Un Dantedì nel segno dell’ “infinito eccesso” - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Un Dantedì nel segno dell’ “infinito eccesso”

Un Dantedì nel segno dell’ “infinito eccesso”

Questa mattina, il Conservatorio Statale di musica “G.Martucci di Salerno, con la sua orchestra, sarà assoluto protagonista della giornata dedicata a Dante, il cui massimo evento si svolgerà al Teatro Verdi, alle ore 11, 30, con l’esecuzione della Eine Symphonie zu Dantes Divina Commedia S.109 di Franz Liszt, alla presenza del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano

Di Olga Chieffi

Suggestioni per la bellezza dei versi, plasticità dell’infinita galleria di ritratti schizzati dalla penna del poeta, nella storia della musica la Divina Commedia è stata fonte di ispirazione per generazioni di compositori. Se nell’Inferno la musica è pressoché assente, sono una miriade i suoni evocati dal poeta per descrivere le tenebre e il rabbioso dolore delle anime dannate. La musica invece si fa via via più presente nell’ascesa lungo i sentieri del Purgatorio e soprattutto nei cieli estatici del Paradiso. Fra i primi a perseguire gli intenti del cenacolo di musicisti fu Galilei con le musiche del canto dantesco del Conte Ugolino, seguito da Giulio Caccini con Le nuove musiche per voce sola e con l’accompagnamento del basso continuo, poi madrigali di Luzzasco Luzzaschi e tantissimi compositori hanno inteso guardare al verso “pieno” di Dante da Pacini a Donizetti a Zandonai. Il Conservatorio Statale “G. Martucci” di Salerno, diretto da Fulvio Maffia, presieduto da Luciano Provenza, sarà assoluto protagonista per il Dantedì, stamane, con il concerto-evento della sua orchestra diretta dal Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, grazie agli attenti offici del Maestro Fulvio Artiano alla presenza del Ministro Gennaro Sangiuliano, in diretta streaming sui profili del Ministero dell’Università e della Ricerca, col coordinamento tecnico e  le registrazioni audio curate dai Maestri Paolo Termini e Stefano Silvestri, con la partecipazione degli allievi dei dipartimenti di Tecnico del Suono e Musica Elettronica. Tra i diversi spartiti e partiture, il Maestro Sipari docente di formazione orchestrale dell’istituzione salernitana, ha scelto di eseguire con i suoi allievi e il coro preparato da Marilù De Santo, la Eine Symphonie zu Dantes Divina Commedia S.109 di Franz Liszt, col racconto per immagini di Marco Romano e Orsi Horvath.  L’opera video non è in chiave descrittiva, ma unisce l’opera letteraria di Dante a quella musicale di Liszt cercando di enfatizzare le emozioni e  le atmosfere di questi due capolavori. Per la creazione dell’opera video sono state utilizzate differenti tecniche che vanno dalla pittura, alla scultura, alla più recente grafica 3D gli elementi sono quindi sia dipinti con tecniche tradizionali e che verranno usati per i fondali delle scene e altri personaggi, sia  scolpiti con cera o argilla che grazie alla tecnica della fotogrammetria diventano 3d nel video ed oggetti virtuali 3D. Ad ogni capitolo, infatti, corrisponde una suggestione visiva relativa ai personaggi e ai luoghi del viaggio, in una particolare costruzione di dialogo tra le ombre antiche, in uno stile multimediale, che lascia trasparire quell’ “ombra di luce” che attraversa l’intera Commedia. “Sì che fortuna od altro tempo rio non ci potesse dare impedimento, anzi, vivendo sempre in un talento, di stare insieme crescesse il disìo.” (Dante Alighieri, “Rime”, LII). Questa per Dante è l’amicizia: non uno strano e vago sentimentalismo, bensì la condivisione di qualcosa di grande. E più grande è quel che abbiamo condiviso, più forte e tenace sarà il sentimento che ci unisce. Nasce tutto da lì: dalla forza di ciò che guardiamo, desideriamo e cerchiamo insieme; dalla potenza di ciò che ci è accaduto e accadrà, più grande di noi, a volte imprevedibile. Questo lo spirito con cui l’orchestra del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno ha preparato ed eseguirà la  Dante-Symphonie – Eine Symphonie zu Dantes Divina Commedia – S. 109 di Franz Liszt. Su un artista colto e profondamente cattolico, quale fu Franz Liszt, la lettura de’ “La divina