Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri e figlio del pluridecorato generale Domenico Cagnazzo, è attualmente detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Suo padre, figura di spicco nell’Arma, aveva ricoperto il ruolo di vicecomandante in Sicilia ai tempi dell’arresto di Totò Riina. Ora, tuttavia, Fabio Cagnazzo si trova coinvolto in un’accusa gravissima: aver partecipato all’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ucciso nel 2010, e aver orchestrato un piano di depistaggio per sviare le indagini. Secondo l’accusa, Cagnazzo, in vacanza nella zona cilentana al momento del delitto, avrebbe manipolato le indagini indirizzandole verso Bruno Humberto Damiani De Paula, detto “o’ brasiliano,” uno spacciatore locale che venne indicato come colpevole.
Questo presunto depistaggio, come sostiene il collaboratore di giustizia Eugenio D’Atri, sarebbe stato messo in atto con freddezza, influenzando anche i familiari di Vassallo, per preservare l’onore e la carriera del colonnello. Non si tratterebbe, quindi, solo di una copertura, ma, come riportato nell’ordinanza, del coinvolgimento di Cagnazzo nella pianificazione stessa dell’omicidio. Nell’ordinanza si legge che Ridosso, secondo quanto riferito da Eugenio D’Atri, aggiungeva «in maniera precisa e dettagliata di aver appreso che l’omicidio del sindaco era stato organizzato da alcuni carabinieri in particolare Lorenzo Cioffi e colonnello Fabio Cagnazzo coinvolti in un’attività di traffico di stupefacenti che il sindaco aveva scoperto e intendeva denunciare».
Ridosso riferiva che, secondo quanto riferito da D’Atri «il delitto era stato organizzato da Cagnazzo nei minimi particolari, dalla fase esecutiva sino al depistaggio». Poi, sempre secondo quanto afferma D’Atri, definisce il colonnello «un dittatore capace di gestire i suoi uomini fidati. Per Cagnazzo era insopportabile che Vassallo denunciasse il traffico di droga, non solo nella prospettiva di una carcerazione ma per la perdita dell’onore».
Chi è Cagnazzo. Fabio Cagnazzo, nato e cresciuto ad Aversa, proviene da una famiglia con una lunga tradizione militare. Ha intrapreso la carriera da giovane, studiando prima alla Nunziatella e poi all’Accademia Militare di Modena, come i suoi fratelli. Negli anni ha guidato il nucleo operativo di Castello di Cisterna, assicurando alla giustizia numerosi latitanti e svolgendo operazioni cruciali contro il crimine organizzato e lo spaccio. Tuttavia, nel 2010 fu improvvisamente trasferito a Foggia, una decisione che suscitò sorpresa e solidarietà da parte di colleghi e membri della Direzione Distrettuale Antimafia.
Dal 2017 al 2020, Cagnazzo è stato comandante dei Carabinieri di Frosinone e proprio in quel periodo alla redazione del programma mediaset Le Iene arriva una lettera anonima contenente il nome di Cagnazzo e Cioffi, Dal 2022 risultava indagato per il caso Vassallo, professandosi innocente.
“Il nostro salvatore”. “Il nostro salvatore”: così la famiglia di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica ucciso a colpi di pistola il 5 settembre 2010, definiva il colonnello Fabio Cagnazzo, oggi arrestato dal Ros e dalla Procura di Salerno con l’accusa di avere preso parte all’assassinio insieme con un altro carabiniere e altri due indagati. E quel rapporto di amicizia instaurato dopo la tragedia, altro non era, per gli inquirenti che “un tassello di non trascurabile rilievo” della sua attività di depistaggio. Per gli investigatori infatti tenendosi in contatto costante con la famiglia del sindaco ucciso Cagnazzo si sarebbe garantito tutte le informazioni circa lo sviluppo delle indagini. Il militare già dalle prime ore successive alla morte di Vassallo aveva puntato dito contro uno spacciatore della zona, Bruno Humberto Damiani, incriminato e poi scagionato. La famiglia della vittima ha sempre definito Cagnazzo “molto presente”. A casa Vassallo era stato costantemente per cinque giorni dopo l’omicidio. E, invece, per il Ros di Roma e l’ufficio inquirente del procuratore Giuseppe Borrelli, risulterebbe coinvolto in quel traffico di droga che Vassallo voleva sgominare. Alla figlia di Angelo, Giuseppina, già durante il sopralluogo sul luogo del delitto, – viene ricordato nell’ordinanza – non smetteva di ripetere che si sarebbe adoperato per assicurare alla giustizia il responsabile dell’omicidio (nei giorni successivi indicato appunto nel “brasiliano”) dicendole “ti porterò gli assassini di tuo padre”.
