di Michelangelo Russo
Dalle dichiarazioni dell’Assessore salernitano Tringali, riportate nell’articolo del 23 ultimo scorso su queste colonne, c’è da rimanere sconcertati.
Tringali, con il piglio che conosco da oltre mezzo secolo, ha disegnato un quadro delle deficienze amministrative cittadine che pare disegnato con gli argomenti della più fiera delle opposizioni consiliari (se esistesse una fiera opposizione!).
Tringali, elencando le ragioni del malessere evidente della vita cittadina, e la piaga dell’abbandono delle più elementari regole di convivenza nel contesto residenziale urbano, ha lanciato strali feroci contro un malcostume di abbandono e degrado; che è figlio diretto dell’incuria e dell’incapacità di controllo delle strutture municipali, accompagnate, nella strafottenza delle regole civili, dalla perdita del senso civico di tanta parte di salernitani. Che sono imbastarditi dalla progressiva sparizione della borghesia, o meglio, del suo modo costumato di relazionarsi nei rapporti sociali, a beneficio della protervia di imitatori di un look “Gomorra” e “ultras allo stadio” divenuti maggioranza urlante ed aggressiva. Questa è ormai la città di Salerno, non il quadretto idilliaco e pomposo esaltato dalle sceneggiate dei potenti della politica ad ogni inaugurazione mediatica. Partendo dai cestini dei rifiuti, assenti o scassati, per finire al tracciato idealizzato di percorsi fioriti e panoramici in sostituzione dello sfascio avvelenato delle strade cittadine, Tringali, si badi, disegna finalmente l’Utopia, come si conviene ai superstiti, seppur attempati, di una stagione di sognatori quali fummo noi coetanei. Sbaglierebbe chi volesse sottovalutare o irridere questo progetto. Conosco bene Tringali. Quando si mette contro qualcuno, vigili, commercianti e ristoranti invadenti, proprietari di cani deiettanti, vandali dei crocicchi stradali e barbari di “rifiuto selvaggio”, lo fa perché ci crede, e non molla. Non è un politico, l’ho sempre detto! Ragiona da uomo d’ordine, e giudica da magistrato con la sferza in mano; in questo, è l’antipolitica, diametralmente opposta al tepore sonnacchioso e arrendevole della deriva amministrativa salernitana degli ultimi anni. Che si sveglia normalmente un po’ solo ogni San Matteo, con le luci della ribalta di qualche opera o operetta pubblica da inaugurare. Ma che disegna un futuro fatto solo di cemento, ma senza l’umanità di un’armonia quotidiana, per quanto possibile, fatta con la pazienza dei restauratori e dei manutentori.
Tringali può permettersi adesso di essere l’opposizione della politica del blocco di potere al quale egli stesso ha aderito. Può permetterselo perché non ha debiti di riconoscenza nei confronti delle cordate economiche di arrembaggio alla città che hanno segnato lo sviluppo deviato di questi ultimi anni. Lui ha un dichiarato comune sentire soltanto con il Governatore, di cui ha dimostrato in più occasioni di essere l’Avatar in sedicesimo, con certe sparate sceriffesche forse eccessive. Ma è la sua natura! Da Presidente della Sezione di Appello Penale, dimezzò, con la durezza delle sue disposizioni, l’enorme (e colpevole) arretrato giudiziario, levando letteralmente dalla polvere migliaia di processi abbandonati. E’ tutt’altro che mediocre, e ha robusta memoria culturale, considerata negli ambienti politici, di solito, soltanto un accessorio non essenziale. Ma qui sorge una domanda su ciò che presto può avvenire. Il disegno di una città umana futuribile, lontana dai progetti speculativi prossimi venturi (si pensi all’area enorme dello scalo ferroviario prospiciente la Cittadella, prossima alla cementificazione), quanto è gradito al Governatore? Perché una cosa è certa. Usando un paradosso per un paragone di moda (solo un paradosso, eh!) il Governatore De Luca, per la sua città, parla esattamente come Putin! Tringali, invece, adesso parla come Pietro il Grande! C’è un abisso culturale, si sa, tra questi linguaggi!
Michelangelo Russo