra Israele e Palestina: la sensualità dei suoni, la memoria millenaria che custodiscono questi strumenti e le appartenenze che mettono in gioco, ci convinceranno che l’importante non è tanto avere una casa nel mondo, bensì creare un mondo vivibile in cui sentirsi a casa.