Questa sera alle ore 17,30 il Circolo Canottieri Irno ospiterà il Concerto di Natale del Fai, affidato al clarinettista Francesco Di Domenico e al fisarmonicista Andrea Bisogno
Di Olga Chieffi
Pomeriggio musicale questa sera, alle ore 17,30 nei saloni del Circolo Canottieri per gli auguri di Natale del Fai, affidato al clarinettista Francesco Di Domenico e al fisarmonicista Andrea Bisogno. Programma il loro in cui la parte del leone la fa Astor Piazzolla, ma verrà inaugurato “Tango pour Claude” di Richard Galliano che profuma di bistrot parigino, malinconia primaverile, ragazze sorridenti.
Il viaggio continuerà verso l’Argentina, per rispolverare la lezione del grande Astor Piazzolla ma naturalmente riletta sul filo dell’Hazardus, tra cultura “alta” e popolare, in un mix irresistibile,” che parte delicata e leggera per poi esplodere nei suoi mille colori e ci senti tutta la disperazione del popolo argentino schiacciato dalla dittatura, la voglia di libertà come da titolo, di volare via, almeno con la musica. Seguirà Escualo, quella sfida perenne tra mantice e clarinetto, passando per le tensioni e distensioni della Milonga sin palabras e l’aria di sortita di Maria de Buenos Aires. Omaggio a Johann Sebastian Bach con la Sonata in Sol minore BWV 1020 di Johann Sebastian Bach, che rispecchia lo schema della Sonata italiana del tempo con l’alternanza tra allegro-adagio-allegro, impostata su una evidente semplicità melodica e su una scorrevole freschezza espressiva, in cui il flauto primeggia per la brillantezza degli accenti sonori, non priva di rilevanti difficoltà tecniche. Il suo cantabile italiano e la sua semplicità contrappuntistica hanno indotto sospetti sulla sua autenticità, ma resta una gemma incontrastata della letteratura flautistica, che stasera ascolteremo dal clarinetto. Si manterrà il severo aplomb cameristico nella seconda parte della serata con la primavera Porteña dalle Stagioni, Per poi passare a Libertango, un arrangiamento originale simbolo ossessivo di quel popolo che si era messo finalmente in moto, in “viaggio”, con la sua musica, il suo simbolo, il mito del tango che allora ri-nasceva. Dal tango da cafè si passerà ai “canti dell’osteria” di Vittorio Monti, con la Czárdás, scritta nel 1904, basata sulla danza popolare e genere musicale ungherese, suonata da tutte le orchestre gitane, tanto da sembrare più autentica di quelle autentiche, e qui proposta nella versione per fisarmonica e clarinetto. Il giovane duo trova in questo nuovo progetto la “quadra” della musica, ovvero quel connubio d’intenti capace di miscelare estetica classica e improvvisazione, in un contenitore dalle pareti vive, in cui gli argentini rivelano le proprie radici, ovvero quel torrente sanguigno della musica amerindia che si riversò un po’ dovunque e fluisce oggi, nella loro musica mischiato a tanti altri componenti, in molte vene del Vecchio e del Nuovo Mondo, avvolgendoci in un clima riflessivo e peculiarmente nostalgico, introdotto da un registro delicato e seducente, quanto innovativo, carico di suggestioni, perfettamente integrato a melodie dalla sinuosa eleganza e d’una icasticità cool, attraverso un virtuosismo strumentale e “tersicoreo”, mai narcisisticamente fine a se stesso.