commedia” esercitò fascino assiduo, stimolando la riflessione e l’impulso creativo a più riprese. La Dante-Symphonie rappresenta l’esito più corposo di questo work in progress e, insieme, il più ambizioso; destinato a rimanere irrisolto, non a caso, per quanto formalmente compiuto. Sappiamo, infatti, che tre parti di questo lavoro sinfonico corale, scritto tra il 1855 e il 1857, ma immaginato molto prima, sarebbero dovute corrispondere alle tre cantiche della Commedia, eppure il Paradiso, alla fine, non fu musicato. Vacillò, Liszt, di fronte a tanto cimento spirituale, indotto alla rinuncia anche da un genero carismatico quale Richard Wagner, il quale gli aveva scritto che “nessun essere umano sarebbe stato in grado di trasferire in note le gioie del Paradiso, contemplabili solo con gli occhi dell’anima”. Così, Liszt avrebbe chiuso l’opera con un Magnificat, meno impegnativo in chiave filosofica e teologica, ma assai suggestivo per l’impiego sapiente delle sole voci femminili. La portata allusiva della Dante-Symphonie rimanda a certa iconografia ricavabile dalle storiche incisioni della Commedia – non è un caso che Liszt volesse associare all’esecuzione musicale una proiezione in diorama delle illustrazioni di Bonaventura Genelli, così come aveva fatto in una serata pianistica a casa Wittgenstein – e si riallaccia alla consuetudine romantica del poema sinfonico, in ciò rinnovando l’ispirazione della quasi coeva Faust- Symphonie. In questa non semplice pagina, l’intera tecnica della grande orchestra sinfonica è egualmente squadernata con straordinaria grandiosità, sin dalle prime battute, con il motivo dei tromboni, rapportabile all’iscrizione, sulle porte dell’Inferno dantesco, delle parole “Per me si va nella città dolente”. La seconda parte, “Purgatorio”, s’apre con un’introduzione che intende rappresentare Dante nel risalire dall’Inferno alla luce delle stelle: l’episodio musicale sulla contemplazione dell’alba si libra in atmosfere traslucide e rarefatte e si compiace di rugiadose e trasognate espressioni musicali. La principale sezione del secondo movimento inerisce alla descrizione delle anime che sopportano le prove necessarie per poter poi ascendere al Paradiso. In assenza del «Paradiso», si ascolta uno dei due Finali scritti da Liszt, normalmente il Magnificat. Liszt rinuncia a scrivere il Paradiso ma conclude il Purgatorio con un coro femminile che canta un Magnificat e un Alleluia. Entrambi i movimenti sono divisi in episodi che richiamano alcuni momenti salienti dell’opera dantesca e Liszt annota i versi della Commedia a cui intende riferirsi. Così, per esempio, all’inizio della partitura sono annotati i versi che, nel Canto III, Dante vede scritti sulla porta dell’Inferno. Via via si susseguono, senza soluzione di continuità gli episodi: l’anticamera dell’inferno e il Limbo, Paolo e Francesca, il Settimo Cerchio e una coda che presumibilmente rappresenta Dante e Virgilio che escono all’aperto, davanti alla montagna del Purgatorio. Il secondo movimento è diviso in tre parti, rappresentando la suddivisione dantesca: l’antipurgatorio, il Purgatorio vero e proprio con le sue sette cornici e infine il Paradiso. Nel Purgatorio Liszt rappresenta il pianto e i gemiti dei penitenti annotando in partitura specifiche notazioni per gli esecutori come “gemendo”, o “dolente e appassionato”, per schizzare quel climax di sofferenza, mancanza e lamento. Nell’ultima sezione, Magnificat e Alleluia, Liszt richiede un coro di voci femminili, con il preciso intento di rappresentare un coro angelico; fa di più: sulla partitura prescrive esplicitamente che il coro canti nascosto alla vista del pubblico, possibilmente stando in alto quando possibile, sopra l’orchestra. Il primo verso del Magnificat è intonato da una voce solista, che probabilmente rappresenta Beatrice, conclusione in cui Liszt recupera quel clima di serafica estaticità romantica che, spesso, surroga la religiosità, alla sacralità: con quello stile glabro, con quell’armonizzazione arcaizzante e modale che è presente in certe parti di sue Messe. Il brano finisce con il coro che intona fortissimo un Alleluia, a rappresentare Dante che finalmente arriva all’Empireo.