Viaggio nella canzone napoletana con Don Michele - Le Cronache
Musica Spettacolo e Cultura

Viaggio nella canzone napoletana con Don Michele

Viaggio nella canzone napoletana con Don Michele

di Olga Chieffi

Non c’è festa senza musica e stasera alle ore 21, sarà proprio il parroco del Duomo di Salerno, Don Michele Pecoraro, a salire sul palco, dopo i riti dedicati al Santo Patrono Matteo, montato nella cornice accogliente e severa del quadriportico, per offrire una serata che racchiuderà le gemme più preziose della grande tradizione musicale popolare partenopea. “Il titolo del concerto “Nunn’ è acqua” – rivela Don Michele – è un verso di “Fenesta vascia” una canzone molto antica, una delle mie preferite, risalente al XVI (o, più probabilmente, al XIV secolo), scritta in dialetto, in endecasillabi, da un autore ignoto, che all’inizio del 1800, Giulio Genoino riadattò le parole al dialetto napoletano dell’epoca e ai versi si aggiunse la musica di Guglielmo Cottrau che la pubblicò nel 1825. Tenendo questa splendida canzone, che ha avuto interpreti e arrangiatori di estrema raffinatezza, come clou della scaletta, farò, con quanti interverranno in atrio, un viaggio che attraverserà, a volo d’angelo, l’universo della canzone napoletana”. Don Michele avrà quali compagni di viaggio un quintetto di all stars, che schiera Nicola De Angelis al pianoforte, Luca Petrosino che ricordiamo sul palco di Sanremo a fianco di Ermal Meta, in “Caruso”, al mandolino, Domenico Farina al flauto traverso e Giuseppe Palladino con Gerardo Genovese, alla chitarra. Con loro, Don Michele passerà dallo schizzo di quell’acquerello di fine Ottocento alla “macchietta”, alla canzone di “giacca”, un omaggio a suo padre Antonio, appassionato interprete del genere, il quale gli ha instillato l’amore per la canzone napoletana. E come chi legge un libro interagisce con la pagina scritta, interpretando in maniera personale fatti e personaggi, così, chi canta, frugando soprattutto nella sua memoria, contribuisce un poco a ricreare quel canto. Le canzoni rappresentano la storia di un popolo che attraverso altissimi versi e musica immortale, si è posto in cammino, cantando il suo amore, aprendosi ad ogni contaminazione, pur mantenendo intatta la propria inconfondibile identità, misteriosa e sfuggente. Quindi, Don Michele ci trascinerà sull’onda sonora delle melodie napoletane che sono parte del nostro più intimo sentire, attraverso arrangiamenti originali, che ispirandosi alla città e ai suoi mille volti, ha scelto la via della mescolanza, aprendo un dialogo con i diversi generi musicali che hanno incontrato il canto napoletano. Un canzoniere è una raccolta di musiche e versi che con i loro contenuti hanno raccontato semplicità ed erotismo, esoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari, in cui le suggestioni, le intonazioni, le evocazioni di un vernacolo che è più una lingua che un dialetto, si trasforma in un canto ora dolente, ora euforico, capace di esprimere l’eterno incanto dei sensi di questa magica Partenope. Il canzoniere allestito da Don Michele principierà con un duo tra canto e mandolino sulle note di “Palummella zompa e vola” ispirata da un’aria del personaggio di Brunetta dall’opera buffa La Molinarella, di Niccolò Piccinni, andata in scena a Napoli nel 1766, inizialmente una satira contro il Regno d’Italia e un lamento alla perduta libertà del meridione all’indomani di quella che per taluni era ritenuta una conquista ingiusta, poi modificata da Cottrau, per rinverdire quel gioco inimitabile tra musica e parole. Dal mare nascono e al mare ritorneranno, infatti, le note di questo concerto, che abbracciano la tradizione popolare, la “poesia cantata” del repertorio d’autore, completata dalla memoria sonora collettiva con il vigore ritmico e l’aggressività espressiva che sa trasformarsi in danza e nella eterna sfida del popolo partenopeo alla vita.