Il governatore della Regione Campania infiamma la platea rievocando lo spirito e i valori che portarono gli italiani all’Unità nazionale
Di Olga Chieffi
Il Risorgimento italiano è una forza che ci ritroviamo nel cuore sin da ragazzi. Ci dicono Risorgimento ed è innegabile che, l’immagine balenante dinanzi agli occhi, è quella di un cavallo al galoppo, di un tricolore lacero, di una camicia rossa e di una fanfara lucente piena di squilli. Nell’ Italia dell’Ottocento la musica ha svolto un ruolo importante nel divulgare i valori dell’Italia Unita e ha rappresentato la vera anima popolare del Risorgimento, un movimento nato tra gli intellettuali ma sostenuto con passione dal popolo, che si è ritrovato unito, al di là di ogni regionalismo, di ogni schieramento, proprio in musica composta da grandissimi, eseguita da una banda, dagli organetti per strada, in casa, o nei teatri: la musica aveva svegliato il popolo e la musica era stata svegliata dal popolo. “ Io parlo – ed è questo l’assunto chiave della Filosofia della Musica di Giuseppe Mazzini – d’un tempo in cui il dramma musicale spanderà sopra una gente, non materialista, né svogliata, né frivola, ma rigenerata dalla coscienza d’un vero che dee conquistarsi un alto insegnamento morale – d’un tempo, in cui la musica avrà incremento alla propria potenza di tutte le potenze drammatiche accolte in uno spettacolo”. L’intervento di Vincenzo De Luca, ieri mattina, nel corso della conferenza di presentazione della stagione lirica, è stato improntato proprio all’evocazione dei valori risorgimentali, delle lotte sostenute per unire l’Italia e che oggi, menti obnubilate da volgarità, rozzezza, ignoranza stanno tentando di dividere. “Questo teatro è nato un decennio dopo l’Unità d’Italia è frutto di quelle vittorie e anche di quella musica”. E’ convincente Vincenzo De Luca, nell’invito a far proprio questo simbolo, a “sentirlo”, aperto dopo non pochi sacrifici, a difenderlo, poiché dà lavoro, offre sogni e prospettive per quanti scelgono di dedicare la propria vita alle arti. Significativa l’intemerata sull’inutilità dei social, in particolare i tweet. “Oggi non avremmo avuto Tosca se Puccini avesse perso le nottate con i tweet. Le cose belle richiedono sacrificio. Chi banalizza queste cose è un idiota. La storia dimostrerà che i palloni gonfiati si sgonfiano e la realtà impone le sue leggi”. “Quasi pronto l’auditorium manca –promette ancora il governatore – qualche dettaglio, mentre nei corridoi del San Pietro a Majella ci piove, pur contenendo manoscritti preziosissimi, e anche lì abbiamo dato una mano, un finanziamento volto a recuperare un patrimonio musicale che il mondo c’invidia. “Siate cittadini italiani, europei, salernitani, orgogliosamente salernitani – arringa ancora De Luca – meno lamentosi dei vostri padri pronti sempre a criticare e a lamentarsi. Noi salernitani abbiamo un difetto genetico voi fate 99 e ci sarà sempre uno che vi farà le pulci col ditino alzato. Questo che vedete a fianco a me è un uomo fortunato (il sindaco Enzo Napoli ) Fare il sindaco dieci anni fa era difficile, bisognava scavare qualche risorsa per terra. Ma non abbiamo fatto niente di eccezionale ed è giusto confermare il nostro sostegno nell’accollarci tutte le spese di produzione del teatro”.