di Andrea Pellegrino
Per terra o per mare (per cielo è impossibile, l’aeroporto è ko), l’approccio con la città turistica di Salerno non è dei migliori. L’Europa è lontana, anzi lontanissima, se si considerano gli standard dei servizi delle città cosiddette europee. D’altronde il marchio di città turistica ed europea è stato autoriconosciuto dagli stessi governanti cittadini.
Ma passiamo ai fatti. I crocieristi saranno accolti non dalla stazione marittima di Hadid (costata milioni di euro per la realizzazione e costa migliaia di euro per la gestione), ma da containers e personale portuale. Insomma sbarcheranno nel porto commerciale di Salerno e dovranno sperare di trovare la retta via che li conduca al centro cittadino, con la speranza ulteriore di riuscire, nell’ordine, a trovare le porte aperte di attività commerciali, del Duomo, di Palazzo Fruscione e così via. Ogni speranza, invece, va persa per raggiungere il Castello Arechi, meta ormai solo di feste e celebrazioni private, raggiungibile solo se automuniti. Manco a parlarne di ufficio informazioni. L’unico superstite resiste all’interno della Galleria Capitol, sul corso Vittorio Emanuele, localizzabile, però, per gli stranieri solo attraverso una dettagliata cartina.
Non va meglio per chi raggiunge la città in auto. A loro spetta la stessa sorte dei crocieristi, ossia l’attraversamento dell’area portuale, con tutti gli annessi e connessi del caso. Guai ad attraversarla prima delle 7,30 del mattino. Si rischierebbe di restare incolonnati insieme ai tir, bisarche e così via, fino all’apertura del porto. Ma la giornata del turista (fantozziano) potrebbe non finire qui. Non fosse altro che la crisi idrica ha colpito anche la città di Salerno, spaccata completamente in due nelle ore serali. Così se al centro l’acqua c’è, pochi metri più a sud, alle 22,00 i rubinetti si chiudono. E, infine, se qualcuno volesse spostarsi con i mezzi pubblici di sera o nei giorni festivi? La domanda è da un milione di dollari.