Presentato ieri mattina l’evento musicale che saluterà il 30 marzo, dodici musicisti in concerto con la Salerno Jazz Orchestra, sul palcoscenico del Teatro Verdi, e animare gli spazi cittadini in creative piccole formazioni
Di Olga Chieffi
Un talento musicale che cerca una propria via verso nuove concezioni d’espressione, non può non lasciarsi sedurre da un genere di musica che uno dei suoi più grandi interpreti, Gene Krupa (drums) definisce “…eccola davanti a voi in ogni suo aspetto: mettetela come volete. Una bellezza che è insieme stracciona e cordiale, sfrontata e perfida, e che ha senza dubbio il suo fascino”. Il vento del jazz che accompagnò l’occupazione americana a Salerno, e che incantò una generazione di musicisti e amatori e che in questo 2023 celebra gli ottanta anni, spira di nuovo in città portando un premio in città. Ieri la presentazione in trio da parte del sindaco Enzo Napoli, che ha aperto le porte del teatro Verdi per il 30 marzo, alle ore 21.00, dell’organizzatore e direttore Stefano Giuliano e di Dario Loffredo Presidente del Consiglio Comunale, ai quali si è aggiunto nel ruolo di special guest il Presidente di Confcommercio Giovanni Marone, a sostegno di questa iniziativa, che apre le porte al turismo e alla bella stagione, organizzato dall’Associazione Sofy Music e il sostegno di Mc Donald’s, nella persone dell’appassionatissimo Luigi Snichelotto. Il sindaco Vincenzo Napoli ama sempre impreziosire il suo intervento con qualche citazione di estetica. Stavolta si è rivolto, inciampando pericolosamente, a Wiesegrund Adorno per trovar sostegno nella sua disquisizione su questo tipo di musica. E’ quasi un luogo comune quello del rapporto non felice tra il filosofo Adorno e il jazz. Per la quasi totalità dei critici le sue idee sul jazz sarebbero troppo lontane dal cuore pulsante della musica afroamericana per poterle assolvere con formula piena. Mentre si trova più a proprio agio trattando la musica classica “colta”, quando decide di occuparsi della popular music -e della sua prima fattispecie, il jazz- il buon tedesco ha sempre annaspato. Analizzare i media massificati della crescente industria culturale era un passo dovuto per un esponente della Scuola di Francoforte, che sul tema ricercava di continuo il confronto con Walter Benjamin. Ovviamente il pensiero critico di Adorno sul jazz come “moda senza tempo” rimane impietoso, quanto la sua critica alla mercificazione della musica jazz che spesso centra l’obiettivo. Sulle tavole del Massimo Cittadino si alterneranno dodici artisti, scelti da un caposcuola del double bass, Giovanni Tommaso, tra premiati per la carriera artistica, le produzioni discografiche, l’attività concertistica, le collaborazioni , la contaminazione espressiva e giovani talenti che si sono distinti nell’ambito nazionale e campano. Un premio sì ma anche un grande show, poiché torna ad esibirsi la Salerno Jazz Orchestra”, diretta da Stefano Giuliano, che sosterrà tutti gli artisti che si esibiranno dopo aver ricevuto il premio. Per l’occasione l’orchestra sarà composta alle trombe da Sergio Vitale, Antonio Baldino, Mauro Seraponte e Nicola Coppola; ai sassofoni da Carlo Gravina, Giusi Di Giuseppe, Giuseppe Plaitano, Antonio Giordano e Andrea Santaniello; ai tromboni da Raffaele Carotenuto, Enzo De Rosa, Luca Giustozzi e Christian Carola; al pianoforte da Marco De Gennaro; alla chitarra da Carlo Fimiani; al contrabbasso da Aldo Vigorito, e alla batteria da Claudio Romano. A condurre la serata non poteva che essere il poliedrico Gegè Telesforo, cantante, musicista, conduttore televisivo e radiofonico che condividerà il palco con la giornalista Concita De Luca. Il repertorio della serata attraverserà un po’ tutte le diramazioni di questo impetuoso fiume di musica e personaggi, da “New Orleans” dove tutto è nato evocata dal trombone di Ottolini, ai brani originali, come quello proposto dalla Brancale “Il gusto delle cose”, che fa suo il “nero” della canzone italiana, quindi si passerà dalla immersione nella swing craze, che si allargava sino al Be-bop alle espressioni che meglio ha saputo catturare lo spirito, le inquietitudini ma anche le epifanie del nostro mondo, dall’inarrestabile dinamismo, in quella lettura particolare che è quella del livello “intramusicale”, in cui i musicisti dialogano tra di loro sulla base di sensibilità e competenze condivise generanti quello scambio comunicativo e sociale complesso, in cui l’Uomo mette in gioco le proprie idee, unitamente a quelle dell’ascoltatore attraverso un costante signyfin(g), ovvero appropriazione, rielaborazione e restituzione commentata – non di rado in forma di rovesciamento risignificante – di un materiale appartenente al proprio o ad un altro universo culturale. Tali sono i mezzi, i fini quelli dell’arte: l’espressione del particolare dell’universale, dello specifico e dell’indiretto, dell’unico e del molteplice, del definibile e dell’ambiguo. La scaletta includerà, quindi sia standard jazz che brani originali degli artisti premiati, tutti arrangiati per big band. Questo il repertorio dell’evento, con una preziosa chicca di Roberto Gatto che eseguirà “West Side Story Suite”, dall’opera di Leonard “Lennie” Bernstein, nella versione di Buddy Rich, raffinata synthesis tra il mondo classico e il jazz. Ancora, Dario Deidda, Fabio Zeppetella e Aaron Goldberg suoneranno insieme “Across The City” e “Allegro”, brani dello stesso Zeppetella, Rita Marcotulli con la sua “Between”, così come Serena Brancale ha attinto dai suoi brani scegliendo “Il Gusto Delle Cose”, l’ omaggio a Dizzy Gillespie verrà dalla tromba di Fabrizio Bosso con “Dizzy’s Blues”, mentre “Rita” sarà l’originale dedica di Stefano Di Battista a Rita Levi Montalcini. Anthony Strong interpreterà una sua versione ri-arrangiata di “Too Darn Hot” di Cole Porter; Matteo e Giovanni Cutello proporranno “Nostalgia In Time Square” di Charles Mingus e Gabriel Marciano, l’astro nascente, giovanissimo eseguirà “Firm Roots”di Cedar Walton. Chiusura con Mauro Ottolini dialogherà con la Salerno Jazz Orchestra sulle note del brano scritto da Hoagy Carmichael intitolato “ New Orleans”.