Un “Canto per Francesca” - Le Cronache Spettacolo e Cultura
Spettacolo e Cultura

Un “Canto per Francesca”

Un “Canto per Francesca”

Di Olga Chieffi

 

Una storia d’amore costantemente blindata, quella di Francesca Morvillo e di Giovanni Falcone per i rischi che il magistrato correva in quegli anni, da quando entrò a far parte del pool antimafia di Palermo insieme a Paolo Borsellino e ad altri giudici istruttori. Non potevano farsi vedere insieme, gli incontri avvenivano di nascosto: nessuna cena tra marito e moglie, nessuna passeggiata al mare. Nel giugno 1989 Falcone scampa all’attentato dell’Addaura nella villa che aveva affittato per il periodo estivo: vengono trovati in un borsone sportivo 58 cartucce di esplosivo. Quell’episodio preoccupa Falcone, che chiederà alla moglie di lasciare la casa al mare per tornare a Palermo e non correre rischi. Pensa persino al divorzio per salvarla, ma lei rifiuta. Decide di restare sua moglie, e di continuare a trascorrere insieme le giornate nella villa estiva per tornare ogni sera a dormire nella sua casa di Palermo con la scorta. Resta sempre al fianco di Falcone, ma rinuncia da subito ad avere figli perché, diceva consapevole di quello che sarebbe potuto accadere, “non si mettono al mondo orfani”. Poi, quel 23 maggio del 1992 Falcone era appena atterrato all’aeroporto di Palermo. Viaggiava a bordo di una Fiat Croma bianca assieme alla moglie seduta sul sedile del passeggero, e all’autista Giuseppe Costanza – che si salvò – sul sedile posteriore, mentre sulla Fiat Croma che li precedeva si trovavano gli agenti della scorta Schifani, Montinaro e Dicillo. “Dov’è Giovanni…?”, furono le ultime parole di Francesca Morvillo rivolte al marito, raccolte da un poliziotto durante il trasporto disperato in ospedale. Tre anni dopo in una scatola in mezzo ai sigari del giudice un libro con un biglietto: “Giovanni, amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore, Francesca”. E’ questo ciò che è nella memoria e nel sentire di tutti, il cratere, i funerali, le parole della vedova Schifani. Domani andrà in scena il monologo un “Canto per Francesca”, in ricordo di Francesca Morvillo, che ieri mattina è stato presentato a Palazzo di Città. Alle ore 20.30 nell’atrio della Cattedrale, il monologo di Cetta Brancato, che dà voce a Francesca Morvillo, in versi alternati a voci narranti, testo voluto e sponsorizzato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e dall’Anm, per ricordare la moglie, la collega, la compagna di Giovanni Falcone. Lo spettacolo è stato affidato all’associazione teatrale Arcoscenico, con Antonella Quaranta, nei panni di Francesca Morvillo, con la coreografia di Francesco Boccia, per l’ideazione e regia di Rodolfo Fornario, progetto di Roberto de Luca e Francesco Forte, con una introduzione di Rosa Maria Grillo. “Per questo spettacolo – ha spiegato il regista Fornario – sono stati utilizzati due linguaggi differenti: quello di Francesca, più aulico e quello delle voci narranti, che rimandano alla cronaca, con un ritmo più duro e veloce. Le musiche saranno eseguite dal vivo e quindi ci saranno intensi momenti di contaminazione nel racconto del sacrificio di questa donna che ha pagato con la vita la sua forte abnegazione”. Mentre Francesca ricorda la sua vita con Giovanni, e i lunghi giorni all’Asinara con la famiglia Borsellino, la voce narrante contestualizza e fa da contraltare ai ricordi intimi della donna: “Fuori c’era Palermo, una volta […] Palermo, sovrana e operaia, rimane capitale di vezzi e di infamia. Donna, capace di oltraggi e di nobiltà, con pari furore prevarica infime case e dimore patrizie”. Difficile raccontare, riassumere: la voce di Francesca parla di sé donna, magistrato, moglie, vittima:“Tutto è così vivo in quest’isola, così sublime e infimo, da toccare la morte. / Ma noi eravamo vivi, con la semplice urgenza della vita. / Il futuro era incerto. Era questa la nostra condanna: lasciare sospeso, come infelice promessa, un atto di eroismo non voluto. / Fra l’essere e non essere c’era l’amore. / E la terra di Sicilia nel mio destino di donna. […] Eravamo già frutti perfetti da consegnare alla storia”. “Mi auguro – ha aggiunto il sindaco Vincenzo Napoli – che i giovani di oggi possano prendere parte a questo evento dal valore così educativo”. Nell’ambito del medesimo progetto, altri due gli appuntamenti: il stasera alle ore 18.30 a piazza Matteotti 2, nello spazio Duna di Sale e il giorno seguente, alle ore 11, nel Campus di Fisciano (Sala Conferenze Ed. D3) dove le docenti Rosa Maria Grillo e Maria Rosaria Pelizzari dialogheranno con Cetta Brancato. In quel biglietto nascosto l’amore della Morvillo per Giovanni, con il quale ha giocato la partita della vita. Sono questi gli estremi, i luoghi e i tempi della morte. Morte allora si svela, diviene guardare direttamente nel “proprio” volto, che donerà loro una nascita, una nuova era, la realizzazione di un sogno, l’eredità di chi è morto per servire uno “Stato così come dovrebbe essere” (G.Falcone).