un planetario per James Dashow - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

un planetario per James Dashow

un planetario per James Dashow

 

I suoi due frammenti di Archimede hanno chiuso il V festival di Musica Elettroacustica, che il prossimo anno potrebbe registrare la prestigiosa partecipazione di John Chowning

Di Olga Chieffi

 Salerno ha aperto una interessante finestra sulla musica elettroacustica, con la V edizione della rassegna promossa dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno con i suoi dipartimenti specifici di Nuove tecnologie e linguaggi Musicali e di Teoria, analisi e composizione, guidati da Silvia Lanzalone e Giancarlo Turaccio. Un mese intero trascorso tra masterclass e concerto che ha salutato ospiti Roberto Doati, Denis Dufour e Tristan Murail, i quali hanno lavorato in concreto con un folto gruppo di allievi intervenuti dall’intero territorio nazionale, e con un pubblico che non è mai mancato nella sala concerti della nostra massima istituzione musicale. Grande successo hanno avuto le due installazioni, ispirate dal tema del festival “Confini Mediterranei”, Un(e)done di Walter Cianciusi realizzata con il pane carasau, il famoso pane sardo, detto anche carta da musica, che diventa pane  della solidarietà, che unisce tutti i popoli del mondo, come il linguaggio della musica e dell’arte. Il pane di Cianciusi sussurra, evoca storie di mare, di morte e di speranza e chiama quanti vorranno porsi in ascolto delle sue voci invitando ad unire e mai a dividere e “Buffer Zone”, firmata dalla scuola salernitana di elettroacustica, rappresentata da Mario Buoninfante, Pantaleo Leonfranco Cammarano, Jones Margarucci e Speranza Fusco. “ Questa installazione interattiva – ha dichiarato Leo Cammarano – nasce dalla elaborazione di voci e suoni, dei servizi giornalistici relativi agli sbarchi, rielaborati in modalità digitale in real time, attraverso l’ausilio di sensori di prossimità che interagiscono con le persone presenti in sala, con suoni diffusi mediante suoni risuonatori”. Avvicinandosi all’installazione si potevano ascoltare suoni, voci, richieste d’aiuto, ma allontanandosi l’installazione avrebbe taciuto, segnando e svelando, così un confine, pensato, che sostiene uno scambio mediato, musicale, e che offre strumenti per articolare la differenza. Poi, il concerto, offerto da James Dashow, che ha salutato tra l’altro anche l’esecuzione di due scene dalla sua opera per planetario, Archimede, il prologo e Mathematics III, la cui storia è ispirata al matematico siciliano che prevede uno spazio rilevante per la “scenografia elettronica”, sfruttando in particolare le enormi possibilità di completa immersione nel suono e nelle immagini, offerta dalla nuova tecnologia del Planetario:  Surround Sound e Surround Video. Un lavoro splendido caratterizzato da musica elettronica sincronizzata con le immagini video di forme geometriche e immagini, in accordo con l’intensità e la durata della musica. Colori brillanti vivaci di arancio blu, giallo, rosso, bianco, verde, riempiono lo spettro visivo del pubblico con forme geometriche e figure continuamente in movimento, creanti una straordinaria sensazione di totale immersione nel suono. “ La musica multicanale crea il senso audio di spazio e profondità – ha affermato James Dashow, il quale è dal 1969 qui in Italia – ed è questa un’opera che può essere rappresentata live solo in un planetario e con un costo di otre cinquecentomila euro, un complesso progetto mixed che di base è un’ opera lirica, in cui però la musica è generata dai computer, con in scena un vero e proprio coro e attori, interagenti con video che fanno da scenografia, pensati però per essere proiettato in un planetario per una speciale immagine tridimensionale. Questi però, non sono assolutamente i tempi per poter avanzare una richiesta del genere, visto, che il pubblico della musica elettronica resta una platea di nicchia, ma la speranza è ultima a morire”. Nella serata finale sono state eseguite anche due pietre fondamentali della letteratura contemporanea, la Sequenza III di Luciano Berio le cui peculiarità esecutive, sono state esaltate dalla spavalda voce di Eleonora Claps, avvezza da tempo al genere, in cui la voce non è più soltanto melodia o belcanto, ma porta con sé un bel ventaglio di tecniche e Turenas di John Chowning, costruito su due idee principali: il movimento del suono in uno spazio quadrifonico, e la simulazione di timbri strumentali tramite l’algoritmo di sintesi appena inventato, che vede una compresenza di impulsi brevi e secchi e di fasce sonore più sostenute, al servizio di un titolo che altro non è che l’anagramma di nature’s: musica fatta secondo natura. “ Un guru della musica elettronica John Chowning – ha dichiarato una soddisfatta Silvia Lanzalone – che ho incontrato e spero poterlo ospitare nella prossima edizione del Festival, che saluterà una collaborazione con l’ateneo salernitano, un coinvolgimento maggiore degli studenti che stanno, di anno in anno, maturando, sperando di poter lavorare su un maggior numero di installazioni piazzate anche in luoghi storici del centro cittadino”.