do Alberto Cuomo
Alcuni giorni fa l’avv. Michele Sarno, quale rappresentante dell’opposizione in Consiglio Comunale, ha chiesto le dimissioni del sindaco di Salerno, l’architetto Enzo Napoli, accusandolo di “co-governare la città capoluogo – quasi mero esecutore – con l’intervento diretto del governatore Vincenzo De Luca”. La richiesta dell’impeachment, si è motivata, dopo il crollo del Pd a Salerno alle scorse elezioni, per l’annunciato rimpasto della giunta che, secondo i membri della destra, sarebbe gestito da palazzo Santa Lucia sfuggendo il dibattito cittadino. É indubbio che le logiche dei gruppi politici prevedono ruoli diversi sì che possa non valere il tacciare di sottomissione chi aderisce alle ragioni della propria parte. E pure le motivazioni delle dimissioni, non solo del sindaco, quanto anche di un autorevole membro della giunta, l’ex magistrato Claudio Tringali, oltre le questioni legate al consenso, potrebbero essere nelle recenti decisioni dell’esecutivo di Palazzo Guerra a proposito della normativa urbanistica. E infatti, su proposta dell’assessore Brigante, è stata approvata una delibera che induce l’adeguamento del Piano Urbanistico Comunale alla discutibile legge urbanistica regionale, contestata da Legambiente e dai maggiori urbanisti campani e nazionali, approvata lo scorso agosto, la quale concede ai privati, proprietari di suoli edificabili e costruttori, la delega nelle scelte riguardanti il disegno urbano delle città campane. Quanto sorprende è l’assoluta assenza di dibattito, non solo tra le forze politiche quanto anche tra i cittadini, su un tema vitale per tutti: il disegno della città è il principale agente della sua vita sociale, economica e culturale rappresentando anche le ragioni della sua evoluzione. Senza alcun dibattito, quindi, è singolare che i medesimi gazzettini e gazzettieri i quali, solo qualche anno fa, sbavavano sulle modalità della redazione del Piano Comunale introdotte da Bohigas, oggi dedicano paginoni entusiasti alle scelte dell’assessore Brigante del tutto opposte a quelle proposte dall’architetto catalano. Viene così intesa quale innovativa la scelta di distogliere dai Piani attuativi previsti (Pua) i suoli inedificati, ben 270mila metriquadri (corrispondenti alla cubatura di una cittadina) offrendoli alla libera costruzione speculativa. Ma andiamo con ordine. Bohigas aveva introdotto un sistema di progettazione urbana legato al disegno di volumi concreti definiti in una scala architettonica affinchè i cittadini vedessero materialmente come sarebbero state trasformate le aree della città inedificate o da riqualificare. Tali progetti, in scala 1:200, venivano proposti quali Aapu che erano di fatto veri e propri Piani attuativi, Pua, progettati in uno con le definizioni quantitative del Piano Comunale. É evidente che, rivolti a mostrare la materiale trasformazione urbana, con edifici concretamente ipotizzati, i Pua, ovvero le Aapu, tendevano a mettere in luce la qualità degli interventi urbani e non solo le quantità definite dal Piano generale. Si comprenderà che se un Piano prevede vi sia un’area edificabile con una prescritta cubatura, tale cubatura potrebbe essere realizzata in modi diversi: attraverso una edilizia diffusa con case unifamiliari basse o con edifici di media altezza o infine con un unico edificio grattacielo. Pur nella stessa cubatura, cioè, le varie modalità di attuarla, in un progetto che andava sotto il nome di Pua (o Aapu per gli spagnoli) offrivano disegni urbani diversi. Al contrario l’assessore Brigante ha scelto di determinare solo le alte quantità dei i suoli edificabili, eccessive per la nostra città già ingolfata dal cemento, e non la qualità dell’architettura, definibile con piani attuativi, offrendo ai privati la loro interpretazione, quasi a non voler mostrare con progetti particolareggiati da sottoporre a consiglieri e cittadini il probabile “sacco” cui sarà sottoposta Salerno. Si pensi ad esempio al crescent: la stessa cubatura si sarebbe potuta realizzare con forme e altezze diverse, ma paradossalmente, proprio De Luca, invece di affidare le scelte ai privati, come è ora per i suoli edificabili determinati dall’assessore Brigante, decise dovesse essere un emiciclo alla cui forma, individuata di interesse pubblico, dovevano adeguarsi i costruttori attuatori. Eliminando i Pua Brigante non smentisce quindi solo Bohigas ma lo stesso De Luca, eleggendo a suo dire “la proprietà privata… a bene pubblico” in un concetto proprio alla speculazione edilizia, secondo i modi dei Piani di Fabbricazione antecedenti alla legge-ponte, praticati dall’amministrazione di Gaspare Russo promotori della crescita disordinata dell’area orientale. Sfugge all’assessore che no, il suolo, oltre i diritti dei privati, è un “bene comune” tanto che la sua salvaguardia è uno dei problemi posti all’attenzione delle Nazioni Unite e del suo programma Land Degradation Neutrality che si propone, nell’adesione dei 28 paesi europei, l’azzeramento della cementificazione previsto dall’Agenda 2030 al fine della sostenibilità ambientale. La perversione della scelta regionale e salernitana è, scaduto il Piano Casa che ha consentito aumenti di volumetria al costruito, nel riproporre le medesime premialità volumetriche al privato che costruisce con presunte “riqualificazioni”. Quanto alle possibili dimissioni di Enzo Napoli e Claudio Tringali, non sfugge sia paradossale che un architetto qual è il sindaco, assessore all’urbanistica negli anni ottanta attento alle dinamiche del consumo del suolo e della qualità urbana smentisca, approvando le scelte di Brigante la propria storia, la propria cultura e la propria identità. A sua volta è singolare che Claudio Tringali, fortemente critico verso l’azione politica di Gaspare Russo fondata sull’intervento dei costruttori nel disegno della città, oggi si ritrova ad appoggiare le scelte dell’assessore Brigante ispirate a quelle stesse logiche. Se il sindaco Napoli e l’assessore Tringali tenessero fede al loro retroterra culturale non potrebbero non opporsi alla visione urbanistica proposta dall’ing. Brigante, anche a costo di dimettersi.