di Enzo Sica
SALERNO – E’ quasi un derby per lui ma certamente Salernitana e Torino sono squadre che Gian Piero Ventura non potrà mai dimenticare e tra nove giorni questa grande sfida si giocherà proprio all’Arechi. Fargli fare un pronostico sulla gara ad un grande tecnico come lui non è facile anche se risponde alla nostra telefonata «Sono in vacanza da mia suocera in Calabria», dice e appena gli diciamo il motivo per cui lo abbiamo cercato dice subito, sorridendo: «Cosa posso rispondere: Che vinca il migliore».
Poche parole che riusciamo a fargli dire ma che sintetizzano, anche il Ventura pensiero, su come potrebbe essere la prossima sfida che vedrà sul terreno di gioco dell’Arechi due maglie granata a lui care che hanno in un certo qual modo detto molto tanto nella vita calcistica di questo tecnico – signore. «E’ vero. Non è una banalità se dico che sono stato orgoglioso di allenare il Torino. Cinque anni non si dimenticano affatto siamo passati, nel corso di quegli anni, da una contestazione feroce in serie B, ad una squadra che ha vinto tra i cadetti, è arrivata con me in serie A e poi anche in Europa. Dunque certe cose non si dimenticano».
Ma anche la Salernitana ha fatto parte delle ben 23 società che lei ha allenato oltre alla Nazionale Italiana nella sua lunga e brillante carriera calcistica?
«Verissimo, un solo anno, l’ultimo per me anche in panchina ma con sensazioni che si sono affievolite man mano visto che abbiamo disputato un buon campionato, siamo stati fermati solo dal Covid con un finale di stagione non all’altezza della situazione. Allora bisognava ricostruire un percorso, la squadra è cresciuta poi, le cose non sono andate come tutti ci aspettavamo».
E’ un Ventura, comunque, loquace come sempre, maestro di calcio che ci parla anche del campionato di serie A. E gli chiediamo a bruciapelo: che campionato ha trovato dopo tre anni di assenza dalla panchina?
«Una risposta secca: quest’anno assisteremo ad una stagione più equilibrata. Lo scorso anno c’è stato un Napoli straordinario che ha preso possesso del campionato. Quest’anno c’è più equilibrio. La squadra campione d’Italia ha perso l’allenatore ed anche un difensore bravo come Kim, le altre squadre vedi Inter e MIlan si sono rafforzate, la lotta per lo scudetto è davvero tanto aperta con la Juventus che non si tirerà indietro, Dunque ne vedremo delle belle nel corso della stagione».
Le manca sul campo il suo lavoro, mister, visto che lei ci ha fatto capire che ha appeso le scarpette al chiodo?
«Il lavoro che ho svolto per 45 anni non lo rinnego assolutamente. Ho fatto il mestiere che mi piaceva, mi alleno ancora tutte le mattine per mantenere una buona forma e penso che a 75 anni si possa dire basta, godersi la vita, la famiglia, anche perchè quel calcio giocato di un tempo ha lasciato il campo ad un calcio parlato».
In che senso?
«Non ci sono più campioni della mia epoca e per uno che ha incontrato i Kakà, i Ronaldinho e tanti altri ancora è stato piacevole. Dunque non c’è assolutamente nessun rammarico anche in quello che sto dicendo».
Il suo collega Ranieri, che di anni ne ha 72, in una bella intervista ieri ha detto che pensa al calcio ben 25 ore al giorno. Cosa significa?
«Significa che Claudio allenando il Cagliari trova tanta felicità con una squadra come il Cagliari, amata da tutta un’isola ed anche io che sono stato allenatore dei sardi ho avuto per quattro anni le stesse identiche sensazioni che non si dimenticano facilmente».
Mister ritorniamo a questo derby tra Salernitana e Torino di lunedì 18 settembre. La vicenda di Boulaye Dia come l’ha vista lei dall’esterno?
«Penso che quando si inseriscono i procuratori in certe situazioni si rischia sempre di finire in questo modo. E’ vero che questi signori fanno parte del calcio di oggi ma è stata certamente penalizzata la Salernitana che non ha potuto schierare la sua punta di diamante a Lecce. Poi sono sempre convinto che ci sono due squadre della Salernitana: una con Dia e l’altra senza, anche se il mio amico Paulo Sousa sta facendo un buon lavoro dopo il miracolo salvezza della scorsa stagione e alla distanza anche questi calciatori che sono arrivati dal mercato estivo potranno dare il loro contributo per una salvezza tranquilla».
Però gara dura, difficile contro il Torino di Juric?
«La società del presidente Cairo ha fatto investimenti importanti, non è partita bene, ha vinto una sola volta contro il Genoa nei minuti di recupero. L’arrivo di Zapata in attacco potrà migliorare le cose ma, come le dicevo all’inizio, deve vincere il migliore. Voglio anche confidare un piccolo segreto. E’ vero che sono stato a Torino 5 anni ma, mi creda, ho più amici a Salerno che in Piemonte. E quando vengo da voi mi sento davvero a casa mia. L’ultima volta ho voluto salutare qualche mese fa sia Sousa che il mio ex calciatore vostro diesse Morgan De Sanctis che ho fatto esordire in serie A. Ed il calore dei tifosi granata salernitani per la mia persona è sempre eccezionale. Dunque…»
Ultime due domande, mister. Ha letto che vorrebbero adattare lo stadio Volpe, in attesa che inizino i lavori dell’Arechi, per far giocare la Salernitana nel campionato prossimo?
«Mah…. ne ho sentito parlare. Spero si possa fare anche se a Firenze il presidente Commisso, che non ha problemi di nessun genere, ha cercato di fare qualcosa per un nuovo stadio ma, pare, tutto sia rimasto lettera morta. Però mi auguro che a Salerno si possa fare».
L’ultima domanda non può che essere sulla nazionale. Lei è stato commissario tecnico azzurro, che ieri sera ha visto l’esordio di Luciano Spalletti. Si ferma un attimo, poi dice:
«Luciano è mio amico ed è anche stato un mio calciatore. Gli auguro ogni bene alla guida della nazionale. Spalletti ha portato in nazionale l’anno straordinario dello scudetto vinto a Napoli ed anche la sua indiscussa esperienza che saranno fondamentali nella corsa agli Europei per il prossimo anno».