Un milione di euro per l’asilo ma a Giffoni Sei Casali mancano i bambini - Le Cronache
Attualità

Un milione di euro per l’asilo ma a Giffoni Sei Casali mancano i bambini

Un milione di euro per l’asilo ma a Giffoni Sei Casali mancano i bambini

di Peppe Rinaldi

Qual è il modo migliore per bruciare danaro pubblico? Ce ne sono tanti, tantissimi, l’elenco sarebbe sterminato tenuto conto della proliferazione di ambiti parassitari nel pubblico impiego costruiti sul presupposto di false o deboli esigenze collettive. Ma se ce n’è una che sale sempre sul podio, a qualsiasi latitudine, essa è la costruzione di opere pubbliche inutili. E, questo, al di là della (rara) buonafede della committenza, come forse sarà il caso che ci interessa.

Se in una città fossero tutti ciechi, avrebbe senso realizzare un cinema? Certo che no. Se fossero invece tutti sordi avrebbe senso costruire un auditorium concertistico? Ovvia la risposta. In un posto dove le nascite di bambini sono sotto perfino alla soglia matematica che protegge dall’estinzione, ha senso la realizzazione di un asilo? Diremmo di no, al limite un centro geriatrico socio-sanitario o culturale o qualcosa del genere, ma consumare una qualsiasi cifra di danaro pubblico per fare una struttura che sarà giocoforza vuota e/o destinata ad altro, se non all’abbandono, quale significato si spera possa avere al netto di una comprensibile ricerca di una spintarella all’economia locale? Non ci viene in mente altro pensando a quanto sta avvenendo a Giffoni Sei Casali, grazioso centro dei Picentini in linea col mortifero trend generale del resto del territorio ma con qualche “aggravante” in più dettata dalla collocazione semi-montana. Parliamo di non tanti soldi, all’incirca un milione di euro, che però per un centro come Sei Casali rappresentano comunque qualcosa e, in ogni caso, parliamo pur sempre di due miliardi delle vecchie lire cosiddette.

Non ci sono bambini, non se ne fanno né si immagina di farli, il mitologico Inverno Demografico qui morde più che altrove – per ragioni eminentemente culturali e solo dopo economiche e pratiche, come dappertutto-, non si riesce a formare una classe di studenti, strade e piazze fanno registrare la presenza solo di anziani e, a breve anche qui, di stranieri a zonzo senza meta, e l’ente pubblico che fa? Aziona il meccanismo della spesa pubblica, intercetta i fondi del Pnrr e una quota minima del proprio bilancio la destina alla costruzione di un asilo, peraltro in una frazione anche periferica. E’ un bene farlo comunque in quanto qualche beneficio al territorio lo apporterà oppure no? Può essere che con quel danaro avvenga una gratificante circuitazione di soldi per qualche impresa e qualche gruppetto di lavoratori, come si diceva, ma, sinceramente, tenuto conto dello scenario vien da chiedersi: se non ci sono bambini e non si prevede che ne nascano per molti anni a venire a causa di una società che nel suo complesso ha abolito (oltre alla povertà, alla corruzione e altre scemenze simili) il futuro, un asilo, per giunta “micro”, a che serve? Certo, questo non è tema imputabile direttamente alle amministrazioni locali che, però, spesso sono corresponsabili dell’utilizzo improprio delle risorse pubbliche.

Giffoni Sei Casali è un comune di circa cinquemila abitanti, a pochissimi chilometri da Salerno e dall’autostrada del Mediterraneo. Da inizio anno può essere classificato tra i più sfortunati d’Italia perché è senza medici di base e tutti i residenti sono costretti a fare gli emigranti della salute nei centri limitrofi, come questo giornale ha già scritto il primo maggio di quest’anno.

Ovviamente, come tutti gli altri posti d’Italia e d’Europa, è afflitto dal cancro della denatalità. In Italia ormai nascono ogni anno 7 bambini su 1.000 abitanti ed a Giffoni Sei Casali nel 2019, con appena 26 bambini in tutto, si è già toccata la punta negativa di 5 su 1.000. Cioè meno della già tragica media nazionale, in pratica una strada senza uscita intrapresa qualche decennio fa quando abbiamo iniziato a ubriacarci di “diritti”, “accoglienza” e capricci vari senza capire una mazza di cosa stavamo cucinando per il futuro, vale a dire il presente di oggi.

Di edifici scolastici ce ne sono addirittura quattro, uno per ogni paese: Sieti, Prepezzano e Capitignano più un altro nella zona rurale a valle denominata Malche. Nel paese più a monte, Sieti, dopo aver speso nel corso degli anni passati una montagna di soldi pubblici per rincorrere il sogno di farlo diventare un “Paese Albergo”, l’edificio del posto, nonostante sia in buone condizioni, è chiuso da oltre venti anni per mancanza di bambini. A Prepezzano quello delle scuole elementari è in ottime condizioni perché negli ultimi anni è stato oggetto di un ammodernamento. Nella frazione capoluogo, cioè Capitignano, c’è, invece, un moderno edificio scolastico che ospita anche le scuole medie. Infine, a Malche c’è il quarto edificio scolastico rimasto aperto fino all’anno scorso. Insomma, di contenitori ce ne sono già tanti ed a mancare sono semplicemente gli alunni. È evidente che nel 2025, con 26 bambini nati nel 2019, si riuscirà a formare appena una sola prima elementare in tutta la città.

Infatti, stando a quanto riportato da notizie recenti di stampa, già da quest’anno pure a Malche la prima elementare sarà soppressa.

Eppure, in questo scenario, il sindaco di Sei Casali solo pochi mesi fa ha annunciato che sarà speso circa un milione di euro per costruire un nuovo edificio, chiamato “micro nido” a Malche, cioè nella zona più periferica in assoluto rispetto ai tre vecchi paesi.

E vanno pure spediti in questo operazione: tra una cosa e l’altra già sarebbero stati spesi oltre cinquantamila euro del bilancio comunale. 

Ma dove sono i bambini?