Secondo appuntamento stasera nella Sala San Tommaso, per il Festival Luci d’Artista, che vedrà l’esibizione di Sergio Caggiano, Raffaele Maisano e Giuseppe Scotto Galletta
Di OLGA CHIEFFI
Secondo appuntamento, questa sera, alle ore 20,30, al quadriportico del Duomo di Salerno, nella sala San Tommaso, del festival musicale “Luci d’artista”, organizzato dall’Associazione Culturale Arechi, guidata dal violista salernitano Sergio Caggiano. Sarà proprio il direttore artistico ad impugnare archetto e viola e divertirsi insieme al pianista Raffele Maisano e al clarinettista Giuseppe Scotto Gulletta, proponendo alcune pagine di raro ascolto in duo, per quindi incontrarsi in trio sulle note di Mozart e Bruch. La serata sarà inaugurata con il “Kegelstatt” Trio di Wolfgang Amadeus Mozart, musica destinata ad un circolo “familiare”, dal lessico giovane, melodico e innovativo, come gli strumentisti chiamati ad interpretarlo. Il Trio per clarinetto, viola, è un complesso insolito per la storia della musica colta occidentale. Sembra che l’ispirazione del “Trio per pianoforte, clarinetto e viola, in Mi bemolle maggiore, K 498 (Kegelstatt-Trio)” (1786) venne a Mozart durante una partita di birilli. Un pubblico, dall’udito particolarmente attento, potrebbe percepire nella figura di semibiscrome nella prima battuta il rumore dei birilli che cadono. Particolare rilievo assume il gruppetto anche nel corso del breve sviluppo, contribuendo alla definizione di una Stimmung caratterizzata da una cantabilità potenziata dalle morbide tinte dello strumento a fiato e della viola. Raffaele Maisano si cimenterà, quindi con l’Arabeske in do maggiore op.18 di Robert Schumann, composta a ridosso della Humoreske, all’inizio del 1839, una delle rare concessioni, forse la più riuscita, di Schumann a regole formali prestabilite: si tratta infatti di un rondò, con tre enunciazioni del refrain intercalate da due episodi in modo minore (di cui il secondo si riduce a poche battute) e seguite da una coda. Giuseppe Scotto Galletta insieme a Raffaele Maisano, continuerà la lettura dell’opera schumanniana, eseguendo le Drei Romanzen op.94 originariamente scritte per oboe nel 1894. La prima romanza in La (Nicht Schnell) oscillante tra modo minore e modo maggiore, presenta un fluido tema in crome, entro il quale compare la quinta discendente del tema di Clara. La seconda pagina, sempre in La, (Einfach, innig), offre un arabesco melodico ripreso tre volte, con un’armonizzazione sempre diversa, sulla base di un accompagnamento pianistico, scandito dalle quartine di crome. L’ultima Romanza (Nicht schnell), più ampia, riporta il trittico alla semplicità iniziale, con un tema ascendente il cui incipit è derivato dalle ultime battute pianistiche del brano precedente. Sergio Caggiano, invece, ha scelto per il suo pubblico la Romance op.72 in Sol Minore per viola e pianoforte di Hans Sitt, il quale con questa pagina, che esalta il suono e la sua ricerca, inaugura il secolo breve; unitamente all’evocazione strumentale di “Après un reve”, op.7 n°1, la più celebre delle melodies di Gabriel Fauré, che sembra privilegiare toni sommessi e delicati e dimensioni intime e contenute, ma guarda allo sviluppo di una più vasta concezione musicale. Finale interamente dedicato a Max Bruch, con tre degli otto pezzi per viola clarinetto e pianoforte op.83, composti nel 1910, ispirati probabilmente dalle doti del figlio, Max Felix, brillante clarinettista e docente al Conservatorio di Amburgo. I brani riecheggiano alcune pagine schumanniane, e sono speziate da idiomi della musica popolare balcanica, questi ultimi suggeriti dalla principessa Sophie zu Wied, futura regina d’Albania e dedicataria dell’opera. Ascoltreremo il n°1, un Andante scritto per clarinetto in La, con il pianoforte che mantiene una presenza costante, e il clarinetto e la viola contrappuntisticamente ricamano insieme i temi esposti dalla tastiera, il secondo in si minore che è un breve Allegro con moto, e il quinto, una “Melodia Rumena” un Andante minore influenzato dalla musica popolare e passionale appunto della Romania.