“Voglio che la mia casa sia aperta al sole, al vento e alla voce del mare, come un tempio greco, e luce, luce, luce dovunque!”
Di Enrico Renna
La vicenda esistenziale e letteraria di Axel Munthe oggi è ben nota agli addetti ai lavori, probabilmente meno alle giovani generazioni di lettori. Vissuto tra la Svezia, Parigi, Roma e soprattutto Capri, fu un celebre medico dalle acute capacità diagnostiche e di cura; i suoi pazienti spaziavano tra le persone delle classi più povere e i reali di Svezia. Non chiese mai un compenso per le sue attività mediche, tuttavia divenne celebre, ricercatissimo e anche ricco attraverso donazioni spontanee. Questo particolare tipo di francescanesimo (adorava gli animali che proteggeva e di cui si circondava) gli valsero rispetto e amore incondizionato, se si esclude la gelosia di alcuni suoi colleghi. A lato della sua attività di medico coltivò la passione per la musica da buon dilettante (adorava Schubert di cui si narra eseguisse i lieder con la regina di Svezia) e la letteratura di cui dette ottimo saggio già in giovane età. Nel 1928 (era nato in Svezia nel 1857) stanco, con la vista parzialmente compromessa e sofferente di un’insonnia cronica e pervicace, si ritirò nella magnifica Villa San Michele, da lui stesso edificata ad Anacapri sopra le presunte rovine di una delle ville dell’imperatore romano Tiberio, e, su consiglio del suo amico Henry James, scrisse quello che poi diventerà uno dei libri più letti al mondo, La storia di San Michele. Un romanzo autobiografico la cui figura centrale è, appunto, la villa omonima edificata intorno ai ruderi di una cappellina intitolata al santo. Fin qui ciò è noto, ma io vorrei anche parlarvi di come il suo romanzo, la sua vicenda esistenziale s’intreccino ad un certo punto, virtualmente, con la mia vita e la mia attività di compositore. Nel 2007 ricevetti una commissione dall’allora Sovrintendente della Villa San Michele di proprietà della Fondazione Axel Munthe, Peter Cottino, e dai percussionisti Ludvig Nilsson e Mika Takehara, per la composizione di un lavoro per percussione da eseguirsi in prima assoluta nella villa medesima l’anno successivo, il 2008. Non conoscevo la villa e la sua storia, né il romanzo in questione, e quando visitai il luogo e lessi il suo scritto rimasi folgorato; da allora ad oggi questo libro è costantemente presente sulla mia scrivania e non passa anno che non lo rilegga, ritornando sovente anche a letture parziali di particolare interesse. La genesi di un lavoro creativo ha spesso vie misteriose e imprevedibili, ma una cosa mi fu chiara fin dal primo momento in cui mi apprestai ad affrontare la composizione del brano, ossia non avrei potuto né voluto non partire dalla lettura del romanzo e dal virtuale contatto con lo spirito del suo autore. Cito dalla prefazione al mio lavoro compositivo poi scritto e pubblicato nel 2015: “…mi recai a Capri per conoscere i percussionisti e per scoprire le meraviglie di Villa San Michele e la sua storia. L’incontro fu tra i più felici. Visitammo tutti insieme la residenza di Axel Munthe, di cui sapevo ancora troppo poco, discorremmo del lavoro da realizzare e pranzammo sulla piazzetta di Anacapri circondati di storia e natura. Il ritorno solitario in aliscafo fu denso di pensieri gioiosi: che c’era di più bello e gratificante che ricevere tale incarico in una cornice di persone e storie così straordinarie? Acquistai religiosamente una copia della Storia di San Michele di Munthe e lessi voracemente l’intero scritto. Che libro meraviglioso e che sentimenti di comunione con quello straordinario medico e scrittore! Oggi, a distanza di anni, continuo a nutrirmi del suo racconto, della sua affabulazione semplice e discorsiva, dei profumi, delle sensazioni, dei personaggi come Maria Portalettere, Mastro Vincenzo, la Sfinge. Mi misi, infine, all’opera. La prima fase riguardò l’idea…Mi era chiaro dalla prima lettura del romanzo che la composizione del brano sarebbe nata dallo scritto, se non dallo spirito, dello stesso dottor Munthe e mi lascia docilmente guidare. Mi abbandonai alla lettura in frammenti della Storia di San Michele e ad un certo punto ebbi una folgorazione; nel dialogo tra l’Autore e il misterioso Spirito del luogo lessi e rilessi: “Voglio che la mia casa sia aperta al sole, al vento e alla voce del mare, come un tempio greco, e luce, luce, luce dovunque!”. “Guardati dalla luce! Guardati dalla luce! Troppa luce non è buona per gli occhi dell’uomo mortale”. Ecco, pensai, il brano si chiamerà Luce! Luce come vita, luce come trascendenza”.