Gran concorso di pubblico a palazzo di Città per la conferenza di presentazione del nuovo cartellone lirico del teatro Verdi. Daniel Oren, gran mattatore della giornata ha aperto con un doveroso occhio sugli enti lirici, purtroppo in gravissima difficoltà e questa isola felice che è ancora miracolosamente Salerno. I titoli ufficiali sono stati rappresentati diverse volte a Salerno, a cominciare da Turandot di Giacomo Puccini, Turandot affidata al genio mediterraneo di Riccardo Canessa che dovrà leggere quell’opera chic, costellata da inquietitudini linguistiche e psicanalitiche, ma alfine legata anima e corpo, nella sua audace crosta impressionista, a un autentico retour à l’antique, che è la Turandot di un Giacomo Puccini, una partitura, grondante di suoni, splendente di impasti ferrigni, e luci diamantine, affidata ad una doppia bacchetta quella di Daniel Oren per l’apertura l’8 aprile e la direzione di scuola di Francesco Ivan Ciampa per l’ultima replica. La principessa di gelo sarà Lise Lindstrom, mentre il suo Calaf avrà la voce di Vladimir Galouzine in mezzo una due soprano per l’immenso ruolo di Liù, Alida Berti e Natalya Tymchenko. Per i ruoli minori non ci si sposta per l’intera stagione dai soliti nomi di Striuli, Previati, Menini, Pittari e Nardinocchi, senza alcuna possibilità per nessuna delle validissime giovani leve che pur sta sfornando il nostro conservatorio. La regia sarà del napoletano Riccardo Canessa, a lui il compito di accompagnarci in questo viaggio verso l’Oriente delle favole con il suo attento studio sulle masse e sui costumi, per un’opera comunque intrisa di eros, morte e politica che ha già visto questo stesso cast incantare la Guangzhou Opera House, nel giugno scorso. Mentre si annunciava questa opera irrompe il segretario artistico Antonio Marzullo, con la notizia della richiesta di una nuova trasferta a Daegu in Corea e ancora l’annuncio da parte di Daniel Oren di contatti con Shangai e Pechino, ove per quest’anno renderà partecipe delle produzioni solo il coro, ma cercherà di coinvolgere l’intero massimo cittadino. Maggio si chiuderà dal 25 al 30, nel segno di Manon Lescaut, un titolo di non facile lettura e tessitura, con quel suo “dolcissimo soffrir” in cui Puccini ha impastato uno scintillio che ha bisogno di nervi tesi per essere interpretato, perché non sia restituito come semplice vapore di galanteria. Puccini simula la galanteria: simula cioè, un immaginario Settecento che non ha alcuna consistenza realistica, seppure sembrerebbe averla, in particolare in qualche passo del secondo atto, ma si tratta di altro. Puccini aveva in mente un fuoco sensuale da sfiorare con delicatezza estrema: quei brucianti assedi del corpo che la giovinezza subisce e vive con allegrezza patetica, ma anche con stordimento, con cecità. E’ la sensualità dove c’è tutto con indifferenza, il male e il bene, l’avventura e la verità della passione, la morsa feroce della carne e la gioia di abbandonarvisi come al ristoro dell’acqua di mare. Manon sarà impersonata da Elisabetta Matos, con al suo fianco Francesco Medda, diretti da Roberto Paternostro, mentre la regia segnerà il ritorno di Renzo Giacchieri. L’autunno, dal 1 al 5 ottobre, con un’apertura alle scuole, verrà inaugurato dall’evento clou della stagione che caratterizzerà il primo cartellone del verdi teatro di tradizione, il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi, accoppiato all’Histoire du Soldat di Igor Stravinskij, ma il tutto nella revisione di Roberto De Simone, quindi il continuo barocco sarà realizzato con strumenti elettrici e il capolavoro del genio russo sarà contaminato con il rap, con una protagonista d’eccezione, Renata Fusco, talento nostrano, diretta insieme all’ensble della nostra filarmonica da Francesco Ivan Ciampa.
Novembre, dal 19 al 23, vivrà dell’ottimismo della “Die lustige Witwe” l’ultimo trionfo del valzer attraverso ciò che si potrebbe definire la sua ambiguità ossimorica. Ma in che senso? C’è uno scambio di battute nel secondo atto, buttato lì con sublime nonchalance, mentre il valzer tocca l’apice della sua sinuosità avvolgente e struggente, che racchiude tutta la “profondità della leggerezza” (ecco l’ossimoro) della Lustige Witwe. Due i personaggi cari al grande pubblico che segneranno il ritorno della Vedova dopo la volgarità salemmiana del 2008: Vittorio Sgarbi in qualità di regista e Marisa Laurito nel ruolo comico del Njegus, mentre la protagonista assoluta sarà Fiorenza Cedolins, con al suo fianco Alessandro Safina (il conte Danilo) e Valeria Esposito Valencienne, diretti da Daniel Oren. Marionette a grandezza naturale daranno vita dal 12 al 14 dicembre ad un Trovatore sopra le righe, quello che vide riuniti sotto la bacchetta di Herbert Von Karajan Maria Calass, Giuseppe Di Stefano, Rolando Panerai e Fedora Barbieri sul palcoscenico del teatro Alla Scala. La compagnia ottocentesca di Carlo Colla e figli darà un ulteriore tocco al cartellone del nostro teatro di tradizione.
Ritorna anche Carmen, dal 27 al 29 dicembre, per la direzione di Daniel Oren e la regia di Jean-Daniel Laval, già regista della Bohème 2013, decisa e sfrontata nella lusinga erotica, con quel quid di demoniaco, nello sguardo, con quella disperazione di chi è preda del demone Amore, col suo tema obliquo , individuato da quell’intervallo di seconda vistosamente eccedente, e con il tono scuro della tessitura vocale. E’ lei la zingara randagia, l’eros inconfessabile delle taverne, l’eros che si esprime per vincere ogni degradazione, che è l’ultimo rifugio degli istinti, l’indizio d’una libertà illimitata difesa fino alla morte, la libertà del corpo, dei sensi. Cast stellare con Anna Caterina Antonacci nel ruolo della bella sigaraia e una comprimaria d’eccezione quale è Annick Massis che sarà Micaela, unitamente ad Alejandro Roy Don Josè e Claudio Sgura che sarà alla testa dei couplets nei panni di Escamillo.
Olga Chieffi