UNA CITTÁ ALLO STREMO - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

UNA CITTÁ ALLO STREMO

UNA CITTÁ ALLO STREMO

Alberto Cuomo

Pare sia cosa fatta: De Luca si candiderà a sindaco di Salerno tentando di far coincidere il giorno del voto amministrativo con quello del referendum sulla riforma della Giustizia. In questo modo coglierà tre piccioni con una fava, ovvero la sua probabile elezione al primo scranno cittadino, il merito presso il suo partito di avere contribuito alla quantità dei voti per il No alla separazione delle carriere e, per questo stesso motivo, la gratitudine della magistratura in gran parte contraria a tale separazione. Che De Luca faccia di tutto per essere gradito dai magistrati e, particolarmente, dai procuratori della Repubblica è palese. Ne è stato esempio, il suo atteggiamento verso Franco Roberti, il capo della Procura salernitana tra il 2009 e il 2013 che insediò, appena andato in pensione, quale assessore regionale alla sicurezza, una materia non presente in autonomia in nessuna altra Regione italiana, per essere poi votato alle elezioni europee del 2019. Successivamente lo stesso De Luca tentò di avviare alla carriera politica, candidandolo quale sindaco di Eboli, Andrea Lembo figlio del capo della procura del tribunale di Salerno che aveva sottoposto a indagine Piero e Roberto De Luca. E che dire delle nomine in enti e assessorati offerte a ex procuratori o loro affini. Senza voler rilevare eventuali scambi, un tale agire sembra essere rivolto ad accattivarsi i diversi funzionari della giustizia, forse determinato da un reciproco rispetto tra i palazzi. E pure, per molti salernitani, quelli che in gran parte non vanno più a votare, ritenendo inutile il voto in assenza di un progetto politico alternativo, i diversi tutori della giustizia appaiono costituire l’estremo baluardo per fronteggiare il sistema del nostro Arturo Ui. Si tratta della maggioranza dei salernitani, sebbene silenziosa, dal momento che, nel grande assenteismo al voto, il 70 per cento attribuito a De Luca in realtà è solo il 35 per cento degli iscritti nelle liste elettorali. Data la vuota propaganda circa il presunto lavoro svolto dalle varie amministrazioni salernitane improntate al deluchismo, dire che Salerno è alla frutta può apparire impopolare. E tuttavia se si guarda oltre il fumo sollevato per i cittadini con l’anello al naso è del tutto evidente che la nostra città sia al collasso, riempita di cemento e senza servizi, sia per gli anziani quanto per i giovani. Come è possibile che nessuno si accorga che a Salerno, in barba al DM 1444 del 1968 che prescrive in termini inderogabili il rapporto tra quantità residenziali e servizi, questi ultimi non sono stati realizzati neppure in ragione delle nuove costruzioni. Il sindaco Giordano, il cui arresto consentì a De Luca di accedere alla prima poltrona cittadina, aveva avuto il merito di bloccare, con la cosiddetta Delibera 71, ogni nuova costruzione e, contestualmente, varare una “manovra urbanistica” fondata sui Piani di Recupero di tutti i quartieri di Salerno attivati proprio per realizzare gli standard dei servizi che non c’erano… altro che Bohigas, si direbbe che già l’aver chiamato il tecnico spagnolo a redigere il Piano per la città, secondo l’indicazione di repubblicani e Comunisti, sia stato un modo per contraddire Giordano e il suo progetto virtuoso. Questo fu abbandonato con l’elezione di De Luca oltretutto nell’invito per gli imprenditori ad arricchirsi. E di fatto per meglio arricchirsi la gran parte dei costruttori a Salerno edifica enormi volumi residenziali senza standard per i servizi. Dove sono infatti i servizi per il crescent, dove quelli per i palazzoni presso lo stadio Arechi, o per tutte le costruzioni che occupano i pochi spazi vuoti della città? Si consideri l’area al lato del Grand Hotel illustrata nel piano con grafici sovrapposti contradditori. Qui infatti la campitura verde con puntinatura del lotto ne determinerebbe l’uso a verde attrezzato con parcheggio interrato, vede sul fronte strada a valle il sovrapporsi del colore rosa di un lotto più piccolo ad indicare una trasformazione urbana con funzione residenziale priva di standard. Nel caso del crescent l’area per i servizi non poteva non essere individuata alle spalle dell’edificio che però non apparteneva ai costruttori sì che si sarebbe dovuto procedere con la monetizzazione. E invece si definì quale standard la piazza antistante che non si configurava quale servizio alle residenze (parcheggi, verde, istruzione, attrezzature sociali) tant’è che i costruttori non hanno pagato la somma richiesta. Ed anzi, l’area meglio utilizzabile a standard ha visto l’interessamento dell’Autorità portuale che, unitamente al Comune, ha bandito, in proseguimento dell’inquinante e pertanto disastroso ampliamento del porto, un concorso di progettazione per costruirvi altri edifici. Insomma, mentre il carico urbanistico della città aumenta i servizi continuano a mancare e se la monetizzazione è ammessa in caso di impossibilità a definire aree congrue per gli standard e la perequazione, ovvero le lottizzazioni su terreni distanti, tutti con analogo valore onde definire i servizi, comunque utili, in lotti non prossimi a quelli residenziali, non è facilmente verificabile, si pone la necessità di un controllo che tuteli i cittadini da eventuali illegittimità. Appare comunque evidente che Salerno è una città in cui si vive male, densa di traffico, con una sanità non ottimale, priva di campi da gioco, piscine, aree per lo sport, tale da far fuggire i giovani, a meno di non essere figli di qualcuno che, arricchitosi alle spalle della città, assicuri loro un futuro.