Vaccini: «Non rischio più sulla pelle di mio figlio» - Le Cronache
Cronaca

Vaccini: «Non rischio più sulla pelle di mio figlio»

Vaccini: «Non rischio più sulla pelle di mio figlio»

Pina Ferro

Ha avuto reazioni avverse ad un vaccino ma nonostante la comunicazione al pediatra da parte dei genitori, la cosa non viene segnalata così come previsto, nonostante venga anche sospesa la vaccinazione. Sono centinaia le mamme tra Salerno e provincia che continuano a chiedere vaccinazioni non di massa in quanto hanno vissuto in prima persona le reazioni avverse avute sui propri figli. Ines, è una mamma che ha lottato con tutte le sue forze e pregato ogni giorno affinchè il suo piccolo sopravvivesse e mai avrebbe immaginato che un giorno si sarebbe ritrovata a dover fare i conti anche con la reazione avversa determinata dalla vaccino somministrato a suo figlio Lorenzo (nome di fantasia). «Lorenzo è un prematuro grave, nato alla 26* settimana di gestazione al termine di una sfortunata gravidanza, peso alla nascita 840 grammi. – Racconta Ines – Ha trascorso i primi 3 mesi di vita in terapia intensiva. La Tin (terapia intensiva neonatale) è un’esperienza emotivamente molto forte anche perché se aperta – ti permette di “vivere” tuo figlio ma anche di essere assolutamente consapevole di tutte le fasi della sua battaglia per la vita. Lorenzo ha avuto infezioni, anemia, trasfusioni e soprattutto ha sofferto di apnee: il cervello era immaturo e spesso “dimenticava” di inviare ai polmoni il comando di respirare. In quel periodo Lorenzo ha rischiato di morire tutti i giorni, più volte al giorno. Quando finalmente è stato dimesso pesava 2 Kg: appena arrivati a casa abbiamo trovato la lettera dell’Asl per le vaccinazioni». Cosa ha fatto? Aveva un piccolo che era fragile rispetto ad altri neonati… «Ho preso la lettera di dimissioni dell’ospedale e mi sono recata al Centro Vaccinale per capire come fare, come regolarmi. La dottoressa dopo aver letto la lettera non ha battuto ciglio mi ha solo detto di portare mio figlio al più presto a fare le vaccinazioni previste. Nessuna considerazione per il fatto che mio figlio fosse un grave prematuro, né del fatto che pesasse 2 chili. Mio figlio avrebbe dovuto ricevere la stessa identica dose di vaccino di un bambino nato a termine che a due mesi pesa, 5/6 chili? Da quel momento ho cominciato a rivolgere delle domande a vari pediatri con i quali venivo in contatto per via delle frequenti visite specialistiche cui Lorenzo doveva sottoporsi: tutti mi dicevano che non dovevo avere paura, ma nessuno mi spiegava nulla: la pediatra di base cui avevo richiesto se era possibile fare vaccini singoli – visto che gli obbligatori erano 4 ma il Servizio sanitario nazionale mi costringeva a farne 6 – mi ha aggredito dicendo che se non volevo vaccinarlo in caso di epidemia mio figlio sarebbe stato messo in quarantena. Il pediatra privato ha mortificato me e mio marito perché a suo dire eravamo due genitori irresponsabili che a 5 mesi non avevano ancora vaccinato il figlio e per questo avremmo meritato la privazione della patrià potestà». Di fronte a tale scenario come si è regolata? «Alla fine dei 6 mesi abbiamo fatto la prima dose di esavalente. Ho rifiutato decisamente la vaccinazioni del pneumococco che in genere viene fatta insieme. Ero già spaventata abbastanza da 6 vaccini, figuriamoci 19 (il prevenar 13 si chiama cosi perchè contiene 13 ceppi del pneumococco) Circa un mese dopo – avendo ricevuto da più medici che avevano in cura Lorenzo – la raccomandazione di vaccinarlo contro il pneumococco che può causare complicazioni respiratorie specie in bambini come il mio nato con problemi di tipo respiratorio ci rechiamo all’Asl pervaccinarlo. Dopo meno di 24 ore Lorenzo ha un violento rush cutaneo su tutto il corpo, viso compreso. Non ha febbre ma poiche dopo altre 24 ore le macchie non accennano a diminuire lo portiamo al Pronto soccorso dell’ospedale di via San Leonardo. Spieghiamo l’accaduto, il pediatra mette immediatamente le mani avanti adducendo possibili reazioni all’introduzione di un nuovo alimento nella dieta o al contatto con un erba urticante. Gli comunichiamo che non abbiamo introdotto nulla di nuovo e che abbiamo tenuto il bambino in casa x monitorarlo proprio perchè era stato vaccinato. Il Pediatra si arrende all’evidenza ma si guarda bene dallo scrivere sulla carta intestata dell’ospedale che si tratta di una reazione al vaccino. Ci segna un antistaminico e ci spedisce a casa». Poi cosa accade? «Dopo un mese ancora andiamo a fare il richiamo dell’esavalente. Illustriamo al medico quanto accaduto, corredato da foto e il medico ci sospende immediatamente la vaccinazione. Io e mio marito chiediamo anche che venga fatta la segnalazione. Chiediamo, inoltre garanzie che nell’esavalente che ci apprestiamo a fare non ci sia alcun elemento, eccipiente ecc in comune con il prevenar13. Ci viene detto di no. Peccato che la reazione avversa si verifichi di nuovo. A onor del vero meno violenta della volta precedente. Al terzo e ultimo richiamo dell’esavalente, fatto dopo oltre 6 mesi, va tutto liscio. L’Asl mi ha invitato ripetutamente a fare il vaccino morbillo-parotite-rosolia e varicella. Il pediatra privato (ormai ex) insisteva perché riprendessimo la vaccinazione contro il pneumococco con profilassi antistaminica prima, durante e dopo la vaccinazione. A quale sostanza è allergico mio figlio o perchè ha manifestato questo violento rush cutaneo a lui non importa, alla Asl non importa, al Servizio sanitario nazionale non importa, all’Aifa non importa, alla Lorenzin e a tutti i politici che hanno votato questa scellerata legge meno che a tutti gli altri. E’ appena il caso di ricordare che i 5 decessi verificatisi in età pediatrica nel biennio 2014-2015 riguardano neonati pretermine. Ora da mamma io chiedo: voi rischiereste di nuovo una reazione avversa? Per cosa? Per un epidemia che non esiste? Per una malattia esantematica il cui contagio quando ero piccola io i medici consigliavano e favorivano? Se il problema è il morbillo cominciassero a vaccinare gli adulti. Forse un altra mamma farebbe al proprio figlio l’Mpr. A quella mamma direi di tenere il figlio a casa per 6/8 settimane come previsto dal bugiardino per evitare di contagiare gli altri. Io no. Io non rischio sulla pelle di mio figlio».