Sui social esplode la solidarietà. In poche ore decine e decine di messaggi di solidarietà sul gruppo facebook “Ridateci il Col. Fabio Cagnazzo” che conta oltre ottocento membri e vede tra gli amministratori lo stesso Cagnazzo e un collega. Un gruppo nato proprio per esprimere solidarietà all’esponente dell’arma dei carabinieri quando fu indagato la prima volta e oggi tornato prepotentemente operativo. “Chi ha camminato con te, chi ha lottato con te, chi ha sofferto con te sa’ che tu sei limpido come acqua di sorgente. Posso comprendere quello che stai pensando in questo momento ma ricordati sempre che niente e nessuno potrà sporcare la tua anima e dalle infamità si esce sempre più forti! Noi ti aspettiamo e ti aspetteremo sempre per festeggiare”, ha scritto un amico. “Il Colonnello Fabio Cagnazzo è una persona che ha sempre ispirato profondo rispetto e stima in chiunque abbia avuto il privilegio di lavorare con lui o di conoscerlo. Con un’integrità che va oltre l’uniforme che indossa, ha dedicato anni della sua vita alla protezione e al servizio della comunità, dimostrando ogni giorno, sul campo, cosa significhi davvero essere un Carabiniere – ha detto una collega – Nel suo ruolo, ha spesso messo il benessere degli altri davanti al proprio, trattando chiunque incontrasse dai colleghi, ai cittadini con rispetto e umanità. La sua competenza professionale e il suo senso di giustizia hanno fatto di lui una figura di riferimento, capace di coniugare fermezza e comprensione in ogni situazione. Per chiunque abbia avuto l’opportunità di conoscerlo, il Colonnello Cagnazzo rimane una persona dal cuore grande, qualcuno su cui si può sempre contare. È naturale, quindi, che oggi chi gli è vicino speri solo che possa superare al più presto questa difficile parentesi, per tornare a fare ciò che ama e che ha sempre fatto con onore e dedizione. In momenti come questi, non possiamo che ricordare il bene che ha fatto e il valore di un uomo che ha dedicato sé stesso agli altri”.
Il ritratto. «Sulla scorta della delineata piattaforma investigativa, può dunque, ritenersi che l’apporto causale fornito dal col. Fabio Cagnazzo all’omicidio del Sindaco Vassallo vada decodificato in termini di concorso materiale agevolatore, avendo garantito, prima dell’esecuzione dell’omicidio, proposito criminoso del quale era previamente a conoscenza, la copertura dei responsabili (mandanti ed esecutori materiali), attraverso una abile attività di depistaggio delle indagini, poi effettivamente attuata – si legge nell’ordinanza – Tale condotta, da decodificarsi in termini di contributo concorsuale, in ragione della sua anteriorità rispetto alla materiale esecuzione dell’omicidio, risultava certamente idonea a rafforzare il proposito criminoso in capo ai correi, certi di poter fruire della copertura garantita dall’ufficiale e di potere, pertanto, sfuggire alle proprie responsabilità per il grave fatto criminoso. Né potrebbe sottacersi, ad ulteriore conferma della natura concorsuale della condotta del col. Cagnazzo, l’esistenza di un consistente interesse personale alla eliminazione del Sindaco Vassallo che, attraverso la sua imminente denuncia, avrebbe svelato il suo coinvolgimento in affari di natura illecita, minandone la reputazione e gli interessi economici». Per la Procura gli indagati «si mostravano in grado di realizzare, in piena sinergia e con l’apporto di altri soggetti ancora da identificarsi, un piano delittuoso che conduceva alla vera e propria esecuzione del Sindaco di Pollica Angelo Vassallo, reo di avere tentato di interferire nelle loro remunerative attività criminali per tutelare la propria comunità dalla diffusione incontrollata di sostanze stupefacenti; piano delittuoso che si connotava di una peculiare abilità e di una notevole pervicacia, sintomatiche di totale disprezzo per la vita umana e di una non trascurabile vicinanza ad ambienti criminali di notevole spessore, nonostante l’appartenenza, per quanto concerne Cioffi e Cagnazzo, all’Arma dei Carabinieri».