Di Olga Chieffi
Domenica tra storia e musica, oggi, a partire dalle ore 19,30 sulla terrazza belvedere di Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare, in occasione della XXVII edizione de’ “I Concerti d’Estate” che aprono ai libri e in particolare al saggio storico. Una riflessione sulla figura di Lenin, con un volume a lui dedicato da Guido Carpi in libreria per le edizioni Carrocci, che verrà presentato dall’autore stesso, in dialogo con Giovanni Savino, ospiti de’ La Congrega Letteraria di Vietri sul mare. Il volume è stato pubblicato lo scorso anno, in occasione del centenario della scomparsa di Vladimir Il’ic Ul’janov, Lenin, e ne ricostruisce il pensiero e l’azione negli aspetti più fertili: la lotta intransigente contro ogni forma di sfruttamento e oppressione, la volontà di costringere la nazione un tempo dominante nell’ex Impero russo a farsi membro di una grande famiglia di popoli con uguali diritti, la fondazione di una Internazionale comunista capace di collegare le lotte sociali dell’Occidente ai movimenti di liberazione presenti nell’immensa periferia coloniale. Non priva di lacune e di gravi limiti, quali l’assenza di una vera e propria teoria dello Stato socialista o l’incapacità a contrastare quel nuovo apparato burocratico sovietico che avrebbe poi generato un’involuzione autoritaria, la visione strategica del “rivoluzionario assoluto” germina da una carica utopistica senza confini e produce l’onda d’urto politica più devastante del XX secolo. «Il cammino del rivoluzionario è pertanto un cammino anche solitario, o almeno non al centro del benvolere dell’opinione pubblica, spesso lontano dall’amicizia, sicuramente non benvisto dalla società civile, “la merda” come la chiamava Lenin. La storia di Lenin è quindi una storia di esilio, di critiche feroci, ma anche di carisma, di centralità politica da una posizione numericamente minoritaria e di coraggio tattico». Ne esce un ritratto di quegli anni – e soprattutto dei protagonisti – assai più mosso di quanto la tradizione avesse tramandato, realizzato da Carpi attraverso il vaglio del molteplice materiale coevo in lingua originale. Il Lenin che per troppo tempo abbiamo conosciuto e tramandato, apprezzato o aspramente criticato, era spesso e per molti tratti l’anticipazione di Stalin e della rilettura delle vicende del gruppo bolscevico e rivoluzionario codificata dallo stalinismo, piuttosto che il Lenin “autentico”. A seguire, intorno alle ore 21, il progetto lirico a cura di Marilena Laurenza e Irma Tortora proposto dal Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno dal titolo “Diedi il canto agli astri e al ciel”, in cui si riconoscono i celebri versi del “Vissi d’arte” dalla Tosca di Giacomo Puccini. Un omaggio, questo, che vedrà il nostro compositore immerso nel contesto musicale dell’epoca. Le migliori voci del nostro conservatorio, sostenute al pianoforte da Carmine Rosolia, Alessandra Basso, Stefania Botta, Dalila Carbone, Carmela Casciello, Chen Yiming, Francesca Chiappetta, Chiara Cozzolino, Francescanthea Cristillo, Martina Farina, Valeria Feola Adelaide Galano, Maria Vittoria Guarracino, Maria Francesca Magnotta, Marta Nicoiu, Giulia Pettrone, Giulia Scannapieco, Miriam Tufano, Wang Liying e Xiang Wenjia. Le voci soliste sono Alessandra Basso, Chiara Cozzolino, Chen Yiming, Valeria Feola, Maria Francesca Magnotta, Giulia Pettrone, Miriam Tufano, si ritroveranno, da soliste e in coro ad attraversare il primo Novecento musicale, con un guardo anche oltreoceano, con quel Summertime di George Gershwin. Sarà Alessandra Basso ad elevare il “Vissi d’arte”,che ha l’effetto di un lamento-preghiera, è quello di dilatare il tempo psicologico, come se davanti agli occhi di Tosca passasse in pochi istanti tutta la sua vita, quindi, da Madama Butterfly ascolteremo il duetto dei fiori, da Valeria Feola e Miriam Tufano, “Scuoti quella fronda di ciliegio”, una fantasia lirica con una tonalità di ampia estensione, dato che ogni idea melodica sorge spontaneamente dalla precedente, con le sue terze struggenti. Giulia Pettrone sarà Lauretta, con la sua ironica melopea dal Gianni Schicchi, prima di passare il testimone a Valeria Feola per il valzer di Musetta da Bohème, che incontreremo al Quartiere Latino un tre quarti dedicato alla vita frivola, il suo canto sfrontato, in una sequenza dove il trionfo si unisce alla commozione, impagabile saluto alla giovinezza che fugge. Quindi, l’ensemble si esibirà in coro passando dal coro a bocca chiusa da Madama Butterfly ,la nenia che protegge il sonno del bambino e la veglia della madre, quel coro a bocca chiusa, che vale come un delicato femmineo sudario, con la stessa tenerezza, con la stessa fiducia Butterfly è diventata madre; quando si accorge che questa fiducia viene calpestata e tradita, il sentimento materno offeso, lo strappo del parto, si piantano nella coscienza dello spettatore con la velocità di un proiettile, al Gabriel Faurè di Le Ruisseau per due voci soliste e coro, e ancora il Ruggiero Leoncavallo di Mattinata, che il compositore affidava alle nuove “macchine parlanti”, come venivano ancora chiamati i giradischi, un’aurora che sembrò far cadere ogni barriera, per chiudere con Parlami d’amore Mariù, quasi un’evocazione del giovane Vittorio De Sica, protagonista di “Uomini che mascalzoni!”, di Bixio, che nel 1932 divenne un successo della radio, colonna sonora di quell’Italietta fascista, che correva verso il baratro.