Passa la linea dell’accusa: condannati l’assassino di Sergio Rossi e la sua complice. La sentenza è giunta ieri. Fanel Gurlea è stato riconosciuto colpevole, per lui 25 anni di reclusione e più tre di libertà vigilata. Condannata anche Elena Bot, ritenuta complice del rumeno. Per lei 4 anni e 4 mesi. Per entrambi provvisionale di 10mila euro e danni ancora da quantificare.
Il pubblico ministero Penna aveva chiesto 30 anni di reclusione per il rumeno che era fuggito in Romania dopo aver colpito con un corpo contundente, cagionandone la morte (l’uomo è accusato anche di furto), l’ex esponente del Movimento Sociale Italiano. Cinque anni per la complice accusata di favoreggiamento. Si chiude così la triste vicenda che fece scalpore nell’opinione pubblica per la brutalità dell’omicidio avvenuto nei pressi della stazione ferroviaria. Un delitto inutile considerato che Sergio Rossi aiutava queste persone. E questa sua generosità fu ricambiata con l’omicidio.
Rossi fu colpito alle spalle da Gurlea con un “mezzo contundente solido e smusso nella regione parietooceipitale destra con conseguente ferita lacero contusa, frattura cranica ed emorragie plurime che determinarono poi il decesso (edema cerebrale). Lo stesso Gurlea si impossessò poi del telefono cellulare Nokia di Rossi. L’altra imputata aiutò Gurlea ad eludere gli investigatori e comunque si attivò per consentire la fuga di quest’ultimo dall’Italia, procurando a Gurlea 150 euro, con l’aiuto della sorella Maria Bot, che ne curava l’invio tramite Western Union, utili a pagare i biglietti per il viaggio in Romania. La stessa donna tentò di nascondersi da conoscenti in Germania ma la sua fuga fu interrotta grazie al pronto intervento delle locale polizia. Entrambi gli imputati erano difesi dall’avvocato Gaetano Aita. Si sono costituiti parte civile, attraverso l’avvocato Michele Sarno, i congiunti do Rossi, la moglie Rita De Rosa ed il figlio Antonio Rossi.